I favolosi ‘Swinging 60s’, il ‘Blow Up’ del leggendario Antonioni

Il giornalista e critico cinematografico Franco Dassisti, voce de ‘La rosa purpurea’ di “Radio 24”, con il co-autore, Michelangelo Iossa, ospiti di SeeYouTalk, format di SeeYouSound, per presentare il loro libro dedicato alla Swinging London, tra cinema e musica


TORINO – C’è un tempo per la Storia, per il cinema, per la moda, per la musica, e tutto questo concorre a fare “società”. Ci sono tempi storici indimenticabili, che le vicende siano catastrofiche o abbiano offerto un’iniezione vitale, e questo è quello che si può rintracciare nello spaccato da capogiro degli Anni ’60, decennio che Franco Dassisti – giornalista e critico cinematografico, nonché voce radiofonica de La rosa purpurea di “Radio24” – racconta con Michelangelo Iossa a SeeYouTalk, format di dibattito dal vivo di SeeYouSound, presentando il loro libro Swinging 60s (Hoepli).

SeeYouSound è lo specchio della storia d’amore tra cinema e musica, così Dassisti e Iossa la raccontano portando il lettore nella Londra di 6 decenni fa: era il 5 ottobre 1962 e, in quella data X scolpita a eterna memoria, uscivano contemporaneamente il primo film di James Bond (Dr. No – Licenza di uccidere) e il primo 45 giri dei Beatles (Love Me Do); un giorno che ha preso quasi le sembianze della ricorrenza, un momento peculiare dal quale la cultura pop del globo non è stata più la stessa; nascevano lì “i favolosi Anni ‘60”, decennio creativo e stimolante del Novecento, capace di confermare ancor oggi un fascino di grande attualità.

Per Franco Dassisti, “il cinema ha avuto un’indicazione fondamentale nella Swinging London: se la musica è il colore, a partire dai Beatles, il cinema è il fissativo, quello che in quella generazione, prima turbolenta e poi scanzonata, muove il mercato e l’immagine della Swinging London, ribattezzata così nel ‘65 dal ‘NY Times’. Per questo libro penso di aver rivisto 60-70 film, da Blow Up a Fumo di Londra, in cui vedi davvero Londra che cambia”.

Quello di Iossa e Dassisti è anche “un bellissimo oggetto, un’enciclopedia” di quel periodo, ma il loro racconta nasce là da dove tutto cominciava, gli Anni ’40: perché, cosa c’era a Londra di così particolare? “War is Over!”, spiega Iossa, citando così anche il titolo del primo dei 6 capitoli del libro, ovvero “Londra riesce a diventare capitale del mondo, fino al ‘70, anno in cui si sciolgono il Beatles. Londra è Londra e i motivi di ciò sono da rintracciare nella Seconda Guerra Mondiale, in cui Londra è una città libera, che si è opposta a Hitler”, in sostanza.

“Questa città ospita i primi giochi olimpici del dopoguerra, la prima generazione di ragazzi che non devono essere soldati per forza. E il Ministro della Cultura si inventa le School of Arts: è una cosa determinante, perché c’erano un’anarchia e una creatività esplosive, che fanno fiorire una generazione, quella che ha 20/25 anni nella Swinging London”, spiega Dassisti, che chiede e risponde alla domanda: “cosa succede nel mondo del cinema? Lorenza Mazzetti, una cameriera che va a Londra per uscire dal solco tracciato dai genitori, si iscrive a una School of Arts e ruba della pellicola per girare un doc di nascosto, su Kafka: lei è poi una delle poche persone che scrivono il manifesto del Free Cinema, nel ‘55. Fino a quel momento il cinema inglese aveva portato Truffaut a dire che fosse un cinema paludato, invece il Free Cinema nel febbraio di quell’anno fa una cosa che la Nouvelle Vague non aveva ancora fatto: scende in strada con le macchine da presa, fa la presa diretta, tanto che il Free Cinema è l’espressione più libertina della Swinging London, un cinema che con allegria racconta la turbolenza di una generazione”.

