‘Per chi suona la cultura’, Felice Laudadio dietro le quinte del cinema italiano

Un libro di 500 pagine che svela i fatti, i protagonisti e le storie legate ai premi e alle istituzioni della settima arte. La presentazione alla Casa del cinema di Roma.


Le Avventure tragicomiche di un organizzatore.

È il sottotitolo del libro, ma rende perfettamente il sapore del corposo volume Per chi suona la cultura di Felice Laudadio. Quasi 500 pagine che raccontano il dietro le quinte delle principali istituzioni e dei premi cinematografici italiani attraverso fatti, persone, aneddoti e soprattutto una memoria impeccabile e dettagliatissima, che fa rivivere come fossero oggi anche gli eventi accaduti decenni fa. Il tutto presentato alla Casa del Cinema di Roma, una delle tante ‘case’ del curatore e manager culturale, in un panel moderato da Enrico Magrelli con Giovanna Melandri, Paolo Baratta, Rossana Rummo, Walter Veltroni e Nichi Vendola: tutti, negli anni, interlocutori diretti dell’autore, ognuno nel suo diverso ruolo. Tutti, oggi, protagonisti del libro.

Per dirlo con le parole di Laudadio “è un libro che non vuol essere una spudorata autobiografia, ma un lungo viaggio compiuto attraverso una dozzina di esperienze vissute con allegria, divertimento, ricerca, creatività, ma anche delusione, rabbia, incredulità e soprattutto passione e tanto, tanto lavoro ‘a monte’ però invisibile ‘a valle’, ovvero al momento degli esiti delle più svariate imprese culturali, incluse quelle sfavillanti di luci, con presenze e apparizioni sui tappeti rossi di sfolgoranti divi e divine e talenti famosi e popolari, assedi di telecamere e fotografi, applausi scroscianti e qualche fischio, cene “ufficiali” e animate conferenze stampa, contraddittori obbligati ed elogi graditi, voluminose rassegne stampa e qualche scandalo mediaticamente utile ma montato ad arte.

“Quando ero sindaco di Roma inventammo questo luogo, la Casa del Cinema, avevamo bisogno di chi la riempisse immediatamente di vita e di contenuti” – racconta Walter Veltroni – e pensando a chi poteva farlo abbiamo pensato subito a Felice, un uomo che ha sempre avuto la caratteristica di mettere in tutto quello che faceva una gigantesca passione, forza, piglio ed energia, e qualsiasi cosa abbia affrontato si è progressivamente trasformata sotto le sue mani”. E forse riferendosi ai rintocchi hemingwayani nel titolo del volume, ci tiene a precisare che “questo è però chiaramente un libro scritto ‘a una fermata’, non certo al capolinea”.

“Da Ministra della Cultura chiamai ai vertici di Cinecittà Fabiana Fabiani e Felice Laudadio” – dice Giovanna Melandri. “È un libro bellissimo, molto personale pur essendo la testimonianza di un grande ‘organizzatore culturale’, come Felice si definisce qua e là, ma che io invece preferisco riconoscere come un grande ‘manager culturale’. Un libro in cui si capisce come la passione per il cinema nasca da lontano per Felice Laudadio, quella che lui chiama ‘malattia di famiglia’… con il nonno che possedeva una sala cinematografica. E che dimostra in lui la coesistenza di quest’amore per il cinema con una grande competenza e una rara capacità di gestione, di far quadrare i conti. Oltre all’idea generosa di volere e sapere insegnare tutte queste cose insieme, passando il testimone”.

“Se chi attraversa questa professione abbastanza indefinita che è l’intermediario culturale porta delle testimonianze, fa un gran servizio a tutti” – afferma Paolo Baratta, già Presidente della Biennale di Venezia. “Al clima plumbeo che attraversava la Mostra di Venezia prima dell’arrivo di Laudadio nel ’97, per dieci anni disertata dai grandi registi, lui seppe dire ‘basta glamour, si torna all’autorialità’. Quell’anno la ‘sua’ Mostra chiuse un’epoca per riaprirne una nuova nel ’98, sfavillante e internazionale. Quindi il mio è un grazie a Felice Laudadio, persona colta, persona che fa, persona che ha capacità intuitive e anche un poco sciamaniche”.

“Il cantiere del Bif&st, ancora aperto, in pochissimi anni è diventato il terzo festival del cinema italiano, a pari merito con Torino dopo Venezia e Roma, in quelli che sono stati anni formidabili” – ricorda Enrico Magrelli passando la parola a Niki Vendola, all’epoca Presidente della Regione Puglia. “La figura di Felice Laudadio è quella dell’intellettuale barese cosmopolita, versatile, curioso e a tratti anche picaresco”, afferma Vendola. “Con lui decidemmo che la scelta del cinema era fino in fondo una scelta di politica industriale, non il provincialismo della promozione di qualche fatto folklore, e riuscimmo a realizzare sul territorio vere e proprie ‘infrastrutture produttive di cultura’: cinque cineporti, luoghi che hanno formato maestranze per il cinema, dotati di tutta l’accoglienza possibile per le produzioni inyernazionali. Felice ha consentito tutto questo”.

Per chi suona la cultura  – Avventure tragicomiche di un organizzatore

di Felice Laudadio

Edizioni Sabinae

Euro 20,00

 

Giovanna Pasi
06 Dicembre 2023

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