Pierfrancesco Favino: “Il mio Ambrosoli, timido e determinato”

In onda l'1 e 2 dicembre su Rai Uno Qualunque cosa succeda, la fiction su Giorgio Ambrosoli e la sua lotta alla corruzione che gli costò la vita


MILANO – Sono passati 35 anni dall’omicidio di Giorgio Ambrosoli e finalmente la Rai gli dedica un ritratto: Qualunque cosa succeda, la fiction diretta da Alberto Negrin che andrà in onda su Rai Uno l’1 e il 2 dicembre, è tratta dal libro omonimo scritto dal figlio minore Umberto Ambrosoli, che all’epoca aveva 8 anni. Era la notte tra l’11 e il 12 luglio del 1979, quando suo padre fu ucciso sotto casa a Milano, da un killer mandato da Michele Sindona. Il film per la tv, con Pierfrancesco Favino e Anita Caprioli, ricostruisce  il “lavoro secondo giustizia” intrapreso da Giorgio Ambrosoli per liquidare la Banca Privata Italiana e smascherare l’ingente truffa attuata da Sindona, legata alla criminalità organizzata d’oltreoceano, alla mafia, alla politica, alla massoneria, alla finanza e alle casse dello Ior. Un ritratto umano e civile di un uomo solo, abbandonato da uno Stato troppo avvezzo alla corruzione. E che restituisce il senso di quei valori che l’eroe borghese desiderava insegnare ai suoi figli Filippo, Francesca e Umberto, come scrisse nella lettera alla moglie Annalori: “Qualunque cosa succeda, comunque, tu sai cosa devi fare e sono certo che lo farai benissimo. Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori nei quali noi abbiamo creduto”. Una lettera struggente, che nel film tratto dal libro di Corrado Stajano “Un eroe borghese”, girato nel 1993 da Michele Placido, veniva letta dall’attore Fabrizio Bentivoglio. In Qualunque cosa succeda Giorgio Ambrosoli è interpretato da Pierfrancesco Favino.

Come si è documentato per costruire la figura di Giorgio Ambrosoli?

Il primo approccio al personaggio è stato il libro del figlio Umberto. Il secondo passo è stata la ricerca di fonti dirette, come gli articoli dell’epoca, quel poco e rarissimo materiale video rimasto: c’è una sola intervista rilasciata a una tv svedese, in cui ho potuto studiare la gestualità e intuire la sua timidezza, la sua voce e il suo modo di muoversi, che racconta tanto dell’uomo. Ho ascoltato gli audio delle minacce che aveva ricevuto e mi ha molto colpito l’apparente fermezza della voce di Ambrosoli.

Ha avuto contatti con la famiglia, cosa ha ricevuto da questi scambi?

Ho fatto una specie di indagine, cercando di capire che uomo si celasse dietro la figura pubblica e che cosa può essere passato nella mente e nel cuore di quest’uomo. Il libro di Umberto conteneva già tutto e la famiglia mi ha supportato, così come è stata d’aiuto la sceneggiatura solida e la collaborazione consolidata con Alberto Negrin.

Spesso il suo lavoro d’attore si mette al servizio di storie esemplari, sia per il cinema che per la televisione. E’ una scelta?

A volte sì, è una necessità. Questo lavoro richiede un’attività costante e quotidiana, con lunghe ricerche, come qualsiasi lavoro fatto per bene. Bisogna rendersi conto del momento in cui si vive e agire di conseguenza, rispetto a quelle che sono le necessità di un paese. Questo per esempio non è un momento particolarmente florido, quindi piuttosto che aspettare qualcuno che prenda una decisione, meglio prendersi qualche responsabilità e agire per primi.

27 Novembre 2014

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