In questo contesto c’è anche un discorso di riscontro non secondario di pubblico: se i Beatles sono la testa d’ariete di una British Invasion, “nell’iconografia della Swinging London ha contato molto il cinema americano Anni ‘50; il senso della ribellione nasce dall’arrivo di tre inquieti del cinema statunitense, James Dean, Marlon Brando e Elvis Priesley, e questa cosa ha fortemente influenzato una ribellione interiore; negli Anni ’50 l’immaginario americano del cinema influenza quello britannico, che poi si rielabora e torna in America sotto forma di musica Beat”, continua Dassisti.

“Proprio come nella Firenze del ‘500, non erano così sezionate le Arti” aggiunge Iossa, per una “mescolanza di linguaggi che è la chiave di lettura della Swinging London” e, per Dassisti, infatti “la struttura del libro permette di leggere come fossero saggi specifici: era difficile impastare tutto, però una delle forze del progetto editoriale è la capacità di essere letto come tanti piccoli capitoli utili a farsi poi il proprio personale disegno”. Il libro è un lavoro con due firme principali – Dassisti e Iossa, appunto – e musica e cinema sono i due binari su cui si struttura, con tre prefazioni, tra cui quella dello stilista Paul Smith, insieme a Roby Facchinetti e Shel Shapiro.

Dassisti spiega ancora che “questa stagione – la Swinging London, naturalmente – ha influenzato anche l’Italia. Abbiamo una sezione dedicata a James Bond, un modello di stile in giro per il mondo: quando Goldfinger nel ‘65 arriva in Italia, arriva anche la macchina per la promozione, e per le strade di Milano la gente cerca di depredarla, perché era un pezzo di mito: questo per dire quanto sia stata invasiva quella stagione anche sul nostro cinema, fino a Fumo di Londra, con Alberto Sordi”.

Se si dovesse pensare a 3 film rappresentativi, da accompagnare alla lettura del libro, Franco Dassisti non ha dubbi e sceglie tre titoli che accompagnano tre momenti, un prima, un durante e un dopo Swinging London:
Look Back in Anger con Richard Burton, espressione della pre-Swinging London; poi, “il film simbolo: Blow Up, firmato da una leggenda del cinema italiano, Michelangelo Antonioni, che non solo racconta i protagonisti di quella stagione, ma racconta quella città e quella storia”, manifestazione piena del periodo in questione; e poi un documentario, My Generation narrato da Michael Cane, post Swinging London.

Nicole Bianchi
02 Marzo 2024

SEEYOUSOUND

SEEYOUSOUND

SeeYouSound, l’Asfalto di Delvoi vince il primo Best Italian Movie

La X edizione ha richiamato oltre 8000 presenze e ha avuto un significativo impatto economico sul territorio. Il premio Best Feature Film a The Invisible Fight di Rainer Sarnet e una menzione speciale a Fatboy Slim: Right Here, Right Now

SEEYOUSOUND

Quando Claudio Galuzzi disse a Sepúlveda che sarebbe diventato un grande autore

Gregory Fusaro ha scritto e diretto Se il cielo è tradito, biografia dell’artista underground la cui impronta ancora vive e la cui essenza ancora contamina di poesia le Arti: “nelle fabbriche facevano proteste distribuendo volantini in versi, attraverso la poesia diffondevano il malessere del lavoratore”

SEEYOUSOUND

‘Ultimo Impero’, la caduta della giovinezza dell’Occidente in un western postatomico

Il regista Danilo Monte racconta una storia d’identità umana, tra miseria e solitudine, in cui quella che fu la discoteca più grande d’Europa, evocata nel titolo, si fa ventre per due anime erranti. Solo un inatteso gesto d’umanità dà un colpo di ossigeno al presente

SEEYOUSOUND

Roberto Delvoi e l’asfalto che suona

Parola al regista di un doc on the road, nelle tappe mai immobili della sperimentazione e dell’audacia musicali della Collana discografica di musica anti-classica 19'40'': la crew dal vivo dopo l’anteprima


Ultimi aggiornamenti