Siracusa, i registi e l’intelligenza artificiale

Gli Stati generali del cinema hanno ospitato un confronto tra registi su temi come l'IA e l'algoritmo. Gli interventi di Neri Parenti, Gabriele Muccino, Paolo Genovese, Roberta Torre, Piero Messina


SIRACUSA – “Con il politically correct mi hanno rovinato, oggi molti dei film che ho fatto in passato non li potrei più fare. A prescindere dalla serie dei cosiddetti cinepanettoni, dove ogni tanto si passava il limite della decenza, oggi non potrei più fare più nemmeno Fantozzi che, invece, è un cult, anzi uno stracult. Vai a dire che la figlia è come una scimmia o che la moglie è brutta… Non si potrebbe fare assolutamente”, così Neri Parenti, tra gli ospiti degli Stati generali del cinema, in corso a Siracusa. “Il politically correct – ha aggiunto il regista – viene usato in realtà solo per alcune cose, soprattutto per la commedia e i film comici. Perché, in realtà, ci sono film come quello di Paola Cortellesi dove c’è l’uomo violento, ma quello va bene…”.

Neri Parenti è intervenuto in un panel moderato dal giornalista Alessandro Ferrucci, che ha coinvolto diversi registi, tra cui Roberta Torre e Piero Messina, che hanno toccato temi come l’intelligenza artificiale, l’uso dell’algoritmo, il rapporto con le piattaforme.

Paolo Genovese a proposito del cineturismo, uno dei punti focali degli Stati generali, ha affermato: “Ricordo che dopo il film Immaturi-il viaggio, girato sull’isola di Paros in Grecia, mi chiamarono per darmi le chiavi dell’isola perché avevano avuto un boom turistico con un più 300% di presenze”. Autore della serie tv I Leoni di Sicilia, ha aggiunto: “Con quella serie abbiamo raccontato le parti più belle della Sicilia e questo può dare una spinta importante al turismo”. Mentre a proposito delle piattaforme, il regista di Perfetti sconosciuti, ha detto: “Sicuramente hanno stravolto in maniera profonda la fruizione e anche i diritti di sfruttamento delle immagini che devono trovare nuove regole”.

Gabriele Muccino ha detto la sua su vari argomenti: “Da quando ho iniziato a fare questo mestiere nel ’97 è venuto a mancare il prodotto medio che ti garantisce la qualità. Bisogna offrire più qualità perché le piattaforme hanno aumentato il livello, oggi molti prodotti tv sono comparabili al cinema. I film che vanno bene sono quelli considerati d’essai, che smuovono lo spettatore”.

E sull’intelligenza artificiale: “Andrà a sostituire gli scenografi, gran parte delle location verranno create attraverso l’IA, anche il direttore della fotografia rischia. Ma non potrà sostituire gli attori, per questo gli attori americani hanno fatto lo sciopero. Io, però, non ho paura. L’IA può suggerire ma la scrittura umana ha dinamiche emotive che sono insostituibili”.

Muccino ha detto la sua anche sul mancato Oscar a Io capitano di Matteo Garrone. “So che ha avuto problemi distributivi, che vengono fuori da questa cultura della cancellazione per cui il regista bianco, anzi, caucasico come dicono loro, che dirige film sui neri non funziona. Hanno fatto fatica a trovare una distribuzione. Un motivo risibile. Detto da me che ho diretto due film con un afroamericano senza alcun problema… Stanno sorgendo cose che non avrei mai immaginato di vedere. E’ un bellissimo film, ma vincere l’Oscar è complesso, il film deve uscire al momento giusto e deve avere le critiche giuste”.

E sulla sua esperienza americana: “Il Muccino di oggi direbbe al Muccino di inizio carriera che ti accadranno tante di quelle cose che non immagini neanche che possano esistere, belle e brutte. Alla fine si sono equiparate, ci sono state delle cose straordinarie e abissi, soprattutto in America. Negli Stati Uniti ho conosciuto abissi. E l’estasi. Oggi sto benissimo Ma sono tornato in Italia da sette anni e ho avuto modo di fare tre film. Ho trovato il mio posto e il mio linguaggio senza produttori invadenti come sono quelli americani. In Italia è il regista che va a cercare il produttore non viceversa”.

Cristiana Paternò
12 Aprile 2024

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