Oliver Stone: “Ottimisti contro il riscaldamento globale grazie al nucleare”

L'intervista al regista del documentario 'Nuclear Now', presentato al 41° Torino Film Festival dopo l’anteprima a Venezia 79, uscirà prossimamente su La 7


TORINO – “L’energia nucleare è il più efficiente, pulito ed economico modo di creare energia. Abbiamo sempre più bisogno di energia elettrica e non possiamo più affidarci ai combustibili fossili”. Basterebbe questa affermazione per riassumere il senso del nuovo documentario di Oliver Stone Nuclear Now, presentato al 41° Torino Film Festival, dopo l’anteprima a Venezia 79, in vista dell’uscita sul piccolo schermo in Italia, prossimamente su La 7.

Il regista, che abbiamo intervistato a Torino poche ore prima della consegna del Premio Stella della Mole, da anni si è fatto promotore di una battaglia per portare a rivalutare il nucleare come fonte di energia sostenibile, cruciale nella battaglia contro il riscaldamento climatico, ormai sempre più repentino e inarrestabile. “Si parla molto di rinnovabili ma pochissimo di nucleare. – afferma Stone – È un peccato perché è una fonte di energia che funziona da 70 anni e, specialmente in Europa, si è chiuso un occhio, in parte per Chernobyl, in parte per i partiti Verdi, soprattutto in Germania. Ma anche l’Italia si è spaventata, è un peccato perché ha grandi scienziati e li ha sempre avuti”.

Le grandi abilità narrative e registiche di Oliver Stone si prestano ottimamente a favore di una causa che viene difesa come meglio non si potrebbe. Al di là di ogni opinione politica o ideologica, alcuni fatti sono assolutamente inattaccabili: su tutti la demonizzazione che il nucleare ha subito fin dai primissimi anni. Prima a causa della minaccia nucleare accesa dal bombardamento di Hiroshima e Nagasaki, con la tensione della guerra fredda, poi per il panico scaturito dai primi incidenti, su tutti quello di Chernobyl. Eppure numeri alla mano, l’energia nucleare resta tuttora di gran lunga la più sicura tra tutte quelle disponibili, e anno dopo anno lo diventa sempre di più, migliorando anche la sua efficienza, economicità e, soprattutto la velocità di realizzazione delle singole centrali. In particolare, con gli innovativi reattori modulabili raccontati nel film, si ipotizza la possibilità di una costruizione a catena di centrali sempre più piccole, facilmente realizzabili e gestibili.

D’altronde, non si può più restare a guardare davanti ai cambiamenti inevitabili e ai gravissimi pericoli all’orizzonte, come ben spiegato nel documentario da Oscar Una scomoda verità, che ha lanciato l’allarme a livello mondiale, ispirando lo stesso Stone. “Tra le soluzioni che proponeva Al Gore nel film c’erano solo le rinnovabili, sole e vento, non ha mai parlato di nucleare. – afferma il regista – Questo perché c’è sempre stato un grande dibattito negli USA, dopo l’incidente di Three Mile Island e, poi, soprattutto, dopo il disastro di Chernobyl. Persone come Bruce Springsteen, Ralph Nader, Jane Fonda e i gruppi ambientalisti si sono messi in prima fila. Hanno condizionato l’opinione pubblica nonostante fossero male informati. Hanno sempre associato il nucleare alla guerra, ma nel film cerchiamo di spiegare che senza uranio arricchito all’80%, una bomba è molto difficile da costruire, e le centrali usano uranio arricchito solo al 3-4%”.

In Nuclear Now, il cinema ha un ruolo fondamentale, in quanto viene indicato come una delle cause principali del condizionamento psicologico che ha convinto milioni di persone a schierarsi apertamente contro una forma di energia che, ai suoi albori, era vista come uno strumento rivoluzionario. “Fanno un sacco di film horror ad Hollywood. – commenta il regista – Hanno fatto un ottimo lavoro nel spaventare la gente dopo la seconda guerra mondiale con le radiazioni. Anche la serie Chernobyl di HBO è stata un disastro, è molto poco accurata se senti quello che dicono i russi. Il film coreano Pandora nel 2016 ha portato alla chiusura delle centrali in Corea. Fukushima è stato un disastro legato a uno tsunami, ma le persone sono ancora convinte che sia stato un incidente nucleare”.

Purtroppo, non c’è più tempo di avere paura. Secondo Stone, è necessario “mettere il nucleare nell’agenda delle Nazioni Unite”. Per riuscirci il regista sarà ospite della Cop28, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, dove difenderà la causa del nucleare davanti agli uomini più influenti del mondo in ambito energetico. Ripensare a un futuro diverso per il nucleare, però, non sarà facile: bisognerà ammettere gli errori che sono stati commessi in passato, fidarsi delle nuove tecnologie e di quella immensa, sconfinata energia che il nostro pianeta nasconde dentro di sé e che attende soltanto di essere liberata a nostro vantaggio. “Anche se c’è poco tempo. Dobbiamo essere ottimisti, per questo abbiamo fatto questo film. Il libro da cui è tratto il documentario è diverso dagli altri libri, che cercano sempre di attirare l’attenzione sui problemi – la fine del mondo, il cambiamento climatico – non a caso si intitola A bright future: un futuro radioso”.

Carlo D'Acquisto
02 Dicembre 2023

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