Alberto Castelvecchi


A. CastelvecchiAlberto Castelvecchi, romano, filologo e linguista per formazione, nel 1993 ha fondato la casa editrice che porta il suo nome, specializzata in nuove tendenze e culture emergenti. Ha pubblicato circa 500 titoli, lanciando molti autori nuovi, tra i quali ricordiamo almeno Luca Raffaelli, Aldo Nove, Isabella Santacroce, Luther Blissett. Castelvecchi si è anche incentrato su pubblicazioni dell’audiovisivo, poche, ma tutte di tendenza: un titolo su Russ Meyer, uno su John Woo, uno sul Cinema Underground Americano di Nick Zedd e Richard Kern, una biografia di Bruce Lee. Per il 2006 Castelvecchi ha in progetto un convegno su Machiavelli e Guicciardini: lezioni di management umanistico e un documentario sulle antiche comunità ebraiche dell’India, con il regista Fabrizio Ruggirello.

Alberto Castelvecchi, quale film consiglia assolutamente di non perdere?
Romanzo criminale di Michele Placido. Alla fine del film non volevo più uscire dal cinema.

Perché?
Da piccolo sono cresciuto a Ostia, dove i gregari della Banda dettavano legge. Ho rivisto la crudezza della mala vera, la ferocia della strada. Il film ha una precisione linguistica che meriterebbe l’invenzione di un apposito premio glottologico.

Che genere di film preferisce?
Di solito i grandi americani. Apocalypse Now, ad esempio, è un film di cui amo ogni fotogramma. O I film di mafia, da Il Padrino (I-II-III), a Quei Bravi ragazzi. E ancora Pulp Fiction e Kill Bill. Tarantino non ha rivali quando si tratta di tenerti incollato allo schermo con lo spettacolo dell’assurdità della vita.

Qual è il film italiano più bello che ha visto di recente?
Romanzo criminale, ancora una volta, ma anche La bestia nel cuore di Cristina Comencini.

Due buoni motivi per vederli?
In Romanzo criminale sono eccezionalmente bravi tutti, ma proprio tutti, e diretti magnificamente. Altro che le lezioncine oleografiche dei registi impegnati sul sequestro Moro. E poi guardie e ladri, eroi e lestofanti, si innamorano sempre (magari della stessa prostituta o di una brava ragazza, non conta), e questo in qualche modo li condanna tutti, in qualche modo invece li redime. Ne La bestia nel cuore, ho invece apprezzato molto l’intensità recitativa di Giovanna Mezzogiorno, che rende ancora più credibile tutta la trama del film.

Preferisce il blockbuster americano o il film italiano d’autore?
Il film americano d’autore, se mi passa il bisticcio.

Quale film sconsiglia assolutamente di vedere?
Sono rimasto delusissimo da The Island: uno sbaglio dall’inizio alla fine. Peccato, con tutti quei soldi ci sarebbero venuti fuori tre film di Clint Eastwood, e magari ci avanzavano anche un po’ di milioni per i nostri Vicari e Virzì, che sono bravissimi.

Quale attore italiano ha apprezzato di più recentemente?
Mi dispiace ripetermi, ma credo che la parte di Pierfrancesco Favino nel ruolo del Libanese o quella di Kim Rossi Stuart nel ruolo del Freddo, entrambi in Romanzo criminale. Per non dire degli altri: c’è l’imbarazzo della scelta.

Qual è l’attrice italiana che più le piace?
Paola Pitagora: da bambino mi innamorai perdutamente di lei perché recitava la parte dell’aliena, con i capelli cortissimi, in una serie televisiva di fantascienza, A come Andromeda. Solo quando ho visto Samantha Morton, con i capelli altrettanto corti, nella parte della precog in Minority Report, sono riuscito ad elaborare il lutto. Ma la mia aliena ormai non era più italiana.

E l’attore italiano che rimpiange di più?
Al teatro: Romolo Valli come attore, Carmelo Bene come genio assoluto della musica, della parola, autore e intellettuale. Al cinema, quel grande attore collettivo che si chiama Sordimanfreditognazzimastroiannigassman.

Quale film rivede sempre volentieri?
Non ci faccio una gran figura, me ne rendo conto: ma ho rivisto quattro volte Il Gladiatore perché Russell Crowe riesce a farti capire che quando passa un comandante vero, anche l’ultimo fante infreddolito si alza in piedi spontaneamente in segno di rispetto.

A quale regista darebbe il Leone alla carriera?
A Joseph Losey (grazie per il Don Giovanni), oppure a Peter Greenaway (grazie per Il Mistero dei giardini di Compton House).

Qual è il più bel film d’amore che ha visto?
Ultimamente, La foresta dei pugnali volanti di Zhang Yimou, dove l’amore viene tradotto letteralmente in stati d’animo scenografici e cromatici. Ma è un grandissimo film d’amore anche Million Dollar Baby di Eastwood.

Quale genere di film non andrebbe mai a vedere?
Guardi, io sono vittima di uno strano fenomeno: una volta che mi lascio convincere dagli amici ad entrare e pago il biglietto, riesco a vedere fino in fondo perfino i film più scadenti. Sul genere di quelli firmati da Muccino, per intenderci.

Quale sarà il prossimo film che vedrà?
Ho appena noleggiato e cominciato a vedere (è lungo tre ore) Veer Zara in Dvd: con Shahrukh Khan e Amithab Baccha, Preity Zinta e Rani Mukherjee. Grandissima storia d’amore intrecciata al dramma politico tra Pakistan e India. Io ho una venerazione per il film popolare indiano di Bollywood, imparo a memoria le battute in hindustani e in panjabi, dopo che sono riuscito a tradurle grazie ai sottotitoli inglesi.

Quale personaggio le sarebbe piaciuto interpretare sul grande schermo?
Il mio modello di ironia si è completamente formato sullo 007 interpretato da Sean Connery. Ma Connery è inarrivabile: come uomo e come attore.

23 Ottobre 2005

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