A Cinecittà il sogno di Ferretti ridà vita a Fellini

Dal 1 febbraio a Cinecittà la mostra-istallazione permanente dedicata al grande genio riminese Un viaggio nell’universo felliniano attraverso gli occhi e i ricordi di Dante Ferretti,


Apre al pubblico dal 1 febbraio, all’interno degli studi di Cinecittà, la mostra-istallazione permanente Felliniana – Ferretti sogna Fellini, che porta la firma dei Premi Oscar Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo. Una celebrazione dell’universo felliniano, inaugurata proprio nel centenario dalla sua nascita. Un viaggio onirico attraverso gli occhi e i ricordi di Dante Ferretti, che ricrea il racconto suggestivo di un sodalizio artistico, ma anche di un’amicizia. “Abbiamo rapito un racconto di Dante e chiesto a Francesca di dare una mano nel dargli forma. Ci sembrava il modo migliore per celebrare il centenario di Fellini, non attraverso la ricostruzione realistica di una sua scenografia, ma attraverso il ricordo di un incontro umano”, sottolinea Roberto Cicutto, Presidente a AD Luce Cinecittà che ha prodotto e promosso la mostra, orgoglioso di sottolineare come Cinecittà sia tornata non solo a produrre e mettersi a servizio delle grandi produzioni, ma anche a rivalorizzare uno dei suoi valori intrinsechi, la professionalità degli artigiani e delle maestranze che vi lavorano. “Questa mostra è nel segno della valorizzazione dei mestieri del cinema, in questo caso particolarmente di scenografia ed effetti speciali, che sono anche analogici e fisici. Perché le tecnologie sono importanti ma il lavoro artigianale, la ricostruzione con le mani, il tocco, dà un sapore diverso alle cose, che sono sicuro verrà riscoperto e valorizzato anche nel futuro”.

“Partivamo in macchina dal bar Canova a piazza del Popolo e venivamo a Cinecittà insieme – ricorda Dante Ferretti a proposito di quei lunghi tragitti condivisi su una Fiat 125 – Mi chiedeva sempre cosa mi fossi sognato la notte precedente, le prime volte dicevo che non lo ricordavo. Poi, visto che continuava a domandarmelo tutti i giorni, ho cominciato ad inventare un po’ di sogni. Alcuni provenivano dalla mia esperienza da bambino, quando mia madre mi mandava al mercato a Macerata e io ero attratto dalle forme della pescivendola o della macellaia. Mi inventavo un sacco di cose, e lui lo sapeva che inventavo”. Rispetto, poi, al loro sodalizio lavorativo, nato sul set del Satyricon nel 1969, e continuato come collaborazione diretta in pellicole memorabili come La città delle donne (1980), Prova d’orchestra (1978), E la nave va (1983), Ginger e Fred (1986), La voce della luna (1990): “La difficoltà più grande nel lavorare con Fellini era quella di riuscire ad entrare nella sua testa e capire esattamente cosa volesse fare. Spesso aveva bisogno anche di qualcuno che lo sapesse spingere da qualche parte, che gli fosse d’ispirazione. Noi non abbiamo mai avuto nessun tipo di problema, anzi andavamo d’accordo, e devo dirgli grazie perché mi ha dato la possibilità di affermare che si può fare di tutto. Anche se oggi il cinema, soprattutto in Italia, si è un po’ semplificato: si tende a girare tutto dal vero e a ricostruire poco sul set. Per questo sarebbe più difficile ai nostri giorni fare un film di Fellini, ci vorrebbero troppi soldi”.

