Valeria Golino: “Divento vecchia per Céline Sciamma”

L'attrice, protagonista della masterclass del Bif&st, sarà a Cannes con il film in concorso Portrait de la jeune fille en feu. E intanto pensa alla sua terza regia


BARI – “Sto ragionando su una terza storia anche se davvero ancora non c’è. Sono preoccupata e ansiosa. Adesso non ho un’idea, mi arrovello, leggo libri, ma non c’è ancora qualcosa. La notte, nel dormiveglia, penso alle idee che mi sono venute”. Valeria Golino è la protagonista della lezione di cinema del Bif&st, il Bari International Film Festival. Dal palcoscenico del Teatro Petruzzelli racconta la sua carriera di attrice, dall’età di 16 anni, e la sua più recente esperienza da regista. “Il mio primo film l’ho diretto a 45 anni. Avrei voluto iniziare prima ma per pudore, paura, senso di inadeguatezza non l’ho fatto. Avevo voglia di fare la regista in teoria ma in pratica non avevo tempo e abbastanza fiducia in me per metterlo in atto, sono stati determinanti i miei produttori Riccardo Scamarcio e Viola Prestieri”, ha spiegato. Ora, dopo Miele ed Euforia pensa a una terza prova. “Sono sempre appassionata della recitazione, ma fare un film da regista è un’altra cosa – dice – perché non ci sei tu fisicamente, però quello che fai ti somiglia più di qualsiasi altra cosa tu possa fare come attore. Anche se il tuo corpo non c’è, ci sei di più che in qualsiasi altra esperienza, cioè quella cosa sei tu e quindi anche l’emozione che ti dà, l’ansia che ti dà, è diversa e più totale”.

Per Valeria Golino un regista deve “far sentire gli attori liberi e protetti sempre, liberi di fare quello che possono e proteggerli da se stessi e dal ruolo, con la tenerezza e il mistero che c’è nella tensione creativa di quel momento”. Sia da attrice che da regista “tendo a incantarmi e sorprendermi, è nella mia natura – rivela – forse un po’  inopportuno a 50 anni, ad un certo punto uno deve smettere di stupirsi. Sto addirittura invecchiando sorprendendomi, mi sorprendo di invecchiare. Ci sono persone così soddisfatte di sé che smettono di essere curiose degli altri. È pericolosissimo. La soddisfazione è un sentimento pericoloso”.

A Bari Valeria Golino riceverà il Federico Fellini Platinum Award for Cinematic Excellence. “Sono emozionata – ammette – già il nome, premio Fellini, ti mette tanta riverenza, tanta emozione. Poi sono felice di essere qui a Bari, al Petruzzelli, sono molto molto contenta. Io non dovevo venire quest’anno perché ero lontana, ero in Turchia fino a ieri mattina e dovevo restarci altri tre giorni. Ho cambiato tutto per poter essere qui a ricevere questo premio, perché quando mi ricapita”.

Prima della sua masterclass è stato proiettato Il colore nascosto delle cose di Silvio Soldini, in cui interpreta il ruolo di una donna non vedente. Sollecitata dalle domande di Enrico Magrelli e poi del pubblico, ha ripercorso le tappe di una carriera lunga e prestigiosa che l’ha vista, tra l’altro, soggiornare per ben dodici anni ad Hollywood. “Fu un grande divertimento, sono stata lì tra i miei 23 e i 35 anni e ho lavorato in 17-18 film, alcuni dei quali molto belli, primo tra tutti Rain Man. Ma so che avrei dovuto fare di più. Mi ero messa in testa, ad un certo punto, di interpretare ruoli di donne americane, non solo straniere e ho fatto tanti provini senza ottenere la parte. Ma che potevo fare di fronte ad attrici come Julia Roberts o Demi Moore e Uma Thurman? Non c’era storia!”.

L’esordio al cinema era avvenuto qualche anno prima, nel 1983, con Lina Wertmüller che la scelse, appena sedicenne, per Scherzo del destino in agguato dietro l’angolo come un brigante da strada. “Fu un caso fortuito. Io facevo la modella già da un paio d’anni e vivevo ad Atene. Un giorno andai a Napoli per vedere mio padre e prima di tornare in Grecia mi fermai a Roma da una mia zia. Ero già per strada pronta a ripartire quando mia zia mi chiamò dal balcone di casa chiedendomi di tornare indietro. Aveva appena parlato al telefono con la sua amica Lina Wertmüller che stava cercando una ragazza della mia età per il suo prossimo film. Feci il provino e mi prese. Sul set la Wertmüller fu cattivissima, me ne diceva di tutti i colori ma poi, nel privato, mi trattava bene!”.

