Lambert Wilson: “La mia storia d’amore col cinema italiano”

L'attore francese è tra i protagonisti di Vinodentro di Vicentini Orgnani, in concorso al Noir


COURMAYEUR – “Mi piaceva moltissimo il connubio, nella sceneggiatura, tra l’omaggio al vino e il mio personaggio mefistofelico. E poi non potevo rifiutare l’occasione di recitare in italiano per la prima volta nella mia carriera”. Appena arrivato in sala come co-protagonista di Molière in bicicletta al fianco di Fabrice Luchini e della nostra Maya Sansa, il carismatico attore francese Lambert Wilson ha presentato al Noir in Festival Vinodentro, il nuovo film di Ferdinando Vicentini Orgnani, a 10 anni di distanza da Ilaria Alpi, secondo e ultimo italiano in concorso a Courmayeur. Un’inedita commistione tra giallo e commedia, tra atmosfere oniriche e sapori del territorio, ispirato liberamente al romanzo omonimo di Fabio Marcotto e interpretato da Vincenzo Amato (l’enologo di successo), Giovanna Mezzogiorno (sua moglie), Pietro Sermonti (l’ispettore), Daniela Virgilio (la donna misteriosa) e, appunto, Lambert Wilson nei panni del “professore”. Una sorta di diabolico deus ex machina che avvicina Giovanni Cuttin (Amato) ai piaceri della bottiglia e lo trasforma da grigio impiegato a direttore di banca donnaiolo, nonché richiestissimo esperto di vino. Una fantastica trasformazione, ma solo finché non viene accusato dell’omicidio della moglie.

Wilson, lei è passato da Matrix a Gli uomini di Dio, da Molière in bicicletta a Vinodentro, ruoli diversissimi in lingue diverse. Cosa la spinge ad accettare un ruolo?
Cerco sempre di evitare di ripetermi e di trovare una comunicazione col regista, che mi possa insegnare qualcosa e proporre una trasformazione. Ferdinando mi ha proposto questo Mefistofele intellettuale molto seduttore e apparentemente tranquillo e mi sembrava interessante. È stato bello poi avere la possibilità di lavorare con Giovanna Mezzogiorno, un’attrice che amo molto, mentre ho adorato Vincenzo Amato in Nuovomondo.

E poi c’è il mondo del vino, a cui lei è molto legato.
Il vino è al centro della mia vita, ogni giorno. Adoro il bianco e ho una cosa in Francia a quindici minuti dalla città di Chablis, perciò ho imparato tutto su quel vino, che però ora mi annoia perché ne ho bevuto troppo. Ora mi appassiona il vino italiano, che preferisco a quello francese. Amo in particolare quelli del Trentino, dove abbiamo girato.

Lei conosce molto bene l’Italia e il suo cinema…
Ho scoperto il cinema italiano quando ero piccolo grazie a mio padre, che mi portò a Cinecittà sul set di Beatrice Cenci, in cui lui si faceva ammazzare con dei chiodi negli occhi. Ha lavorato con Visconti, Damiani e molti registi importanti, lo seguvio spesso e ho iniziato a sentirlo parlare italiano da piccolo, e da adolescente mi sono innamorato a mia volta di Fellini e Visconti. Poi ho studiato canto e ho imparato un italiano antico con delle parole assurde, parlavo come in un’opera di Verdi. Ora vengo spessissimo in Italia, mi sento bene qui.

Recentemente ha lavorato anche in cortometraggio italiano, The Nostalgist di Giacomo Cimini…
Se mi vuoi sedurre è facile, basta che mi parli in italiano. Ho incontrato questo giovane regista che mi ha parlato di questo corto di fantascienza, l’adattamento di una novella di un americano che si chiama Daniel Wilson, e mi ha convinto. Tra Francia e Italia c’è una comunicazione tra culture in cui mi sento molto a mio agio. Gli italiani sono intellettuali con charme, non in modo noioso e freddo come i francesi.

