Fate leggiadre e possenti corazze: i costumi del Premio Oscar Gabriella Pescucci a Cinecittà si Mostra

La grande costumista svela i segreti degli abiti realizzati per 'Sogno di una notte di mezza estate' di Michael Hoffman e 'I fratelli Grimm e l’incantevole strega' di Terry Gilliam, esposti nelle teche di via Tuscolana. L’intervista


In Sogno di una notte di mezza estate di Michael Hoffman lei torna a vestire Michelle Pfeiffer, cinque anni dopo il film per il quale vinse l’Oscar ai Migliori Costumi, L’età dell’innocenza di Martin Scorsese, che pure vedeva protagonista l’attrice statunitense. Ci racconti come ha realizzato quei fantastici abiti delle fate.

Sogno di una notte di mezza estate è un film delizioso, pur se non ha avuto il successo che meritava. E Michelle (Pfeiffer, ndr) si riconfermò anche lei tale, anche in quell’occasione: una donna sempre molto collaborativa, disponibile. Bellissima. I materiali che ho scelto per gli abiti di Titania, la ‘regina delle fate’ che lei interpretava, e per quelli di Fior di Pisello e Chicco di senape, le altre fatine (Flaminia Fegarotti e Paola Pessot, ndr), erano molto semplici: dovevano essere assolutamente eteree, quindi ho usato il classico “velo di cipolla”, che è una stoffa di seta leggerissima, con le  applicazioni e i plissé fatti tutti a mano. Io ho sempre avuto una grande manualità, quindi le prime le ho fatte con il crine, che è una striscia di tessuto alta quasi cinque centimetri: prima lo abbiamo tinto, poi piegato, e arrotolato nelle rondelline che si vedono all’altezza del petto delle fate. Eravamo una piccola squadra, con me c’erano anche Carlo Poggioli e Zazà (Salvatore Salzano, ndr), allora suo assistente.

Dettaglio dell’abito di Michelle Pfeiffer in ‘Sogno di una notte di mezza estate’ di Michael Hoffman (1999) – Foto Black Alpaca

 

I fauni e i folletti, invece, avevano delle scarpe molto particolari

Esatto: per i fauni, che in fondo alle gambe pelose hanno zoccoli al posto dei piedi, Carlo Poggioli preparò delle scarpe speciali con Pompei (Storico Calzaturificio per il cinema, ndr), per l’appunto a forma di zoccolo, al cui interno però ‘la sede’ del piede degli attori era ricoperta e circondata da un materiale speciale, per permettere loro di appoggiarlo e camminare comodamente.

La corona dorata della regina delle fate

La corona in lamina d’oro di Michelle l’ho dovuta ricostruire ad hoc per quest’esposizione a Cinecittà si Mostra, perché non la trovavamo più: la prima ce la costruì un gioiellere toscano, di cui non ricordo il nome; quella che è esposta, invece, ce l’ha fatta Pikkio, il gioielliere storico del cinema. Gli abbiamo dato tutte le fotografie, raccomandandogli la maggior leggerezza possibile nella realizzazione e nei materiali. L’idea era quella di imitare le corone degli eroi greci, che fremevano nel vento, perché la composizione dell’oro era molto più leggera, e le foglie delle corone si muovevano quando chi le indossava correva.

La corona indossata da Michelle Pfeiffer in ‘Sogno di una notte di mezza estate’ di Michael Hoffman (1999) – Foto Black Alpaca

 

Quali riferimenti pittorici o più in generale artistici hanno ispirato questi costumi?

In verità è stata tutta una grande mescolanza della mia conoscenza, come in generale mi accade sempre. Non si fa altro che mettere insieme tutta quella che si è accumulata negli anni di ricerca e di lavoro.

Dietro le quinte di Sogno di una notte di mezza estate c’erano due premi Oscar: oltre a lei, la grande scenografa Luciana Arrighi. Come è andata la vostra collaborazione?

Molto bene. La squadra di Luciana (Arrighi, ndr) ricostruì un bosco vero e proprio dove gironzolavano gli spiriti umani e fatati! Era davvero bello, all’interno del Teatro 5 di Cinecittà. Lei la conoscevo già, è una donna estremamente colta e preparata. E il nostro lavoro, anche in quell’occasione, è stato molto ravvicinato, come solitamente per me con quel reparto: io consulto sempre gli scenografi, come ho sempre fatto anche con Dante Ferretti.

