I festival al guado, tra vecchio e nuovo

Agli Stati generali di Siracusa un panel dà spazio ai direttori di Festival, da Alberto Barbera a Giulio Base. Assente il neo direttore di Taormina Marco Muller


SIRACUSA – Il più atteso, il neo direttore di Taormina Marco Muller, non si è potuto collegare al panel riservato ai festival e moderato dal giornalista e critico Federico Pontiggia agli Stati Generali in corso a Siracusa. C’era invece Pedro Armocida, direttore della Mostra di Pesaro e neo presidente dell’Afic, l’associazione che raccoglie i principali festival di cinema italiani. Armocida ha ricordato come: “I festival alimentano più di due milioni di atti di visione, come mostrato anche nel rapporto che abbiamo appena presentato. La nostra principale preoccupazione riguarda le risorse, perché il 70% delle nostre entrate sono dal lato pubblico e questo può rappresentare una debolezza, ma in realtà è anche una libertà perché i festival sono un veicolo culturale fondamentale”.

Alberto Barbera, direttore della Mostra del cinema di Venezia, ha commentato innanzitutto il programma di Cannes: “L’anno scorso è stato grandioso e ha incontrato il favore del pubblico, quest’anno è comunque un buon programma”.  Sullo stato di salute del cinema italiano ha aggiunto: “lo scorso anno ci sono stati film di grande interesse, quest’anno ce ne sono un po’ meno, molti non li ho ancora visti. Complessivamente sono ancora tanti i film prodotti per gli effetti positivi degli incentivi fiscali, anche se il futuro è un po’ incerto, ma nel complesso non si può dire che sarà un’annata straordinaria come quella precedente. Solo a luglio avrò un’idea più precisa”.

Sulla realtà virtuale: “Ora la chiamiamo realtà immersiva, nel 2017 stava muovendo i primi passi, abbiamo corso il rischio di sbattere contro un muro, ma è stata un’intuizione corretta che si sta sviluppando, abbiamo aperto in modo sperimentale a un linguaggio non destinato a sostituire il cinema. La scommessa è stata vinta, non sono contrariato che anche Cannes abbia deciso dopo sette anni di fare la stessa cosa, non è un male copiare le cose buone”.

Per quanto riguarda le piattaforme streaming: “Un fenomeno recente e in rapida trasformazione. Tutti guardano a Netflix per capire il futuro delle piattaforme, ancora una volta dobbiamo fare i conti con un ribaltamento della situazione, Netflix ha prodotto cinema d’autore e ha messo cifre importanti ridando lustro ai grandi autori. Ma ora Netflix vuole tirare i remi in barca e investire risorse più limitate perché si è resa conto che c’è un divario tra investimenti ed entrate. Ci sono altri soggetti, come Apple e Amazon, che escono anche nelle sale con i loro prodotti. È un panorama in trasformazione a cui i festival devono adeguarsi. Cannes ha respinto le piattaforme, mentre Venezia è stata tra i primi anche ad aprire ai loro film in competizione”.

Un altro neo direttore, quello del Festival di Torino Giulio Base, afferma: “C’ero quando il Festival Cinema Giovani è nato e quando ho avuto questo incarico ho cercato quello spirito di gioventù che è la cifra del Festival. Gioventù vuol dire anche capacità di fare film indipendenti, liberi, freschi. Sono solo uno spettatore e mi sto divertendo, ho trovato una squadra eccellente e ho scelto come selezionatori dei ragazzi seri che seguivo da anni. Si dice che i critici siano dei registi mancati, io forse da regista sono un critico mancato. Non amo l’accezione negativa dell’espressione ‘film da festival’. Oggi i ‘film da festival’ stanno finalmente facendo anche grandi incassi e vincono premi importanti”.

Il direttore della Fondazione Cinema per Roma Gianluca Farinelli aggiunge: “Con C’è ancora domani la direttrice artistica di Roma Paola Malanga sembrava aver fatto una scelta coraggiosa che poteva apparire autolesionista, prendere l’esordio alla regia di un’attrice di successo, invece è successo qualcosa di straordinario con il pubblico che ha applaudito durante la proiezione alla Festa di Roma e da subito è partito un passaparola positivo. Poi il film ricevuto tre premi e ha avuto una consacrazione ufficiale che dimostra come un festival rivolto al grande pubblico possa essere una scelta vincente”.

Fabia Bettini, direttrice di Alice nella città e unica donna del panel (anche se non mancherebbero sulla carta le direttrici da Paola Malanga a Gaia Furrer e Beatrice Fiorentino): “La chiave del successo di Alice è proprio l’ascolto dei ragazzi che per noi non sono solo un numero, ma un pubblico da far crescere”. Aggiunge Gianluca Giannelli, che condivide con lei la direzione della sezione autonoma della Festa di Roma: “Il pubblico del nostro festival è cresciuto con noi e non ci ha mai abbandonato”.

Ex direttore della Festa di Roma e oggi direttore artistico del Festival Le conversazioni Antonio Monda parla della sua formula: “Tutti i grandi Festival hanno grandi star sul red carpet, io ho cercato di capovolgere questa idea, portando le star a conversare con il pubblico. Ho cercato di uscire fuori dagli schemi, perché penso che i festival debbano aprirsi altrimenti rimangono solo l’eterno ritorno delle stesse idee”.

Giorgio Gosetti, delegato generale delle Giornate degli Autori, dice: “Le Giornate degli Autori raccontano una potenzialità del cinema molto ampia e questo è uno dei compiti dei festival. Credo che sia finito il tempo del festival come supermercato. E poi noi siamo vecchi e qualcuno ci deve schiodare”.

Il direttore uscente della Berlinale Carlo Chatrian spiega: “Il Festival di Berlino è un festival di pubblico che si svolge in una grande città.
Ogni sezione ha una sua identità e lo sforzo è di coniugare queste identità. Ma la difficoltà di un festival così è gestire il dissenso. Fatti politici si sono impossessati delle prime pagine togliendo spazio ai film, ma la cultura ha bisogno di indipendenza”.

Cristiana Paternò
13 Aprile 2024

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