30 anni senza Fellini, VIVA FELLINI! Parte I

L’omaggio di CinecittàNews al più grande di sempre: il ricordo di Argento, Avati, Barillari, De Caro, Delli Colli, Ferretti, Morelli, Rubini, Verdone, Vukotic, Salvatores, Sbarigia, Tozzi


31 ottobre 1993-31 ottobre 2023 / Trent’anni dopo le testimonianze del mondo del cinema.

DARIO ARGENTO, GRAZIE A MIA SORELLA L’HO VISTO AL LAVORO
C’è qualcosa che unisce profondamente il mio cinema e quello di Fellini. Entrambi in fondo ci siamo occupati di sogni. Ma ci sono anche delle questioni pratiche: mia sorella è stata segretaria del Maestro durante la lavorazione di Giulietta degli spiriti e questo mi ha permesso di andare spesso sul set, potevo vederlo all’opera e capire come impostava il lavoro, come lavorava con gli attori e le scenografie. Un’esperienza incredibile e per me importantissima. Se devo scegliere un suo film, tra i tanti, dico 8 ½. Per un periodo della mia vita l’ho visto praticamente ogni giorno. Mi ha insegnato veramente a fare cinema, lui è il cinema, le sue sceneggiature erano speciali, credo sia il più grande artista esistito nel suo secolo.

DANTE FERRETTI, GLI DEVO TUTTO
Per gli spettatori, per chi fa il cinema, per tutti, chi può dimenticare il nome di Fellini? Per me Fellini non è morto. Gli devo tutto. Federico mi ha fatto vedere, mi ha aperto la strada. E l’ha aperta a tanti. Martin Scorsese, Terry Gilliam, David Lynch, ce ne sono tanti. I grandi registi che mi hanno chiamato e mi chiamano, mi chiedono ogni volta: ‘questo con Fellini come lo facevi?’. L’immagine a cui associo Federico? La grande palla che demolisce il muro in Prova d’orchestra. Quella è la sua capacità di abbattere gli schemi, di aprire varchi.

CARLO VERDONE, MI CHIEDEVA COME  STESSERO CAMBIANDO I GIOVANI
Federico Fellini è vivo in qualche autore, non in molti. Ma è giusto che sia così, perché era un genio talmente peculiare, particolare. L’unico che mi sembra molto vicino alla versione di Fellini è Paolo Sorrentino. La grande bellezza ne è una testimonianza abbastanza chiara. Ammettiamo che il Fellini oggi abbia 75 anni, lo ringiovaniamo un po’, si trova davanti una realtà come questa, avrebbe ancora la forza di tirare fuori la grande poesia che lui aveva nella sua anima? La risposta è no. Federico Fellini è stato un grande psicologo di un periodo importante, meraviglioso, di transizione, di cambiamento, come gli Anni ’50, ’60 e una buona parte dei ’70. 2/3 settimane prima di sentirsi male e venire poi ricoverato, parlammo al telefono tutte le mattine alle 7 e un quarto, per circa mezz’ora, tre quarti d’ora. Voleva spiegazioni da me di come stesse cambiando il mondo dei giovani, mi faceva tante, tante domande. Era un uomo che aveva perso un po’ la bussola di dove osservare. Per me, in ogni caso, resta uno dei tre più grandi registi che il mondo abbia mai avuto.

PUPI AVATI, LA PARTE PIU’ INTIMA E SEGRETA DI NOI STESSI
Fellini soprattutto con il suo 8 ½  ha fatto sì che io e un numero cospicuo di miei colleghi, ad ogni latitudine, abbiamo scoperto che attraverso quello speciale approccio cinematografico, avremmo avuto la possibilità di confidare agli altri chi fossimo. La parte più intima, personale e segreta di noi stessi. Questo il suo dono ai tanti autori che ne hanno colto la lezione. Di allora e di oggi.

CHIARA SBARIGIA, LE INIZIATIVE DI CINECITTÀ PER CELEBRARE FELLINI
Cinecittà ha dedicato nel tempo molte iniziative per celebrare Federico Fellini: dalle mostre, ai documentari, ai restauri dei suoi film, mantenendo vivo il suo genio nel mondo. L’anno scorso ho invitato Vanessa Beecroft, la più grande artista italiana, che vive a Los Angeles, a realizzare una performance site-specific a Cinecittà, e l’ho fatto proprio contando sul grande fascino che esercita il nome di Fellini non solo in ambito cinematografico ma anche sulle altre forme d’arte. Beecroft infatti, dopo un sopralluogo, accettò, ma solo a patto di poter ambientare il suo colossale tableau vivant di 300 modelle, ispirato al film La città delle donne, nel mitico Teatro 5. E oggi, alcune delle foto e video di quell’evento storico sono andate ad arricchire il patrimonio del MIAC, il Museo Italiano dell’Audiovisivo e del Cinema, che verrà aperto al pubblico il prossimo 7 novembre.

