Harvey Keitel: l’arte può fermare stragi come Orlando

Per l'attore americano,,al TaorminaFilmFest, il presidente USA ideale "è quello che meglio rappresenta i valori nei quali credo: libertà, democrazia, equità, disponibilità ad aiutare gli indifesi"


Taormina. Prima ancora di iniziare la sua Tao Class l’attore Harvey Keitel rende omaggio a Ettore Scola, ricordando la sua prima volta in Europa grazie a Scola che lo chiamò per Il mondo nuovo. Pensando a quanto di terribile è accaduto a Orlando, Keitel è convinto che i festival di cinema siano molto importanti perché solo attraverso la cultura e l’arte riusciremo a condividere una passione con gli altri esseri umani che la pensano diversamente.
“I politici da soli non ce la possono fare senza il coinvolgimento degli artisti. Anni fa mi trovavo a Berlino a un pranzo in cui era presenta Putin che disse ‘Voi artisti avete molto più potere di noi’. Aveva ragione ma avrei voluto aggiungere: però voi avete le armi che usate”.
A differenza della collega Susan Sarandon schierata per Bernie Sanders, Keitel non dice quale candidato voterà o non voterà alle presidenziali, ma traccia il suo ritratto ideale. “La mia speranza è che i cittadini americani, i marines nei quali mi sono arruolato giovanissimo, avranno la saggezza e il tempo di valutare quale è il candidato che meglio rappresenta i valori nei quali credo: libertà, democrazia, equità, disponibilità ad aiutare gli indifesi, coloro che da soli non ce la fanno. E non vorrei che i miei figli fossero mandati in guerra, a causa dell’ego di una persona”.

Il nome di Ettore Scola torna quando cita i registi italiani che hanno formato e influenzato il cinema americano: Fellini, Wertmüller, De Sica, Pasolini, “uno dei suoi primi film che vidi mi colpì tantissimo per non parlare dei brividi che mi diede Padre padrone dei fratelli Taviani”, Sorrentino, Garrone. “il vostro cinema è tanto grande quanto l’architettura italiana”.

Ricorda il suo primo incontro e provino con Martin Scorsese che ha dato vita a un lungo sodalizio, “lui studiava cinema alla New York University e io, mentre vendevo scarpe, studiavo recitazione”. L’attore si ritrovò la sera nel campus universitario e raggiunse una stanza che sembrava quella di un commissariato di polizia, dove una persona gli disse con tono deciso e maleducato di sedersi. ‘Tu chi sei?’ gli chiese irritato Keitel e l’altro ripetè solo quell’ordine perentorio. La situazione stava per degenerare, quando Scorsese intervenne dicendo che si trattava di un’improvvisazione. “Caro Martin sarebbe bene che tu mi informassi la prossima volta”.

E’ stato, oltre che interprete, anche il coproduttore del primo successo di Quentin Tarantino, Le iene. “Noi attori cerchiamo sempre delle belle storie. Quando un’attrice dell’Actors Studio (Keitel con Al Pacino è copresidente, ndr), nel quale sono stato allevato a contatto di talenti, mi ha sottoposto la sceneggiatura, ho riconosciuto la qualità del progetto. Così ho accettato di essere sottopagato, ma non si dovrebbe fare quando hai raggiunto un certo livello salariale”.

Quando si parla di Lezioni di piano di Jane Campion – “la vedo come una strega buona e un’artista disponibile verso gli attori” – Keitel  ha parole di grande stima per la coprotagonista del film Holly Hunter. “Ricordo che sul set la regista mi costringeva sempre ad essere alla destra di Holly, le dissi che forse non era il mio profilo migliore. Solo allora scoprii che Holly era sorda da un orecchio, eppure suonava il piano benissimo”.

E’ cresciuto artisticamente con il metodo Strasberg “Sono stato respinto diverse volte, poi mi hanno preso, non so se hanno sbagliato prima o dopo”. L’Actors Studio divenne famoso quando Lee Strasberg e Stella Adler introdussero il metodo Stanislavski che è diventato per i registi, gli sceneggiatori e gli attori uno standard di lavoro.
“Spesso per un attore la parola ‘metodo’ è stata usata in senso spregiativo. Ma qui il metodo è solo un suggerimento. Mi fa pensare a quel che succede quando guidi a Napoli dove il semaforo rosso è solo un’indicazione, non è detto che ti devi fermare. Perciò l’attore apprende il metodo dell’Actors Studio
che gli serve per trovare la sua strada, è così che va utilizzato”.

Taormina 2016

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