‘From Ground Zero’, l’arte della speranza tra le macerie di Gaza

Il film antologico in lizza per entrare nelle nomination agli Oscar raccoglie 22 cortometraggi girati nel cuore della Palestina assediata


Le bombe hanno smesso di illuminare i cieli di Gaza, ma ciò che è accaduto da quel fatidico 7 ottobre 2023 non può essere dimenticato. La distruzione, il dolore, la fame, la paura, ma anche un’indomita speranza e desiderio di libertà. Tutto ciò rivive in From Ground Zero, tra i favoriti per rientrare nelle nomination agli Oscar come Miglior film internazionale che verranno annunciate il 23 gennaio. Prodotto dal regista Rashid Masharawi, il film è un’antologia di 22 cortometraggi tra i 3 e i 7 minuti realizzati da altrettanti autori palestinesi. I brevi film spaziano tra i generi, alternando documentario e finzione, ma anche sequenze animate e musicali.

Nonostante il racconto di finzione sia spesso preferito a quello reale, il contesto in cui questi brevi film sono stati girati è auto-esplicativo. From Ground Zero costruisce un mosaico di esperienze cinematograficamente molto diverse, ma che unite insieme restituiscono un quadro complessivo di profonda umanità, capace di aiutarci a comprendere ciò che è accaduto a centinaia di migliaia di civili palestinesi negli ultimi 15 mesi, vittime di “una guerra che con è come le altre”. Testimonianze che sfruttano il mezzo cinematografico per arrivare a un mondo spesso sordo alle esigenze dei più deboli, diffondendosi a macchia d’olio nei festival di tutto il globo, in attesa di una nomination agli Oscar che farebbe compiere il salto definitivo.

A Gaza l’unico orizzonte che abbiamo è il mare. Grazie a Dio esiste il mare”. Oltre alle tendopoli e alle rovine delle città, l’altro luogo che spesso ritorna nelle storie e la spiaggia che costeggia la striscia di Gaza e che affaccia sullo stesso mare di noi europei. Un simbolo ricorrente e potentissimo che rappresenta la speranza di un popolo intero. Su quella spiaggia non diversa dalle nostre, le persone si rifugiano lontano dalle esplosioni, guardano il mare con occhi grandi e, a volte, danzano.

Non solo la danza. From Ground Zero dà voce ed espressione all’arte in senso lato, vero e proprio collante della maggior parte di queste storie. In mezzo a tanto dolore, l’arte è una via di fuga, una ragione di vita che dà senso alle giornate nelle tendopoli e a un futuro incerto. Un pittore che racconta per immagini la guerra, un’artista visiva che torna nel proprio studio dopo i bombardamenti, uno stand-up comedian alla ricerca di un pubblico, una docente che insegna l’arte dell’animazione a dei bambini, una cantante che cerca nella musica motivi di gioia per la comunità, burattinai che raccontano il passato e il futuro della Palestina, una scrittrice che cerca l’ispirazione e una lettrice che calcola il peso dei libri da portare con sé capendo che “non c’è cosa più pesante dell’oppressione”.

E poi c’è il cinema, non solo collettore di tutte queste esperienze, ma oggetto stesso della narrazione: dal cineasta che si scusa con la settima arte per avere smesso di inseguire il suo sogno, alla regista che interrompe a metà il proprio cortometraggio perché non più in grado psicologicamente di girare la scena finale. Perché in un contesto in cui l’arte, l’immaginazione e la creatività sono fonte di speranza, a volte la realtà prende tragicamente il sopravvento sulla finzione e ci ricorda il valore della libertà e della pace.

Alimentato spesso da una ricercata ingenuità cinematografica, From Ground Zero è una testimonianza preziosa, a maggior ragione ora che il peggio sembra essere passato per i civili palestinesi. Perché un breve sprazzo di serenità non cancelli in un attimo tutto la sofferenza subita e le decine di migliaia di morti innocenti che come unica sepoltura hanno le mura delle proprie case. Un progetto documentaristico quantomai necessario, che merita un plauso per gli sforzi e le difficoltà affrontate nel realizzarlo. L’attesa nomination all’Oscar sarebbe un attestato al coraggio di questi 22 eroici autori e autrici che ci hanno fatto dormire con loro nelle tende, che ci hanno portato a scavare tra le macerie in cerca dei loro cari, e che, soprattutto, ci hanno parlato dei loro sogni infranti e di quelli che, invece, ancora resistono, nonostante tutto.

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18 Gennaio 2025

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