COURMAYEUR – “Ho cominciato per caso da giovane, a 18 anni, e per 10 anni ho fatto un film l’anno con registi del calibro di Virzì, Verdone, Milani. Poi nel 2001 ho fatto Benzina di Monica Stambrini, che è stato uno spartiacque: sono entrata in un terreno diverso e per un periodo ho smesso lavorare e ho deciso di finire l’università”. Ecco la doppia carriera di Regina Orioli, che al Noir in Festival interpreta un ruolo “doppio” in Nuit Americhèn di Federico Greco: la giovane attrice reclutata per un horror indipendente e la “scream queen” in preda a una paura autentica quando la situazione sembra sfuggire al controllo. Nel cortometraggio del regista di Stanley and Us e Il mistero di Lovecraft un filmaker (Gianmarco Tognazzi) e due attori (Fausto Sciarappa e Regina Orioli) si spacciano per fonico e operatore per girare un horror no budget in una villa “occupata” dicendo al proprietario (Alberto Di Stasio) che sono lì per fare uno spot alla location. Nella villa, però, forse c’è qualcosa che non va. Commedia horror zeppa di citazioni – da Invito a cena con delitto a Kill Bill – e di (auto)ironia, Nuit Americhèn gioca con i cliché del genere per raccontare di quanto sia difficile – e a volte velleitario – il lavoro dei giovani cineasti horror.
Regina, cosa l’ha convinta ad accettare questo ruolo insolito?
Mi divertiva molto il doppio piano della recitazione: dovevo interpretare un’attrice cagna e insieme mostrare paura autentica. Federico aveva pensato al corto per un’altra attrice con cui aveva già lavorato, ma ha cambiato progetto con il mio coinvolgimento, e al mio personaggio si aggiunge una connotazione di saturazione, di una ragazza che fa l’attrice da dieci anni, non è più una novellina entusiasta e si irrita per il dilettantismo.
Che rapporto ha con il cinema “de paura”?
Ho visto il film solo ieri: nonostante io lo abbia intepretato e lo abbia visto in pieno giorno e in una situazione confortevole, mi sono spaventata e ho sudato tantissimo. Ho un grosso problema con gli horror.
In Nuit Americhèn il suo personaggio cita esplicitamente Beatrix Kiddo…
Sì, è stato divertente e interessante anche perché ho dovuto fare una ricerca sui movimenti scenici. Ero un po’ preoccupata perché sono famosa per essere scoordinata e avevo paura di fare la figura della gallina impazzita.
Qui si prende in giro un certo modo velleitario e dilettantistico di fare cinema, quanto le è capitato di imbattercisi?
Con gente meno scalcagnata della troupe di Nuit Americhèn mi sono trovata in situazioni degne della fiction Boris: assurde. C’è purtroppo poca coscienza in tante persone che fanno questo lavoro. Aspetto ancora di essere sconfessata…
Con chi le piacerebbe lavorare ora?
La sparo grossa: con Bernardo Bertolucci, lo conosco bene e ho visto come ha lavorato con Tea Falco e Jacopo Olmo Antinori. C’è qualcosa di grande nel suo sguardo, un grande amore per i personaggi, un’assenza di giudizio che li render belli e veri.
E dove la vedremo prossimamente?
Sarò al Teatro Valle l’11 e il 12 gennaio per uno spettacolo teatrale dal titolo E’ tutta colpa delle madri.
Opera prima di Riccardo Paoletti prodotta da Manuela Cacciamani, è una "dark tale retroattiva" nata dal successo del primo web movie realizzato per Rai Cinema: Fairy Tale. Il film, passato al Noir in Festival, racconta di un'adolescente che da New York si trasferisce ad Arezzo dal padre, vicino al misterioso Lago degli Idoli: "Un'ambientazione accattivante per gli stranieri, che amano molto la Toscana - dice la produttrice - a cui si univa l'aggancio alla realtà storica delle statuette etrusche che vi venivano gettate: molto conosciute all'estero, visto che sono esposte nei musei di mezzo mondo, oltre che un perfetto ingrediente horror"
Il Premio Speciale della Giuria va, ex aequo, a Wakolda di Lucia Puenzo e The Keeper of Lost Causes di Mikkel Nørgaard. La giuria ha assegnato all'unanimità il Leone Nero a Enemy, "Una pellicola perturbante, di grande tensione, che offre una nuova e originale lettura del tema del doppio". Il premio per la Migliore Interpretazione è andato all'italiano Roberto De Francesco per Neve di Stefano Incerti
Appena arrivato in sala con Molière in bicicletta, il carismatico attore francese ha accompagnato al Noir in Festival Vinodentro, il nuovo film di Ferdinando Vicentini Orgnani, a 10 anni di distanza da Ilaria Alpi, secondo italiano in concorso a Courmayeur. "Ho scoperto il cinema italiano quando ero piccolo grazie a mio padre, che mi portò a Cinecittà sul set di Beatrice Cenci. Lo seguvio spesso e da adolescente mi sono innamorato a mia volta di Fellini e Visconti. Ora adoro il cinema di Garrone, Sorrentino e Crialese"
Un nume tutelare comune (quasi) a tutti: H. P. Lovecraft. Una regola non scritta ma sacra: girare in lingua inglese. I giovani registi "de paura" - ospitati al Noir in Festival di Courmayeur nell'ambito del terzo appuntamento con Vedo Nero, il convegno sulle nuove tendenze del cinema di genere nazionale organizzato da Istituto Luce Cinecittà - si riconoscono in queste linee guida. Sotto lo sguardo di Dario Argento e con il coordinamento di Federico Greco, si sono riuniti Lorenzo Bianchini, Luca Boni, Claudio Bronzo, Manuela Cacciamani, Giovanni Costantino, Domiziano Delvaux Cristopharo, Riccardo Paoletti, Raffaele Picchio, John Real, Marco Ristori, Edo Tagliavini, Ivan Zuccon e la "scream queen" Crisula Stafida