Bellavista parla così da 40 anni

'Così parlò Bellavista' è il film cult del 1984 scritto e diretto da Luciano De Crescenzo

Bellavista parla così da 40 anni

Il cinema nostrano degli anni ’80 ha generato sicuramente un numero minore di cult e di film che restano nella memoria, rispetto ai decenni precedenti, marchiati a fuoco dalla stagione d’oro della Commedia all’Italiana.

Quei pochi che hanno resistito alla lenta erosione del tempo, però, continuano a ergersi come baluardi solidi nel nostro immaginario collettivo. Tra questi c’è sicuramente un film che ha da poco (a metà marzo) celebrato il suo 40° compleanno e può addirittura fregiarsi di un giorno speciale che la città gli ha dedicato.

La città è Napoli. Il film è Così parlò Bellavista e il giorno delle celebrazioni si intitola Bellavista day e si tiene l’11 marzo, come è avvenuto quest’anno al Cinema Posillipo.

Il film, scritto (insieme a Riccardo Pazzaglia) e diretto dal filosofo Luciano De Crescenzo, fotografato dal maestro Dante Spinotti è fin dalla sua uscita nel 1984, un simbolo orgoglioso della napoletanità. E non ha mai smesso nel tempo di attirare fan, appassionati e cinefili grazie a un catalogo di battute scolpite nella memoria degli spettatori e di personaggi azzecatissimi come il Professor Gennaro Bellavista, Salvatore il vice sostituto, Saverio il netturbino e Gazzaniga il milanese.

Napoli’s Power

Il fermento culturale e politico napoletano della seconda metà degli anni ’70 aveva raggiunto un picco di altezze considerevoli. Grazie al coraggio di un sindaco come Maurizio Valenzi, livornese, la città combatteva e si divincolava con energia dalla morsa del terrorismo, del post-terremoto e della Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo.

Nella musica, per esempio,  il ribollire di nuovo sangue creativo era palpabile. C’erano i giovanissimi nati dalla guerra che iniziavano a suonare nei locali dove si faceva musica. I fratelli Bennato e soprattutto lo storico sestetto di Pino Daniele con James Senese e Tullio De Piscopo, capaci di guardare alla tradizione dei Murolo e dei Carosone, contaminandola con la musica che veniva da oltreoceano: il folk, il jazz e il blues portato dagli americani che scendevano in città dalle portaerei della Nato.

Era Napoli centrale e Napule’s power a testimoniare la posizione di primo piano della capitale partenopea nello scenario nazionale.

Il maestro De Filippo, il grande Edoardo, aveva ripreso a registrare per la RAI i suoi spettacoli, proprio a partire dal 1975 e sino alla nomina a Senatore a vita avvenuta nel 1981.  La sua arte, nata alla falde del Vesuvio, ormai era diventata patrimonio italiano.

Il cinema non stava a guardare. E non si contano i film ambientati nella città, come Mi manda Picone di Nanni Loy con una Lina Sastri esordiente, che viene selezionato nel 1983 per rappresentare l’Italia agli Oscar

Massimo Troisi aveva aperto il decennio degli 80 con un film che avrebbe segnato un’epoca e a sua volta sarebbe diventato cult di impareggiabile grandezza. Ricomincio da tre del 1981 vinceva il David di Donatello e rimaneva nelle sale per 600 giorni: ancora oggi un record che nessuno ha battuto. La sua era una Napoli diversa, di sfondo, vista da lontano come atipico era il suo personaggio/alter ego: timido, impacciato, lunare. Nient’affatto tronfio e sicuro di sé come nell’immagine stereotipata del giovane napoletano.

Pochi mesi dopo l’uscita del film di De Crescenzo, il 5 luglio 1984 Diego Maradona veniva presentato allo stadio San Paolo. Ed il resto è storia.

La Tela di Partenope

“Il presepe è napoletano mentre l’albero è milanese, la doccia è milanese e il bagno è un ritrovo con i propri pensieri quindi è di Napoli”. Eccola una delle tante battute del signor Gennaro Bellavista che la gente ancora recita a memoria. De Crescenzo, ingegnere-filosofo che ha raccontato Napoli attraverso molte delle sue infinite sfaccettature e morto all’età di 91 a Roma, ebbe la capacità di dipingere in questa storia, adattata dal suo omonimo romanzo best-seller, una tela di Napoli e dei suoi volti di rara efficacia.

Il professor Bellavista tiene lezioni di vita e di morale, con linguaggio colto e istruito e soprattutto insegna “napoletanità” alla moltitudine di condomini che abitano il suo palazzo-mondo. La quotidiana e placida ruota dei giorni che gira senza impedimenti, s’inceppa il giorno in cui piomba nella vita di questa comunità  il dottor Cazzaniga (Renato Scarpa), la cui caratteristica anomala ed esotica è la sua provenienza. È di Milano!

Ovviamente si scatena il panico, i condomini accolgono la novità come un evento non proprio nefasto, ma sicuramente da tenere sotto osservazione. In fondo Cazzaniga è un milanese: portatore insano di tetraggine, severità e abnegazione al lavoro

Come se non bastasse la figlia di Bellavista, Patrizia, è incinta di Giorgio, un giovane ingegnere laureato senz’arte né parte. Il punto nodale è l’alloggio: trovare una sistemazione ai due giovani è l’evento scatenante di una girandola di sketch in cui si manifestano i volti più pittoreschi, e grotteschi, della commedia umana partenopea: il carcerato che non parla se non con gesti eloquenti, il furto della bara, il fotografo abusivo, il caos dei tre portieri per uno stesso palazzo, la catalessi del suocero di Bellavista causata dalla sparizione di un milione di lire e così via.

Forse la scena più memorabile resta quella di Riccardo Pazzaglia e del cavalluccio rosso. Un uomo, che ha avuto l’improvvida idea di  lasciare per un attimo la portiera della macchina aperta per comprare un cavalluccio di legno rosso per il nipote Geppino, rischia che gliela rubino.

Ma l’uomo (Pazzaglia, appunto) riesce a salvare l’auto e scacciare il ladro, dando vita al racconto sgomento e appassionato della storia a tutti  i presenti accorsi intorno a lui. L’uomo comincia a narrare la stessa vicenda a tutti più e più volte, aggiungendo particolari sempre più incredibili e picareschi, ai confini dell’impossibile, fino a quando tutta la piazza è gremita di gente che cerca di capire cosa sia successo. Si ride di cuore.

Così parlò Bellavista è questa scena. E tante altre. Un prisma di gag e personaggi che fanno di questa pellicola un indimenticabile pezzo di cinema italiano degli anni 80.

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11 Maggio 2024

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