L’Odissea nell’ospizio dei Gatti di vicolo Miracoli

TAORMINA. A novembre in sala tornano I gatti di vicolo Miracoli con 2016 Odissea nell’ospizio la nuova commedia, diretta da Jerry Calà le cui riprese cominceranno a luglio. “In effetti non ci siamo mai lasciati, abbiamo continuato a frequentarci , più che amici siamo parenti, con tutte le sfighe di essere parenti – scherza Calà – Ultimamente ho fatto una stupidata che ho chiamato in modo originale ‘Una vita da libidine’ e scrivendo questa autobiografia mi è venuta voglia di riunire il gruppo in un film che ha la fortuna di avere incontrato due giovani produttori. E’ la storia di 4 vecchi attori che non si sopportano, come ne I ragazzi irresistibili, e si ritrovano casualmente nella stessa casa di riposo. Lì accade tra i tanti eventi che un direttore maniaco del gioco ha perso tutti soldi del centro e che il Comune inserisce una decina di profughi”. Del cast del film fanno parte anche Antonio Catania e Michela Quattrociocche.

“Non vogliamo rifare Sapore di mare, non ‘un copia incolla’ della comicità dei nostri anni ’70 e ‘80”, dice ancora Calà. E Nini Salerno aggiunge “vogliamo recuperare quella cifra stilistica della famosa commedia all’italiana, partendo dalla realtà per  rovesciarla. Non saremo delle macchiette”.
Umberto Smaila realizzerà la colonna sonora, con una canzone in stile ‘gattesco’ sulla falsariga del popolare brano ‘Verona beat’. Smaila ricorda che il loro era un gruppo comico e musicale, cresciuto all’inizio grazie alla guida di Arturo Corso, assistente di Dario Fo. “La nostra università è stato il Derby di Milano, locale storico frequentato da Enzo Jannacci, Cochi&Renato e tanti altri. Lì abbiamo imparato giovanissimi, nel 1971, a recitare, suonare e cantare”.

Non si sentono ibernati, non facendo cinema insieme da Gli inaffidabili del 1997, perché televisione e teatro continuano ad essere la loro attività artistica. La linea la dà Salerno con un motto di George Bernard Shaw: “L’uomo non smette di giocare perché invecchia, ma invecchia perché smette di giocare”. E la battuta finale è di Calà: “La verità è che siamo dei cazzoni a vita”.