Il valore di un abbraccio è inestimabile quando hai un figlio autistico, ma anche quando tra padre e figlio si è scavato un solco molto profondo, fatto di cose non dette e gesti mancati. E’ una bella storia di dinamiche familiari e di rinascita In viaggio con mio figlio di Tony Goldwyn, con un intenso Bobby Cannavale nel ruolo di Max, stand-up comedian che è tornato a vivere con suo padre Stan (Robert De Niro) dopo la rottura con la moglie Jenna (Rose Byrne). Con lei, che pure ha un nuovo fidanzato (lo stesso Goldwyn in un ruolo autoironico), hanno deciso di continuare a prendersi cura del figlio Ezra, condividendo le responsabilità e le scelte pur non essendo in sintonia. Il ragazzo, molto intelligente e perfino saggio, ha una storia di incomprensioni col sistema scolastico per la sua neurodiversità. Espulso di nuovo dalla scuola, viene destinato frettolosamente a un istituto speciale e lo psicologo dei servizi sociali impone ai genitori di somministrargli un farmaco antipsicotico. L’impulsivo e ribelle Max non ci sta e porta via il figliolo nel cuore della notte diretto dal New Jersey verso il Michigan, dove è cresciuto e dove ha ancora qualche amicizia e una ex fidanzata.
Non è nuovo il modello del road movie accostato a un personaggio autistico, dal capolavoro Rain Man L’uomo della pioggia di Barry Levinson al recente Tutto il mio folle amore di Gabriele Salvatores. Anche in questo caso alla base c’è una storia vera, quella dello sceneggiatore Tony Spiridakis, e c’è un protagonista che riempie lo schermo con la sua verità a fior di pelle, il giovane William Fitzgerald, nel ruolo di questo ragazzino coraggioso che dice sempre la verità e non sopporta gli abbracci né i rumori troppo forti.
Il viaggio, naturalmente, è il luogo per eccellenza della libertà e del confronto con se stessi. Per l’adulto Max c’è finalmente la possibilità di riavvolgere il nastro inceppato della sua infanzia disperata e di superare la sua atavica paura dell’abbandono, per il giovane Ezra, invece, c’è la scoperta di quanto può essere dolce un contatto sia pure fugace: con il muso di un cavallo che resterà tuo amico per tutta la vita o con una coetanea che si mette dalla tua parte. Del resto, come dice un personaggio, “non sempre chi ti si avvicina, vuole darti un pugno”.
E poi al percorso di Max ed Ezra si affianca quello del nonno Stan che viene coinvolto, dapprima suo malgrado, nella ricerca di figlio e nipote dalla nuora. Burbero e sfuggente, trova anche lui qualche lezione sulla sua strada. Per Bob De Niro – ultimamente molto attivo – è l’occasione di una scena finale intensa e giocata tutta in sottrazione in cui si confronta con suo figlio e gli chiede persino scusa.
Attore prima che regista, Tony Goldwyn ha una bella sensibilità nel dirigere tutto il cast, di cui fanno parte anche Whoopi Goldberg e Vera Farmiga. Mentre non mancano le pennellate di ironia e i momenti di alleggerimento. In definitiva, In viaggio con mio figlio è un film maturo e sensibile che parla di noi tutti con il linguaggio delle emozioni.
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