Rä Di Martino, nel giardino che ispirò i ‘Finzi Contini’

Con Lino Capolicchio e Dominique Sanda: lo spazio naturale come metafora, che permette di intraprendere una passeggiata filmica nel romanzo di Giorgio Bassani


TORINO – “Scusi, sa dirci dov’è il giardino dei Finzi-Contini?”. Il giardino dei Finzi-Contini non è mai esistito. C’era però una volta un giardino, luogo di pellegrinaggio, rifugio sicuro, grazie al romanzo di Giorgio Bassani prima, e all’adattamento cinematografico di De Sica, poi.

Il Fascismo, le Leggi Razziali, la scomparsa dei Finzi-Contini, famiglia ebrea ferrarese, la cui incantevole figlia era Micol, l’attrice Dominque Sanda, di cui Giorgio – Lino Capolicchio – era perdutamente innamorato. Un Giardino che, dalle pagine del romanzo, dalle sequenze del film premio Oscar nel ’72, ha permesso – e continua a permettere – passeggiate intellettuali e estetiche dentro più di un universo, da quello sociale a quello politico, da quello sentimentale a quello religioso. E tra queste, quella di Rä Di Martino, che, tra realtà e finzione, con Il giardino che non c’è gioca con la storia, il libro e i personaggi dello scritto. 

Nella sezione TFF Doc / Noi del Torino Film Festival, il doc – scritto da scritto da Noa Karavan Cohen – s’avvale del racconto in prima persona proprio di Capolicchio e Sanda – accanto ad altri contributi, letterari, personali, storici -, che, come spiega il regista, permette di mettere in luce “quanto un’opera incida e condizioni il nostro modo di vedere il mondo. Come possa diventare reale, nell’immaginario collettivo, qualcosa che è stato creato da uno scrittore, un regista, e dove si trova il limite tra finzione e realtà. Il documentario intreccia la storia, il potere mediatico del Cinema e della Letteratura, i personaggi del romanzo, il film di De Sica e la grandezza di un’opera mai dimenticata”. Una questione, come notorio, che fu anche oggetto di confronto/scontro tra De Sica e Bassani, che stroncò il film e ritirò la sua firma dalla sceneggiatura. 

Nel romanzo, il mostro della persecuzione razziale e l’incanto della giovinezza s’incontrano e danzano tra vita e morte nelle vicende della famiglia Finzi-Contini, ispirata alla vera storia dell’omologa Magrini. Il Giardino come utero e bolla, a cura della pura bellezza, della vita borghese, dell’innocenza e della malizia, ma oltre, oltre il Giardino, incombe l’ombra fatale della tragedia della Shoah

Il giardino che non c’è è co-prodotto da Alto Piano – nel 2017, Matteo Frittelli fonda con Agostino Osio la casa di produzione, italiana specializzata in progetti per l’arte e la cultura -, e Les Films du Poisson, con Arte France. 

Nicole Bianchi
01 Dicembre 2021

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