La mostra si snoda in tre ambienti principali; la sala centrale racconta l’automobile, un rito assiduo tra il regista e lo scenografo: il tragitto con cui Federico Fellini si recava a Cinecittà spesso accompagnato da Dante Ferretti, e con la quale la notte amava aggirarsi con gli amici per le strade romane (e di cui Ettore Scola in Che strano chiamarsi Federico ha dato una memorabile elegia). Uno spazio fisico e temporale in cui avevano luogo conversazioni e scambi di idee, ma anche racconti di sogni, su cui Fellini interrogava il suo scenografo. Il percorso prosegue nella “Casa di piacere”, sala sintesi dell’immaginario racchiuso ne La città delle donne, film simbolo del sodalizio artistico tra Fellini e Ferretti, riunendone in un unico quadro, al modo di un vero e proprio set, personaggi e sequenze memorabili. Ecco allora un bordello-lunapark, in cui compare lo scivolo bordato di velluto rosso e lampadine e luci da giostra fanno da contrappunto all’atmosfera soffusa della casa di appuntamenti. Si arriva nella sala finale, quella del Fulgor, il cinema di Rimini, luogo emblematico per l’infanzia di Fellini, qui completamente ridisegnato e ricostruito in uno stile hollywoodiano anni Trenta perché, come dice Ferretti “è un tipo di sala che ti avvolge e porta sullo schermo”.

“Gli elementi importanti dell’installazione sono stati scelti subito –  racconta Francesca Lo Schiavo a proposito dell’accuratissimo lavoro sulle scenografie – ma più che un lavoro di ricerca sugli oggetti, quello che abbiamo voluto restituire è stato l’incontro umano. Siamo entrati nell’anima di Federico, perché da quei percorsi in macchina veniva fuori un po’ della sua vera anima. Abbiamo cercato di mettere nell’allestimento qualcosa che lo ricordasse, con un’atmosfera di sogno, anche un po’ malinconica, perché lui non è più con noi”. “Non ho mai pensato a un set, ma a ricreare scene che avevo in mente, l’arrivo di Dante e Federico a Cinecittà insieme, l’immagine di Fellini visto attraverso La città delle donne, con Marcello, il suo alter ego che scopriva l’universo femminile di Fellini”, continua il tre volte Premio Oscar, che sottolinea come l’incontro con Fellini, avvenuto agli inizi della sua carriera, le abbia totalmente aperto la mente e dimostrato che tutto era possibile e non c’erano limiti.

Dietro alla realizzazione dei tre ambienti di Felliniana c’è tutta la grande abilità dei lavoratori e delle maestranze di Cinecittà, tanto amati da Fellini, che sono riusciti a far diventare realtà i bozzetti disegnati da Dante Ferretti. Mentre realizzare le figure è stata Makinarium, factory con sede a Cinecittà specializzata nella produzione e nello sviluppo di effetti speciali, che ha dato vita a tre soggetti iperrealisti raffiguranti Federico Fellini, Marcello Mastroianni e Dante Ferretti, e, accanto a questi, tredici personaggi onirici, realizzati in maniera abbozzata come fossero disegni non rifiniti, in modo che fosse comprensibile ai visitatori la differenza tra i manichini che riproducono persone realmente esistite e quelli che simboleggiano delle visioni. “Per i protagonisti abbiano preferito un approccio più manuale, soprattutto nella scultura di volti, testa e mani, cercando di avvicinarci il più possibile all’aspetto realistico iniziale. Tutti i manichini hanno un corpo stampato in 3D, partendo da scansioni di persone che si sono prestate a fare da modelli. Solo che, rispetto ai protagonisti, abbiamo dato agli altri un aspetto generale più slavato e acquerellato”.

Felliniana si inserisce in Cinecittà si Mostra, il percorso espositivo permanente che permette al pubblico di visitare tutti i giorni gli Studi cinematografici di Cinecittà.

FELLINIANA – FERRETTI SOGNA FELLINI
Studi di Cinecittà – Roma, Via Tuscolana 1055 aperta tutti i giorni (tranne il martedì), dalle ore 9.30 alle ore 18.30 (la biglietteria chiude alle ore 16.30). La mostra è inclusa nel percorso di Cinecittà si Mostra

Carmen Diotaiuti
31 Gennaio 2020

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