L’Europa unita dei registi di cinema (e tv)


37 registi da tutta Europa, tra cui un azerbaigiano, tre giorni a Roma, tra Cinecittà e la Casa del Cinema, tante cose di cui parlare, per scoprire che i problemi sono quasi gli stessi dappertutto, e che si può e si deve essere uniti per fronteggiarli.

Tutto ciò è stata l’assemblea generale della FERA, la Federazione europea dei registi di cinema e tv. Ma anche molto altro. Quest’anno era Roma ad ospitare i trent’anni della nascita di questa associazione, avvenuta nel 1980 a Venezia, quando a presiedere il Festival era Carlo Lizzani. Ed è stato proprio Lizzani a ricordare quel giorno, in un sentito e commovente intervento nella Sala Fellini che ha ospitato i lavori. E che ha sancito il ritorno dell’ANAC, una delle associazioni fondatrici, in FERA, dopo anni di assenza, e dopo che l’ingresso dei 100Autori avvenuta l’anno scorso ha rimesso finalmente l’Italia al centro del dibattito europeo sul cinema.

Ma andiamo con ordine. 100Autori si è fatto carico dell’organizzazione di questo evento, realizzatosi grazie all’aiuto della DG Cinema del Mibac, di Cinecittà Luce, di Cinecittà Studios, della Roma Lazio Film Commission. Qualcosa di più di un gruppo di sponsor, un gruppo di enti e società che ha capito l’importanza di ospitare questo evento che ogni anno si svolge in una diversa capitale europea. Ospitare l’assemblea generale non è soltanto permettere che i delegati di tutta Europa possano parlare di come si fa cinema, ma è decidere che le tematiche europee ci riguardano, che dall’Europa può giungerci quella spinta al confronto che troppo spesso l’Italia non cerca.

Arrivo all’Hotel Radisson il venerdì, e da lì tutti in fila per prendere la metro che ci porterà alla meta. La fermata a cui tutti devono fare attenzione per non perdersi ha un nome mitico: Cinecittà. E l’uscita dalle scale, con quel vento perenne che soltanto i vecchi frequentatori degli studi sanno riconoscere, ha cambiato gli sguardi di tutti. Incredulità di essere lì, rispetto, emozione, quasi timore ad entrare fisicamente dentro quei cancelli. Per noi italiani, per di più cinematografari scafati e disillusi, è un’ottima cura. Quella che per noi è vuota retorica, per questi che sono famosi e navigati registi è ancora una vera grande emozione. Certo, quelli che a Cinecittà ci passano da sempre l’intera giornata lavorativa, hanno commentato con sarcasmo “Falli sta’ du’ ggiorni, e poi se vede…”. Ma anche questo è il cinema, no?

 

La prima tappa non può che essere il bar. Racconto del rito di cercare lavoro al bar, delle comparse che si avvicinavano ai capigruppo e agli aiuto registi per “fare na’ giornata”.. Mi rendo conto di parlare da vecchio zio, uno di quelli che non sopportavo quando concludevano ogni discussione dicendo “So’ trent’anni che faccio er cinema”… Non posso non raccontare ai colleghi ancora in stato di venerazione che la prima volta che sono entrato a Cinecittà per il mio primo film da aiuto regista, la prima persona che ho visto è stato Fellini. Mi guardano ormai come una icona tutta italiana. Io invece mi rendo conto degli anni che sono passati…

Le provenienze sono le più varie, molti di loro, io e Betta Lodoli siamo i due delegati italiani di 100Autori, li abbiamo conosciuti l’anno scorso a Budapest, ci sentiamo amici da sempre. Altri sono nuovi, c’è il Lussemburgo che chiede quest’anno di entrare. La discussione comincia. All’ordine del giorno c’è soprattutto il diritto d’autore, la sua difesa in tutta Europa, la modulazione dei diritti rispetto ai new media che non sono più mercati residuali, ma si trasformano rapidamente in mercati principali. E poi c’è il problema dei tagli ai fondi per il cinema. Una parte dei lavori è dedicata allo stato delle cose nei vari paesi. Alla fine sembra un campo di battaglia dove il nostro nuovo generale (il regista inglese Piers Haggard, nuovo presidente operativo) punta le bandierine dei territori da difendere. Le nazioni più disastrate sono l’Ungheria, che ha subìto i tagli e gli azzeramenti delle strutture operative del cinema più devastanti, l’Estonia, la Repubblica Ceca, l’Irlanda, il Portogallo, la Gran Bretagna, che ha visto cancellato lo UK Film Council, quella cosa che noi vorremmo tanto introdurre in Italia. E ovviamente ci siamo noi, con i nostri problemi. I nostri delegati si sono subito gettati nella mischia. Nel primo intervento di saluto di 100Autori, Nicola Lusuardi del direttivo dell’associazione ha messo sul tavolo tutte le battaglie del cinema italiano di questi giorni. Tagli a tax credit e tax shelter, tagli al FUS, tagli ai budget delle tv, delocalizzazione delle fiction… L’elenco non ha spaventato soltanto il delegato ungherese, che se la vede peggio di noi… E poi Haggard è andato a portare la solidarietà di FERA all’assemblea di “Tutti a casa” e ha potuto toccare con mano la combattività e la rabbia dei cineasti italiani. La sua conclusione “L’Europa tutta vi guarda”, ha provocato emozione, ma consapevolezza che soltanto tutti insieme, dentro come fuori dall’Italia, ce la possiamo fare.

Un altro dei temi caldi è la proposta di un contratto tipo per i registi europei. Sembra un’utopia, ma anche essere remunerati per i passaggi televisivi sembrava un’utopia, e invece adesso con l’aiuto di FERA, possiamo discutere di come migliorare la nostra posizione. C’è soprattutto la consapevolezza che questi sono temi che soltanto ai distratti possono sembrare lontani dal nostro lavoro di tutti i giorni. Essere al centro del dibattito europeo, poter contare sulle decisioni strategiche dell’intera associazione (nel nuovo Comitato esecutivo c’è di nuovo un membro italiano, cioè io…), questo ci fa sentire più forti.

 

Il resto è tre giorni di confronto serrato, ma due piacevolissime serate, due ristoranti accoglienti e tanto italiani, Convoglia, in uno stupendo braccio della stazione Termini, e Cordon Rouge, accanto al Senato, gestito magistralmente da Chicchi. Tre attori finlandesi hanno improvvisato ed ironizzato sul ruolo di registi ed attori.
Conclusioni: tutti felici e contenti, l’Italia fa ancora il suo effetto sugli stranieri (“Falli stà altri du’ giorni…”), la nostra ospitalità è proverbiale… E i contatti si stringono sempre più. Nuovi amici, nuovi confronti, nuova solidarietà. Gli indirizzi skype che tutti ci scambiamo permetteranno rapporti più intensi, e magari anche l’utopia di trovare regole comuni per fare bene questo magnifico mestiere si potrà tradurre in realtà.

10 Novembre 2010

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