Tra le cose diversissime che ha fatto c’è un ruolo che ancora le manca e vorrebbe tanto fare?
Penso di non aver ancora trovato un ruolo davvero fortissimo. Ho fatto Uomini di Dio in cui avevo un bel ruolo, ma spesso ho fatto film corali. Ad esempio ho visto recentemente l’interpretazione di Michael Fassbender in Shame o in Hunger e mi piacerebbe un ruolo così. Forse non ho ancora trovato un regista che abbia una passione profonda per il mio lavoro.

Magari le capiterà con un regista italiano…
Ce ne sono tanti con cui mi piacerebbe lavorare: Garrone, Sorrentino, Crialese, ma forse non hanno bisogno di un attore francese.

Dove la vedremo prossimamente?
Sono in Suite francese con Kristin Scott Thomas, Michelle Williams e recentemente ho fatto due piccoli film indipendenti americani che dovrebbero uscire l’anno prossimo. A giugno faccio una commedia musicale degli anni ’50 The King and I. Infine ho appena finito una commedia francese dal titolo Barbecue, di cui sono protagonista.

Michela Greco
13 Dicembre 2013

Noir in Festival 2013

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“Neverlake”: horror in salsa toscana e voce inglese

Opera prima di Riccardo Paoletti prodotta da Manuela Cacciamani, è una "dark tale retroattiva" nata dal successo del primo web movie realizzato per Rai Cinema: Fairy Tale. Il film, passato al Noir in Festival, racconta di un'adolescente che da New York si trasferisce ad Arezzo dal padre, vicino al misterioso Lago degli Idoli: "Un'ambientazione accattivante per gli stranieri, che amano molto la Toscana - dice la produttrice - a cui si univa l'aggancio alla realtà storica delle statuette etrusche che vi venivano gettate: molto conosciute all'estero, visto che sono esposte nei musei di mezzo mondo, oltre che un perfetto ingrediente horror"

Noir in Festival 2013

Regina Orioli, novella “scream queen” della commedia horror

L'attrice è la protagonista di Nuit Americhèn, cortometraggio di Federico Greco presentato in anteprima al Noir in Festival. Graffiante satira splatter del mondo dei registi "underground" di genere, il film è interpretato anche da Gianmarco Tognazzi, Fausto Sciarappa, Alberto Di Stasio e Francesco Scimemi. "Mi divertiva molto il doppio piano della recitazione: dovevo interpretare un'attrice cagna e insieme mostrare paura autentica", dice la Orioli, che vorrebbe lavorare con Bernardo Bertolucci

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“Enemy” di Villeneuve vince il Noir in Festival

Il Premio Speciale della Giuria va, ex aequo, a Wakolda di Lucia Puenzo e The Keeper of Lost Causes di Mikkel Nørgaard. La giuria ha assegnato all'unanimità il Leone Nero a Enemy, "Una pellicola perturbante, di grande tensione, che offre una nuova e originale lettura del tema del doppio". Il premio per la Migliore Interpretazione è andato all'italiano Roberto De Francesco per Neve di Stefano Incerti

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La nuova generazione dell’orrore, con lo sguardo rivolto all’estero

Un nume tutelare comune (quasi) a tutti: H. P. Lovecraft. Una regola non scritta ma sacra: girare in lingua inglese. I giovani registi "de paura" - ospitati al Noir in Festival di Courmayeur nell'ambito del terzo appuntamento con Vedo Nero, il convegno sulle nuove tendenze del cinema di genere nazionale organizzato da Istituto Luce Cinecittà - si riconoscono in queste linee guida. Sotto lo sguardo di Dario Argento e con il coordinamento di Federico Greco, si sono riuniti Lorenzo Bianchini, Luca Boni, Claudio Bronzo, Manuela Cacciamani, Giovanni Costantino, Domiziano Delvaux Cristopharo, Riccardo Paoletti, Raffaele Picchio, John Real, Marco Ristori, Edo Tagliavini, Ivan Zuccon e la "scream queen" Crisula Stafida


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