È morto stamattina a 94 anni Furio Colombo. Ne dà notizia la famiglia. Giornalista di primo piano, inviato Rai, editorialista de ‘La Repubblica’, direttore del ‘L’Unità’, fondatore de ‘Il Fatto quotidiano’, ma anche parlamentare per tre legislature per i Ds, l’Ulivo, il Pd.
Nato in Valle d’Aosta, si laureò in giurisprudenza a Torino e poi alla metà degli anni Cinquanta cominciò un’attività parallela tra pratica in avvocatura e partecipazione alla scrittura di programmi culturali della Rai, assieme ad Umberto Eco, Gianni Vattimo e Piero Angela.
“Nella mattinata di oggi è deceduto all’età di 94 anni Furio Colombo, assistito dalla moglie Alice e dalla figlia Daria”, si legge in una nota della famiglia che precisa che i funerali si svolgeranno al Cimitero Acattolico di Roma domani mercoledì 15 gennaio alle ore 15.
Colombo ha un legame molto forte con il cinema italiano.
Nel 1972 partecipò al film Il caso Mattei di Francesco Rosi, interpretando il ruolo dell’assistente e traduttore di Enrico Mattei, fondatore dell’ENI, interpretato da Gian Maria Volonté.
L’idea venne a Francesco Rosi dopo aver letto il libro ‘L’assassinio di Enrico Mattei’, scritto dai giornalisti Fulvio Bellini e Alessandro Previdi, che sostenevano apertamente la tesi dell’omicidio di Mattei attraverso il sabotaggio del suo aereo. Rosi coinvolse gli autori nella stesura della sceneggiatura e, verso la fine di luglio del 1970, si rivolse anche al giornalista de ‘L’Ora’, Mauro De Mauro, con cui aveva già collaborato durante la realizzazione di Salvatore Giuliano. Il suo obiettivo era ricostruire gli ultimi giorni di vita di Mattei a Gagliano Castelferrato, nell’ennese, per arricchire la sceneggiatura con dettagli significativi.
De Mauro, attratto dall’importanza del compito e dal compenso offerto dal produttore Pietro Notarianni della Vides, iniziò subito le sue indagini. A Gagliano Castelferrato, grazie al signor Puleo, gestore del cinema locale, riuscì a ottenere una registrazione dell’ultimo discorso pronunciato da Mattei. Cercò anche di contattare figure chiave come Graziano Verzotto, politico e amministratore dell’Ente Minerario Siciliano, ritenuto vicino alla cosca di Giuseppe Di Cristina, e Vito Guarrasi, figura ambigua con legami sia con Amintore Fanfani sia con i servizi segreti statunitensi.
Il 16 settembre 1970, però, De Mauro fu rapito davanti alla sua abitazione in viale delle Magnolie a Palermo e non venne mai più ritrovato. Rosi decise così di includere l’episodio legato a De Mauro all’interno del film, che ha ottenuto il Grand Prix come miglior opera al 25º Festival di Cannes, ex aequo con La classe operaia va in paradiso di Elio Petri. Nella stessa edizione del festival, Gian Maria Volonté, protagonista di entrambe le pellicole, ricevette una menzione speciale. L’opera è stata inclusa tra i 100 film italiani da preservare. Tuttavia, nonostante questo riconoscimento, non è mai stata distribuita in formato DVD.
Nel novembre del 1975, Colombo realizzò poi l’ultima intervista concessa da Pier Paolo Pasolini, pubblicata su ‘La Stampa’ di Torino, all’epoca diretta da Arrigo Levi, il giorno precedente all’omicidio del celebre scrittore. Il pezzo fu intitolato ‘Siamo tutti in pericolo’, e affronta temi di grande rilevanza sociale e politica. Pasolini esprime una profonda preoccupazione per la deriva autoritaria e la perdita dei valori democratici in Italia, denunciando l’omologazione culturale e l’influenza negativa dei mass media sulla società.
Critica inoltre aspramente il consumismo dilagante e l’appiattimento delle coscienze, mettendo in guardia contro i pericoli di un sistema che promuove l’individualismo a scapito della collettività. Data la circostanza, l’intervista rappresenta un testamento intellettuale in cui Pasolini ribadisce l’importanza della responsabilità civile e dell’impegno morale degli intellettuali nel contrastare le ingiustizie e nel difendere la libertà di pensiero.
Gran parte del contenuto dell’intervista è servito da ispirazione per opere legate alla figura di Pasolini, tra cui segnaliamo in particolare ‘Il delitto Pasolini’ di Gianluca Maconi, graphic novel edita da Beccogiallo, per cui Colombo scrisse anche la prefazione.
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