“Sono particolarmente felice di questo premio, dimostra che il film è stato capito dalla comunità afroamericana – ha detto all’ANSA Matteo Garrone, da una decina di giorni a Los Angeles per una serie di incontri e proiezioni. “In fin dei conti, mi si poteva obiettare: ‘Ma come ti permetti, tu bianco, italiano, di raccontare questa storia? Avrei potuto essere frainteso, accusato di appropriarmi di una vicenda umana e storica non mia. Il fatto che proprio i critici afroamericani abbiano deciso di premiare questa epopea sulla schiavitù contemporanea significa che hanno percepito che mi sono messo a servizio della storia, che sono un intermediario”.
Il premio, ricevuto alla vigilia dell’uscita del film nelle sale americane (preceduta da recensioni entusiaste e da un indice di gradimento del 97% su Rotten Tomatoes), contribuisce a farne parlare in un momento cruciale, perché già ieri i membri dell’Academy hanno cominciato a votare per decretare i vincitori della 96esima notte delle stelle.
“Mi sono reso conto che si tratta di un film che qui sorprende. Non tutti sono a conoscenza della portata del dramma che si vive tra Africa e Italia: parliamo di 30mila morti in 10 anni. Poi restano colpiti dall’intensità e dalla purezza dell’interpretazione degli attori“, ha aggiunto il regista prima di entrare al Beverly Wilshire hotel, dove si celebrava la serata.
Insieme a lui, come in tutto questo tour hollywoodiano, c’erano i protagonisti Seydou Sarr e Moustapha Fall e Mamadou Kouassi, il giovane che con la sua esperienza ha ispirato il film e che vive a Caserta, dove lavora come mediatore culturale.
Dopo un breve ringraziamento alla platea, il regista romano li ha lasciati di fronte al microfono. “Questo premio è più loro che mio, io ho solo prestato la voce a chi altrimenti non ce l’ha”.
Gli altri film premiati sono stati Origin di Ava DuVernay, nella categoria drammatica; American Fiction di Cord Jefferson tra le commedie e tra i musical ha vinto Il colore viola di Blitz Bazawule.
“Ho allestito la sartoria in un ex nightclub della Medina di Dakar, sul mare, vicino ai pescatori, alle pecore e ai negozietti di lamiera illuminati al neon che si vedono all’inizio del film”. L’intervista.
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“La prima volta che Seydou ha ascoltato una bozza di canzone che gli avevo mandato con la sua voce si è commosso, non credeva nemmeno di essere lui a cantare!” L'intervista.
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