La sala del prossimo futuro

Al convegno promosso a Roma dall’Anec più volte, si ribadisce per l’esercizio cinematografico la necessità di misure che lo rilancino.E il caso francese ancora una volta è un modello virtuoso


“Il ministro Bray mi ha comunicato che farà di tutto perché non diventi operativo nella Legge di stabilità il paventato taglio del 15% del credito d’imposta destinato all’esercizio cinematografico per la programmazione di film italiani, europei e d’essai”, così Nicola Borrelli, DG Cinema del MiBACT risponde, all’inizio del convegno “Il cinema e i cinema del prossimo futuro”, promosso dall’Anec a Roma, al grido d’allarme lanciato in apertura dei lavori dal presidente dell’Agis Carlo Fontana.
Certo se fosse confermato, il provvedimento governativo non aiuterebbe una situazione già difficile per il settore, a cominciare dall’esercizio cinematografico.

Le criticità le elenca nella sua relazione il presidente dell’Anec Lionello Cerri: la continua erosione del Fondo unico per lo spettacolo; il fortissimo aumento dell’imposizione fiscale a livello nazionale e locale; la pirateria che sottrae all’industria ricavi per 500 milioni di euro; la digitalizzazione non ancora completata e manca all’appello il 39% degli schermi, contro i 2.417 digitalizzati; la chiusura, dal 2003 al 2012, di 712 cinema, per lo più monosale cittadine, a fronte di 133 complessi aperti, in prevalenza multiplex, con un saldo positivo di 268 schermi accesi; e infine il numero di biglietti che s’attesta intorno ai 110 milioni, con la punta massima nel 2010 di 120 mln., ma con un calo nell’ultimo biennio che arriva nel 2012 a 102,6 mln.

Per invertire le tendenze in atto per Cerri occorre che il cinema come industria culturale abbia sempre pieno riconoscimento nel nostro Paese, non solo in alcuni periodi, e che la sala rappresenti un centro di formazione dell’identità sociale e culturale di una comunità, un luogo fondamentale di aggregazione sul territorio.
Tante allora le indicazioni emerse dai numerosi interventi del convegno con l’obiettivo di rilanciare la sala intesa, sottolinea Alberto Versace (Dipartimento Sviluppo economico, MISE), come centro tecnologico di fruizione e distribuzione, collegato via satellite.

Nel delineare una politica dell’esercizio è indispensabile per Borrelli un nuovo assetto di rapporti tra lo Stato centrale e le Regioni. Più volte, nel corso del convegno, si ribadisce  per l’esercizio cinematografico la necessità: di estendere il tax credit al rinnovo delle attrezzature e alla digitalizzazione delle sale; di adeguate risorse dal FUS; di ridurre i tributi locali come l’ex Imu e l’ex Tares; di implementare le iniziative per le scuole e i giovani con l’obiettivo di formare il pubblico di domani; di promuovere corsi di formazione dell’esercente del futuro e del promotore (esperto in social network) di pubblico; di prevedere una programmazione diversificata e plurale per intercettare i differenti pubblici esistenti.

Riccardo Tozzi, presidente di Anica pone l’accento sul calo considerevole della quota degli incassi relativi ai film italiani, che passano dal 35,7% del 2011 all’attuale 21,3%. La spiegazione? “Siamo ancorati a modelli artistici non più riconosciuti dal pubblico, in particolare quello giovane che è invece fruitore della nuova serialità – spiega Tozzi – Occorre abbandonare il realismo e privilegiare il linguaggio oggi simbolico, mitologico e primario che si esprime attraverso i generi cinematografici”.
Se Andrea Occhipinti, presidente della sezione Distributori Anica, chiede più coraggio e lungimiranza agli esercenti delle sale urbane per fermare la loro crisi; Carlo Bernaschi, per l’Anem, rivendica meno vincoli urbanistici e strettoie burocratiche per la riconversione delle vecchie sale cittadine e la realizzazione di nuove multisale.

Prossimo traguardo per l’Anec per la partecipazione, insieme alle altre componenti dell’audiovisivo, ad un tavolo di concertazione per la riforma complessiva e organica del settore cinematografico. Nel frattempo c’è da chiedersi perché i francesi ottengano risultati che per noi al momento sono solo un miraggio. 
Jean-Pierre Decrette, vicepresidente della Federazione nazionale cinema francesi, parla di 2 miliardi investiti nel circuito dei cinema negli ultimi 2 anni. Così in Francia funzionano 5500 sale moderne che hanno più che raddoppiato il numero dei biglietti staccati: dai 100 mln. dei primi anni ’90 agli attuali 217 mln. E le misure per la digitalizzazione hanno coinvolto tutte le sale, grazie anche un contributo chiesto ai distributori.
E per non fare la fine del personaggio Tafazzi, meglio fermarsi qui. 

Le immagini dal convegno, le interviste a Nicola Borrelli, Lionello Cerri e Alberto Versace: 

22 Ottobre 2013

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