Stefano Sardo: “Stiamo lavorando a un sindacato degli sceneggiatori italiani”

L'intervista al prolifico sceneggiatore e regista di Una relazione, disponibile su Prime Video e presentato all'Ortigia Film Festival.


ORTIGIA – “Vengo da una piccola realtà come Bra, lavorare nel cinema mi sembrava impossibile. Ho iniziato con la scrittura e poi, l’anno scorso, ho finalmente coronato il sogno che avevo da bambino: firmare una regia”. A parlare è Stefano Sardo, prolifico sceneggiatore e regista di Una relazione, disponibile su Prime Video e presentato all’Ortigia Film Festival attualmente in corso. 

Penna instancabile e molto richiesta, racconta a Cinecittà News i progetti in arrivo che portano la sua firma: “Ho scritto la serie I Leoni di Sicilia con Ludovica Rampoldi per Disney+ – attualmente sul set diretta da Paolo Genovese -, partecipato alla scrittura di L’arte della gioia per Sky, prima serie di Valeria Golino, dal set imminente. Ho scritto poi Cattiva coscienza, il nuovo film di Davide Minnella, commedia fantastica di ispirazione pixariana, e sto scrivendo una nuova serie crime per Netflix dal titolo Nemesi“.

Che esperienza è stata passare dietro la macchina da presa?

L’ho vissuta come un grande regalo. Per tanti anni scrivere si rivelava più alla mia portata, con il tempo ho scoperto il piacere di stare sul set e ho realizzato il mio primo film da regista in un momento molto complicato, sia a livello personale che a livello storico. Una relazione è uscito a ottobre scorso ed è stato in sala solo tre giorni, per poi essere passare su piattaforma.

Questa dinamica le è pesata?

Mi è mancato il rapporto con il pubblico, anche perché è un film fortemente emotivo. Lo streaming da questo punto di vista è più ‘freddo’, l’esperienza dell’uscita in sala nel mondo pre-pandemico sarebbe stata molto diversa.

Ha già pensato a un prossimo film?

L’ho già scritto insieme a Giacomo Bendotti, spero di poterlo girare in primavera. Sarà un thriller sentimentale sul desiderio e sulle sue conseguenze nefaste. Amo parlare dei ‘casini’ nei rapporti sentimentali, unici motivi di crisi vere nella mia vita, su cui sento di avere delle cose da dire. Tutto ciò che mette in crisi è interessante da raccontare.

A proposito di crisi, il cinema italiano non sembra godere di ottima salute al momento.

La nostra industria non sta facendo riflessioni attente su quali modelli di prodotto possano davvero incontrare il pubblico. Non realizziamo nulla di teen o di fantastico, anche il cinema di genere è poco frequentato e con scarsa consapevolezza. Tendiamo a fare film con nomi forti, o meglio quelli considerati tali. L’industria però manca di una gamma di prodotti in grado di intercettare pubblici diversi.

Gli sceneggiatori che ruolo hanno in tutto questo?

Sono penalizzati, malgrado siano il perno dell’industria non vengono abbastanza considerati: non sono parte di nessuna ricompensa, neanche emotiva. Non vengono menzionati ai festival o negli articoli, raramente sono invitati nelle giurie, non guadagnano grosse somme e soprattutto non ottengono nulla dall’esito delle serie più vendute. Non puoi sperare in un’industria solida se chi ha l’idea che funziona non guadagna abbastanza in base al successo dell’idea stessa.

Ci faccia un esempio concreto.

Nel mondo dell’editoria se scrivi un bestseller che vende un milione di quote guadagni una percentuale sul prezzo di copertina. Nel mondo del cinema non va così, chi ha avuto l’idea vincente non viene ricompensato adeguatamente. Quelle dell’equo compenso – ciò che raccoglie la Siae sulla base dello sfruttamento dell’opera, per intenderci – restano solo mance. Accade solo in Italia: un prodotto americano mediamente matura per lo sceneggiatore e il regista circa 70mila euro a testa per ogni messa in onda. Però gli sceneggiatori americani scendono in piazza, manifestano per i loro diritti e per i loro compensi. Nel 2007 scioperavano perché avevano già capito che gli sfruttamenti digitali sarebbero rimasti fuori dai loro contratti e hanno risolto con nuove clausole contrattuali. Noi siamo strutturati in modo diverso, basati su associazioni come Writers Guild Italia o i 100autori, che possono avere vocazioni sindacali e di difesa della categoria, ma non sono sindacati veri e propri che contrattano con un’industria, come accade in America – in cui se non sei parte del sindacato non hai diritto a nulla, dalla firma all’assistenza sanitaria. Tra l’altro in Italia le varie associazioni non coprono l’intero arco di lavoratori, ecco perché stiamo lavorando per costituire una sorta di sindacato di sceneggiatori per trattare a nome di tutti, una nuova ‘casa’ per gli sceneggiatori.

Nel frattempo, al fine di seguire il processo creativo di un film dall’inizio alla fine, si è dato anche alla produzione. Su quali progetti sta puntando?

Cerco di fare cose che mi piacciono e divertono con la mia società di produzione, Nightswim. Abbiamo prodotto Una relazione, ma anche il nuovo film di Alberto Mascia con Stefano Accorsi Ipersonnia; il nuovo film di Eleonora Danco e l’opera prima Io e il secco di Davide Santoni; più un film sul mondo degli stand up comedian con Luca Ravenna. Insomma, ci stiamo dando da fare.

20 Luglio 2022

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