VALERIO EVANGELISTI


La cosiddetta letteratura di genere sta proponendo in questi ultimi anni libri decisamente appetibili per il cinema. Per motivi diversi, però, l’industria cinematografica non sta sfruttando questa occasione se non in rari e fortunati casi.
Uno degli autori che da anni sta aspettando di vedere i suoi libri tradotti in film è Valerio Evangelisti (guarda il sito). Lo scrittore bolognese, che fa parte del comitato scientifico del Ravenna Nightmare Film Fest, ci parla dei problemi del cinema di genere italiano. Il creatore di personaggi come l’inquisitore Nicolas Eymerich e Pantera, nonché autore di molti saggi storici e politici, ha anche fatto cenno ai suoi attuali progetti cinematografici che lo vedono coinvolto come sceneggiatore per il produttore Marco Muller in due film: Morire di piacere (titolo provvisorio che cambierà sicuramente) e Marco Polo.

Prima di parlare di cinema, ci incuriosisce il successo che ha riscosso Eymerich alla radio. Come è nata l’idea dei radiodrammi?
Una lettrice dei miei romanzi che anni fa dirigeva parte della programmazione di Radio 2, mi propose di scrivere una sceneggiatura radiofonica. Per me si trattò di una scoperta: nel concepire il radiodramma mi resi conto che i rumori e, soprattutto, i dialoghi erano diventati elementi narrativi fondamentali. Venivamo meno invece tutte le parti descrittive. Altra cosa del tutto nuova era la divisione del racconto in brevi puntate da dieci minuti. Questa scansione e la necessità di incuriosire l’ascoltatore per costringerlo a seguire l’intera serie, mi obbligavano a introdurre novità e colpi di scena in modo incessante. A parte queste differenze, però, trovo che la radio sia più simile alla letteratura che al cinema, per il carattere collettivo di quest’ultimo. Scrivere un libro o un radiodramma è un’attività solitaria, mentre una sceneggiatura cinematografica è qualcosa che prevede sempre la presenza decisiva di altre persone.

E’ questo carattere collettivo che finora ha impedito l’adattamento cinematografico dei tuoi libri?
Il punto è che il cinema implica un lavoro di squadra e questo significa accettare o meno dei compromessi. Ultimamente, però, ho avuto la fortuna di incontrare Marco Muller. E’ un complice sensibile alle mie esigenze e nei due progetti mi ha coinvolto più di quanto fosse lecito attendersi. I miei due collaboratori – Fausto Brizzi e Marco Martani – sono gli sceneggiatori di Neri Parenti. In apparenza può sembrare curioso perché sembrano distanti dal mio mondo, ma le apparenze ingannano. Entrambi padroneggiano la scrittura in modo magistrale.

Allora perché non abbiamo ancora visto l’inquisitore Eymerich sul piccolo e grande schermo?
Trarre dei film dalle storie dell’inquisitore Eymerich significa investire soldi che al momento non sembrano esserci né in Italia né in Francia, il Paese che più di altri si è interessato ai miei libri. A questo bisogna aggiungere che i temi scottanti dei miei romanzi non incoraggiano produttori e televisioni a un adattamento fedele. Mi viene sempre proposto qualche cambiamento che finirebbe con lo snaturare i miei libri. Il fatto è che in Italia, a parte la commedia e il cinema intimista, sembra difficile far emergere altri generi. Siamo decisamente lontani dagli anni ’60 e ’70. Molti registi non hanno compreso che si possono comunicare contenuti alti anche con il cinema di genere così come sta accadendo nella letteratura. Ad esempio, scrittori come Massimo Carlotto e Niccolò Ammaniti riescono a realizzare opere popolari che al tempo stesso esprimono contenuti sociali e politici di indubbio spessore. Non è però solo questo il problema. In Italia non si è ancora verificato un reale rinnovamento tecnologico e dunque è difficile seguire l’esempio di altre cinematografie più all’avanguardia.

Ammaniti è uno scrittore che per sua stessa ammissione si è nutrito di tanti film. Anche la tua formazione è stata influenzata dal cinema?
Certamente! Nell’atto di creare Eymerich non posso negare di essermi ispirato a Vincent Price mentre per l’altro personaggio, Pantera, sono espliciti i riferimenti a Sergio Leone. Quando ero giovane andavo a cinema ogni pomeriggio e da tutti i film che ho visto mi è rimasto un patrimonio di immagini che ha finito per riflettersi nei libri. Il cinema mi ha educato.

A che punto sono le due sceneggiature che stai scrivendo per Marco Muller?
Il progetto più concreto è il film che prende spunto dal personaggio di Carmilla, un classico delle storie di vampiri. E’ sorretto da una produzione internazionale ed è già pronto per essere girato. Un po’ più complesso è Marco Polo. Ci vorrà del tempo, il film potrebbe richiedere maggiori investimenti. Si tratta di una storia a metà tra il reale e il fantastico. Sono previste scene spettacolari con arti marziali e molto probabilmente dovrà essere girato in Cina. Se tutto andrà per il verso giusto, ci divertiremo sicuramente.

28 Ottobre 2003

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