A soli 19 anni, l’exploit: alla Mostra del Cinema di Venezia del 1986 con la Coppa Volpi vinta per Storia d’amore di Citto Maselli. “Non avevo grandi aspettative” – ha ricordato in proposito – “tanto più che Felice Laudadio, poi direttore del Bif&st, mi disse che avevo fatto un film bellissimo ma che il premio per la migliore interpretazione quell’anno sarebbe stato sicuramente assegnato a Sabine Azéma. Così tornai a casa e poi giunse la telefonata che mi annunciava il premio. Peccato che quell’anno a Venezia tendevano al risparmio e che la Coppa Volpi consisteva in una semplice targhetta! Mi sono poi rifatta nel 2015 vincendo la ‘vera’ Coppa con Per amor vostro”.

L’attrice non rivede quasi mai i suoi film, dopo avere terminato la promozione e le partecipazioni ai Festival perché generalmente resta delusa da interpretazioni che in un primo le erano sembrate riuscite. “Non è il caso di Storia d’amore, però, perché ogni volta che mi capita di rivederlo mi ritrovo ancora molto brava. Quel premio me lo dovevano proprio dare!” Dopo tanti film, Valeria Golino non ha perso la passione per il suo lavoro di attrice, né ha mai smesso di stupirsi. “Quando mi stupisco durante la lavorazione di un film è un fatto molto vivificante, mi fa ricordare le ragioni della mia scelta di intraprendere questa professione. Ad esempio, recentemente sono rimasta sorpresa dalla vitalità della mia amica Valeria Bruni Tedeschi sul set de I villeggianti. Valeria è non solo vitale ma anche buffa e insolente. Mi è servito molto vederla dirigere”.

E Valeria Golino sarà al prossimo Festival di Cannes nel film in concorso Portrait de la jeune fille en feu di Céline Sciamma. “Interpreto il mio primo ruolo di una ‘vecchia’, un ruolo talmente malinconico che inizialmente non volevo fare il film ma Céline ha tanto insistito, diceva che non riusciva a pensare ad un’altra attrice per quella parte. È stato comunque un ruolo poco impegnativo, soprattutto in termini di tempo perché dopo avere trascorso due anni alle prese con una esperienza così totalizzante come quella di Euforia oggi sento l’esigenza di non lavorare troppo e di farlo solo con registi miei amici”.

01 Maggio 2019

Bari 2019

Bari 2019

Laudadio: “Al Bif&st manca solo Benigni”

"Di tutti i grandi che sono venuti manca Benigni e prima o poi l'avremo". Lo ha detto il direttore artistico del Bif&st, Felice Laudadio, durante la conferenza stampa di chiusura del Bari International Film Festival in cui è stato fatto un bilancio dell'edizione che si conclude stasera, con qualche anticipazione della edizione 2020, in programma dal 21 al 28 marzo

Bari 2019

Valerio Mastandrea: “Schivo i colpi della vita”

Bagno di pubblico per Valerio Mastandrea, che ha deliziato il pubblico del Petruzzelli di Bari nell'ultima masterclass del Bif&st 2019. "Un attore del passato che amo? Walter Chiari. Mentre il mio film preferito è Non pensarci di Gianni Zanasi, con cui condivido l'amore per i personaggi buffi"

Bari 2019

Bif&st: Premio Nuovo Imaie a Eleonora Conti

L'attrice, protagonista di Zen sul ghiaccio sottile di Margherita Ferri, segnalata come miglior interprete emergente insieme a Matteo Olivetti per La terra dell'abbastanza

Bari 2019

Del Brocco: “Così dimenticammo l’Orso d’oro”

L'amministratore delegato di Rai Cinema è stato protagonista di una masterclass al Bif&st in cui ha raccontato molti aneddoti tra cui uno legato alla vittoria a Berlino di Fuocoammare. "Solo quando eravamo sull'aereo ci rendemmo conto di aver lasciato al ristorante la statuetta vinta dal film di Gianfranco Rosi"


Ultimi aggiornamenti