Lo sguardo horror di Barbara e il sarcasmo di Teona

Un'edizione all'insegna dell'horror, la numero 37 del Torino Film Festival (22-30 novembre). A partire dalla locandina, con l'occhio inquietante di Barbara Steele


Un’edizione all’insegna dell’horror, la numero 37 del Torino Film Festival (22-30 novembre). A partire dalla locandina, con l’occhio inquietante di Barbara Steele, l’attrice britannica consacrata da Mario Bava con La maschera del demonio, chiamata da Roger Corman per Il pozzo e il pendolo accanto a Vincent Price, ma scelta anche da Federico Fellini in e da Mario Monicelli in L’armata Brancaleone. La seducente Mistress of Night, oggi lucida e gagliarda 82enne, sarà ospite del festival dove riceverà il Gran Premio Torino. Di lei Clive Barker ha scritto: “una delle poche attrici capace di far vedere sia la distruzione che il piacere nello stesso paio di occhi”. Ma anche la nuova sigla del festival diretto da Emanuela Martini va nella stessa direzione, giocando con pipistrelli e ville stregate. Così la retrospettiva Si può fare! L’horror classico 1919-1969, che spazia nei territori del genere proponendo 35 film da Il gabinetto del Dr. Caligari di Wiene a Dr Jekyll & Sister Hyde di Roy Ward Baker, passando per Mario Bava e Riccardo Freda, Polanski e la factory Hammer, senza dimenticare Hitchcock e il Toby Dammit di Fellini.

Altra attrazione imperdibile del festival, che conferma un budget di 1 milione 900mila euro come l’anno scorso, stabile dopo i tagli avvenuti a partire dal 2008, è la personale di Teona Strugar Mitevska, talentuosa regista macedone che molti hanno scoperto alla scorsa Berlinale grazie a quel gioiellino di sarcasmo che è Dio è donna e si chiama Petrunya in uscita nelle sale italiane il 12 dicembre con Teodora. La cineasta, che sarà anche nella giuria presieduta da Cristina Comencini, dimostra “una varietà di stile che ne fa una giovane autrice da seguire e da scoprire”, per dirla con Emanuela Martini. Torino ce la farà conoscere meglio attraverso i suoi cinque film.

Tra i titoli da non perdere il film di chiusura Knives Out, indagine su un delitto condotta da un investigatore privato che ha il volto di Daniel Craig, mentre il film d’apertura è Jojo Rabbit di Taika Waititi, satira graffiante del nazismo dal romanzo di Christine Leunens. Beats di Brian Welsh, che riceverà il Premio Hamilton, è un coming-of-age nella Scozia del 1994; The Good Liar di Bill Condon vede Helen Mirren e Ian Mckellen per la prima volta insieme sullo schermo nella storia intricata di una truffa dagli esiti inattesi ai danni di una danarosa vedova. La gomera di Corneliu Porumboiu è un noir in piena regola che ci porta alle isole Canarie dentro al linguaggio cifrato della mala che comunica fischiettando in barba alla polizia. Mientras dure la guerra di Alejandro Amenabar si svolge nella Spagna del ’36 quando il filosofo Miguel de Unamuno, dopo aver aderito al franchismo, rimette in discussione le sue scelte. The Lodge degli austriaci Severin Fiala e Veronika Franz, già autori dell’acclamato Goodnight Mommy, è un thriller inquietante con al centro i piccoli Aidan e Mia, fratello e sorella che, a seguito della scomparsa della madre, vivono insieme al padre Richard e alla sua nuova compagna Grace.

Singolari le scelte del guest director Carlo Verdone, che propone cinque film che l’hanno emozionato tra cui Viale del tramonto di Billy Wilder e Ordet di Dreyer, “scelte di un cinefilo allevato dal padre, il grande critico Mario Verdone”, come precisa Martini. Il cui mandato scade il 31 dicembre. E mentre lei non nasconde che le piacerebbe “continuare ad accompagnare la crescita del festival”, il nuovo direttore del Museo Nazionale del Cinema Domenico De Gaetano annuisce: “è intenzione del MNC e della città potenziare il festival”. E annuncia la pre inaugurazione del 21 novembre con un concerto al Teatro Regio, primo atto di Torino Città del Cinema 2020 e celebrazione dei vent’anni del Museo alla Mole e della Film Commission Torino Piemonte. In programma le grandi colonne sonore con Pasquale Catalano, Pivio e Alessandro Molinari.

Il programma del festival, con 149 lungometraggi, tra cui 45 anteprime mondiali, è tutto da scoprire. Anche quest’anno Cinecittà News sarà media partner della manifestazione. www.torinofilmfest.org


Tra i titoli da non perdere il film di chiusura Knives Out, indagine su un delitto condotta da un investigatore privato che ha il volto di Daniel Craig, mentre il film d’apertura è Jojo Rabbit di Taika Waititi, satira graffiante del nazismo dal romanzo di Christine Leunens. Beats di Brian Welsh, che riceverà il Premio Hamilton, è un coming-of-age nella Scozia del 1994; The Good Liar di Bill Condon vede Helen Mirren e Ian Mckellen per la prima volta insieme sullo schermo nella storia intricata di una truffa dagli esiti inattesi ai danni di una danarosa vedova. La gomera di Corneliu Porumboiu è un noir in piena regola che ci porta alle isole Canarie dentro al linguaggio cifrato della mala che comunica fischiettando in barba alla polizia. Mientras dure la guerra di Alejandro Amenabar si svolge nella Spagna del ’36 quando il filosofo Miguel de Unamuno, dopo aver aderito al franchismo, rimette in discussione le sue scelte. The Lodge degli austriaci Severin Fiala e Veronika Franz, già autori dell’acclamato Goodnight Mommy, è un thriller inquietante con al centro i piccoli Aidan e Mia, fratello e sorella che, a seguito della scomparsa della madre, vivono insieme al padre Richard e alla sua nuova compagna Grace.

Cristiana Paternò
14 Novembre 2019

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