Vincent Cassel: la vita non è morale

L’attore ci racconta 'Un momento di follia', in arrivo il 24 marzo con CAMiMovie, in partnership con Medusa, in 250 copie


Il film di Jean- François Richet (regista di Nemico pubblico), che vede al fianco di Cassel anche François Cluzet, ha scandalizzato la Francia. E’ il  remake di un classico di Claude Berri del 1977. Come accadde alla fine degli anni ’70 con il film di Berri che fu definito scabroso, oggi più che mai la storia di un uomo di oltre quarant’anni che cede alle lusinghe di un’adolescente fa molto discutere stampa e opinione pubblica. Antoine (Cluzet) e Laurent (Cassel) sono amici di vecchia data e decidono di passare le vacanze in Corsica con le rispettive figlie: Louna (Lola Le Lann) di 17 anni e Marie (Alice Isaaz) di 18. Una sera sulla spiaggia, Louna seduce Laurent. La ragazza si innamora dell’amico del padre mentre per lui è stato solo ‘un momento di follia’ di cui ora dovrà affrontare le conseguenze… Per quanto tempo riuscirà a mantenere il segreto con l’amico?

Pensa che si tratti ancora di una storia attuale?

La trama è leggermente diversa, penso che oggi sia possibile raccontare la stessa storia inserendola in un nuovo contesto. Ieri serviva a raccontare gli anni settanta, oggi la nostra epoca. Dice come si sono evoluti i rapporti interpersonali e in particolare quelli tra padre e figlia.

La ragazza, che nell’originale era minorenne, nella vostra versione ha 18 anni…

Era molto importante per il regista e anche per me. Il punto è che, al di là del problema della moralità, se una ragazza ha diciott’anni nella nostra civiltà è libera, non possiamo controllare quello che fa, quali sono i suoi sentimenti, le sue emozioni. Non abbiamo un sistema religioso o morale oppressivo, non possiamo dire niente sul suo comportamento. E questa è la verità, al di là del gossip.

Ma lei come si comporterebbe, con una ragazza così giovane?

Oh, le ragazze sono molto più mature di quello che pensiamo. Anzi, le donne sono in generale più mature degli uomini, controllano la creazione. Noi siamo sterili. Siamo ancora come bambini a cinquant’anni. Certo, la figlia di un mio amico nemmeno la guardo. O almeno, ci provo.

Questo film ha avuto in verità già un altro remake con Michael Caine, Quel giorno a Rio di Stanley Donen, ma sembrate averlo voluto dimenticare…

Diciamo che mi piace Rio e mi piace Michael Caine, ma per il resto non era un granché. Donen era già anziano, era un po’ un film da vecchietti.

Lei che tipo di padre è?

Simile a Laurent, aperto, vivace. Sono anche un po’ mamma. La femminilizzazione dell’uomo ha degli aspetti interessanti. In vacanza con le mie figlie faccio cose che mio papà non avrebbe mai fatto e che probabilmente non fanno nemmeno i papà di questa generazione. Spero che le mie figlie conoscano me meglio di quanto io abbia conosciuto mio padre. Oggi ci sono donne con le palle e uomini con le regole, dunque tutto ciò è possibile.

Perché una donna che sta con un ragazzo giovane è considerata peggio di un uomo che sta con una ragazza giovane?

E’ molto brutto da dire, ma riguarda la biologia: un uomo di cinquant’anni può avere facilmente un bambino con una ragazza di diciotto, mentre il contrario è più difficile. Intendiamoci, io non ho problemi. Non mi scandalizzo certo per una cosa del genere, non sono io a pensarla così. Le sto dicendo come pensa la gente.

Sì, ma cosa farebbe se sua figlia le portasse a casa un fidanzato cinquantenne?

Ah, non lo so. Certe situazioni le devi provare. Non glie lo saprei dire, ora. Ma come le dicevo prima, certe cose non possono essere impedite né controllate.

Nel film c’è un altro personaggio, sua figlia, amica di Louna, che offre molti spunti drammatici.

Lei si sente tradita perché scopre che suo papà ha una storia con la sua migliore amica. E ok, è normale. Ma la verità è che lei non ha ragione. Non può decidere per suo padre né per la sua amica. Deve capire e accettare, non è una cosa che la riguarda. Non è un suo problema. Perché la vita è così, non c’è moralità. La tagline del film è che facciamo quello che possiamo.

Come si è sentito a lavorare con un’attrice così giovane?

Ammiro i giovani perché sono spontanei e riescono a fare cose che gli attori esperti non riescono più a fare. Ho sentito di doverla proteggere ma il mio consiglio era sempre, rilassati, divertiti e non essere troppo cosciente che si tratta di un lavoro. Ho fatto un film, Partisan, in cui ero l’unico professionista. Poi solo ragazzi e donne prese dalla strada.

Lei ha una carriera internazionale. Preferisce lavorare in inglese o nella sua lingua?

Lavoro in tutte le lingue ma se non hai a disposizione la tua certe cose non puoi farle. In Mon Roi per esempio abbiamo improvvisato tantissimo. Non sarebbe possibile con una lingua che non è la tua. Certe sfumature non arriverebbero. Magari arriverebbero alla testa, ma non alla bocca. In francese sono più a mio agio sicuramente.

Quali sono i suoi prossimi progetti?

Due film brasiliani, il prossimo Dolan, Juste la fin du monde, con Gaspard Ulliel, Marion Cotillard e Léa Seydoux e poi il nuovo capitolo di Bourne in America, che sembra non finire più. Proprio stasera devo andare a completare alcune riprese. E poi presto tornerò a lavorare proprio con  Richet per un film che tornerà alle atmosfere noir di Nemico Pubblico, anche se ambientato in epoca napoleonica.

15 Marzo 2016

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