ANNAMARIA MORELLI, LO RITROVO NELLE NUOVE GENERAZIONI
Fellini per me è l’artista fuori dagli schemi. Fellini è la visionarietà e la vicinanza all’umano. Da questo punto di vista, io Fellini oggi lo ritrovo, anche nelle nuove generazioni, che lo amano tantissimo. In un modo o nell’altro, mi accorgo che Fellini è presente nell’immaginario dei giovani autori. Fellini resta sempre un innovatore senza tempo.

GABRIELE SALVATORES, SI E’ SPINTO OLTRE I LIMITI DEI PADRI
Per citare uno slogan degli Anni ‘70, potremmo dire che: ‘Fellini è vivo e lotta insieme a noi!’. Ho sempre amato questo regista che ha saputo andare oltre gli insegnamenti dei nostri due genitori cinematografici: il Neorealismo e la Commedia all’italiana. Genitori fantastici ma a volte ingombranti. Ho sempre amato questo Maestro che ha saputo fondere insieme i due cromosomi che stanno all’origine del Cinema: il realismo dei Lumière e il fantastico di Méliès. Realismo magico, come Shakespeare e Calvino. Ma anche di più, spingendosi in territori onirici e surreali. Dopo aver lavorato come sceneggiatore a film neorealistici, anche con Rossellini, quando comincia a fare il regista, Fellini socchiude la porta dei sogni. Prima timidamente e poi, quasi con sfrontatezza. Il suo contributo al Cinema italiano, che continua ad influenzare sempre di più i nostri giovani e bravi registi, è stato e rimarrà per sempre fondamentale. Ed è anche grazie a lui che il Cinema, luccicante e misterioso come il Rex, continuerà a navigare sul suo mare di plastica.

RINO BARILLARI, CERTO CHE E’ VIVO!
E certo che è vivo! Mi prometteva che mi faceva fare il fotografo di scena dei suoi film: io sto ancora aspettando! E si è inventato questa cosa del ‘paparazzo’. È il terzo vocabolo italiano più usato del mondo: Pizza, Ferrari, Paparazzo. È perfetto, è il nome più bello del mondo.

SERGIO RUBINI, ALLE 6 DI MATTINA MI BUTTAVA GIU’ DAL LETTO
Non posso dire che il cinema di Fellini mi abbia influenzato sul lavoro, sarebbe un’influenza ben pericolosa. Le distanze ci sono ed è bene che permangano, da cineasta. Mi ha influenzato invece nella vita, prima da spettatore e poi umanamente, avendo avuto la fortuna di incontrarlo. La prima volta gli mandai delle mie foto mentre stava preparando E la nave va, ma mi disse molto apertamente che non aveva un ruolo per me. Mi richiamò poi per L’intervista. Mi ha insegnato a svegliarmi presto la mattina. Se vuoi esprimere un tuo parere sul mondo è bene farlo presto. Ma non era solo questo. Lui non saliva in cattedra. Ti chiamava direttamente alle 6 per buttarti giù dal letto.

MILENA VUKOTIC, UMANITA’ E POESIA UNICHE E IRRIPETIBILI
Dopo tre decenni dalla sua scomparsa, più che il suo cinema, sono la sua umanità e la sua poesia a trapelare da tutte le parti, sono uniche e irripetibili. Non si può codificarlo, Fellini era Fellini, era un grande artista come grandi artisti sono stati quelli della Storia dell’Arte.

LAURA DELLI COLLI, ERA LUSINGATO PER L’AGGETTIVO ‘FELLINIANO’
“Tutto si immagina”, diceva Federico Fellini e tutto si rielabora, potremmo aggiungere pensando alla lunga scia di suggestioni che continuano a rendere viva la sua assenza nel cinema di tutto il mondo. Un mondo nel quale molto continua ad essere ‘felliniano’ cioè – come spiegava proprio il regista – il segno di qualcosa di ‘opulento, stravagante, onirico, bizzarro, nevrotico. E  fregnacciaro…’. Al giornalista che gli aveva chiesto cosa significasse per lui il senso di questa continua citazione non rimase che restare, sorpreso, senza parole. Era l’inizio del ’93, durante la conferenza stampa americana che seguì l’Oscar® alla carriera e Fellini, divertito, concluse: ‘Alla fine, comunque, sono lusingato per essere diventato un aggettivo’. Sì, proprio quel ‘felliniano’ che continua ad esprimere e attraversare un mondo in cui Fellini è una presenza ‘viva’. Come canta Raphael  Gualazzi: ‘Tornerà Fellini e dopo un giorno e farà un film soltanto per noi’…

RICCARDO TOZZI, PROVA D’ORCHESTRA E’ LA DIMOSTRAZIONE CHE E’ VIVO
Fellini è vivo perché ha fatto un film che si addice molto ai nostri tempi, che è Prova d’Orchestra, dove mostra quello che succede quando cade il principio d’autorità: arriva una grossa palla nera che distrugge tutto.

CIRO DE CARO, E’ COME PROMETEO
Fellini per me è come Prometeo. Ha la capacità quasi soprannaturale di rubare qualcosa che appartiene ad un altro mondo per renderlo comprensibile e alla portata di noi mortali esseri umani.

 

redazione
30 Ottobre 2023

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