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18 OTTOBRE La guerra irrompe sugli schermi della Festa e c'è chi propone di dimezzare il prezzo del biglietto


LA GUERRA IRROMPE ALLA FESTA DEL CINEMA Non il tragico conflitto fra Ucraina e Russia, ma una fantasiosa, ipotetica, surreale e grottesca guerra che scoppia fra Italia e Spagna è al centro del film War-La guerra desiderata di Gianni Zanasi, passato ieri alla kermesse capitolina. “Ho scritto la sceneggiatura – racconta Zanasi a Fulvia Caprara su La Stampa – tre anni fa, poi, mentre ero al montaggio, è successo che la Russia abbia invaso l’Ucraina. Un mio amico mi ha detto ‘sei un veggente’, gli ho risposto ‘no, non prevedo il futuro, è il futuro che sta andando all’indietro’. La penso davvero così, credo che il cinema dovrebbe aggredire la realtà, non il contrario”. E poi di seguito: “Essere contemporaneo non mi fa un bell’effetto. Temo il progressivo assottigliarsi dello spessore nelle relazioni fra le persone, sta accadendo più che in passato e questo mi inquieta molto. Quanto alla realtà in cui siamo immersi, credo che sia orrore puro e che dobbiamo fare qualunque cosa per tentare di fermarlo”.

CLINT EASTWOOD SU SERGIO LEONE Clint Eastwood è fra i testimoni nel documentario Sergio Leone – L’italiano che inventò l’America di Francesco Zippel e intervistato da Valerio Cappelli su Il Corriere della Sera, l’attore racconta il primo incontro con il regista. “Appena atterrato in Italia, non c’ero mai stato prima, una magnifica interprete ci aiutò nella comunicazione, perché all’epoca non parlavo una parola d’italiano e Sergio non parlava una parola d’inglese. Ci capivamo a gesti. Abbiamo parlato di cinema, ho incontrato la sua famiglia. Ma eravamo concentrati sul film. Non potevo sapere che, al pari di Don Siegel, sarebbe stato l’uomo che più mi avrebbe influenzato come regista. Mi ha fatto amare l’ironia e mi ha trasmesso l’amore per i paesaggi”.

DIMEZZARE IL PREZZO DEL BIGLIETTO AL CINEMA? Nel consueto commento al report degli incassi settimanali, Alice Sforza su Il Giornale sottolinea il buon debutto de Il colibrì, oltre 800mila euro nei primi quattro giorni con la previsione che il film possa arrivare a superare i 2 milioni di euro, cifra raggiunta quest’anno solo da un altro film italiano Corro da te, sempre con Favino. Ma nello stesso articolo la giornalista riporta anche una provocatoria proposta: “Quando recentemente il prezzo del biglietto del cinema è stato dimezzato c’è stato un gran ritorno nelle sale. Perché non lasciarlo così? Permetterebbe ai giovani di andare al cinema più spesso. Lo ha detto il regista Marco Bellocchio, in un recente incontro durante la Festa del Cinema di Roma. Uno spunto interessante, anche perché così non si può andare avanti. Certo i costi intorno ad una singola proiezione sono numerosi. Però se faccio pagare 4 euro e porto in sala tre persone, sarà meglio di farne pagare 10 e staccare il biglietto per una”. Ma è davvero così? Forse non si ricorda che Cinema in Festa ha raddoppiato sì le presenze rispetto al solito, ma non le ha triplicate.

BATTISTON METRO DI QUALITA’ Assai curioso quanto scrive su Il Foglio Mariarosa Mancuso. “I periodi di magra (del cinema italiano ndr) non sono una novità, anni fa avevamo proposto il “battistometro” come metro di misura per giudicare i film italiani. Più spazio per l’attore Giuseppe Battiston – di solito relegato a ruoli da caratterista – più bello è il film”.

LA PACE DI PINOCCHIO Sul Quotidiano Nazionale, un articolo di Gabriele Galligani riferisce della guerra combattuta nelle aule dei tribunali fra la Disney e la Fondazione Collodi. Ogni volta che si annunciava un film sul personaggio, la Disney in quanto proprietaria di un marchio Pinocchio, legalmente depositato dopo l’uscita del cartone, molto diverso dal libro di Collodi, vantava diritti e competenze. La pace, dopo lunghe battaglie legali, sarà siglata a Los Angeles e il prossimo 4 novembre, e per l’occasione – come riferisce l’articolo –  aprirà la mostra Pinocchio, the real boy, organizzata dall’Italian American Museum of Los Angeles, con la collaborazione della Fondazione Collodi. Lì, Pier Francesco Bernacchi, presidente della Fondazione Collodi, potrà spiegare agli americani che “Pinocchio è italiano, ha gambe lunghe e un po’ legnose e parla toscano. Di yankee non ha proprio nulla”.

18 Ottobre 2022

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