A proposito, quali sono stati i primi costumi che ha realizzato a Cinecittà?

A Cinecittà ho lavorato tante volte, una del prime è stata nel ’73, quando ero l’assistente di Piero Tosi ai costumi del Ludwig di Visconti. Poi con Fellini, a quelli de La città delle donne.

L’abito-corazza indossato da Heath Ledger ne ‘I fratelli Grimm e l’incantevole strega’ – Foto Black Alpaca

 

Cambiamo film. Con Carlo Poggioli, nel 20025, lei ha realizzato lo splendido abito-corazza indossato dal premio Oscar Heath Ledger, nei panni di Jacob Grimm ne I fratelli Grimm e l’incantevole strega, diretto da Terry Gilliam. Un costume assolutamente senza tempo, che potrebbe appartenere anche a un guerriero spaziale.

Anche questo è fatto tutto a mano, lo abbiamo realizzato con Carlo (Poggioli, ndr): è fatto di tante scaglie di cuoio, sagomate e bullonate una ad una, in collaborazione con il magnifico laboratorio di Pieroni, che fa i cappelli, copricapo e corazze per il cinema e il teatro. Con Carlo c’è una fiducia totale, abbiamo iniziato a lavorare assieme quasi quarant’anni fa, ne Il nome della rosa. Lui al tempo era un ragazzo, io ero sul set in Germania, vicino Francoforte, per l’interno dell’abbazia… lo chiamai e gli chiesi ‘Carlo hai il passaporto? Allora raggiungici subito!’

Gabriella Pescucci in sartoria – Courtesy of Carlo Poggioli

 

Come per magia, lei riesce a passare dall’immaginario favolistico shakespeariano a quello della tradizione popolare dei Fratelli Grimm, per realizzare il costume perfetto in entrambi gli universi. Come si fa?

Per fortuna nel mio mestiere non ci si annoia mai. Non è mai ripetitivo. Anche I fratelli Grimm è bellissimo, ma il film di Terry (Gilliam, ndr) che più amo è sicuramente Le avventure del barone di Munchausen, anche quello girato in parte a Cinecittà. Anche qui per quanto riguarda i riferimenti pittorici mi sono ispirata a tante cose diverse, quindi di nuovo a una mescolanza, di sicuro molto ho preso dal mondo austriaco… ma con Terry non bisogna mai essere noiosi!

Gabriella Pescucci (a dx) con Terry Gilliam e Carlo Poggioli – Courtesy of Carlo Poggioli

 

Nel 1994 lei ha vinto l’Oscar per i Migliori Costumi, ma al premio più ambito è stata candidata altre due volte: nel 2005, con La fabbrica di cioccolato di Tim Burton, e nel 1988, proprio per Le avventure del barone di Munchausen di Terry Gilliam. Il suo rapporto di stima e amicizia con lui è noto, come si è trovata invece con il protagonista?

Con Heath Ledger abbiamo lavorato con molta tranquillità, mi sono trovata davvero benissimo. Con Terry ho un rapporto bellissimo, lo adoro! Quindi sono molto tranquilla, sui costumi posso permettermi anche di dirgli “ho fatto così perché mi piace così” (ride).

I costumi realizzati da Piero Tosi per ‘Medea’ di Pier Paolo Pasolini (1969) – Foto Black Alpaca

 

Tornando indietro nel tempo, a Cinecittà si Mostra sono esposti anche i due costumi indossati da Maria Callas in Medea di Pier Paolo Pasolini, realizzati nel 1969 da uno dei maestri assoluti del costume, il premio Oscar alla carriera Piero Tosi, con lei che al tempo era la sua giovanissima assistente, alle prime armi.

Sì, io ho cominciato a lavorare proprio su quel film, come ultima degli assistenti, sia sui set che in Sartoria Tirelli. Quelli erano abiti in garza di cotone, plissettati a mano e ispirati a costumi di varie etnie, poi tinti e lasciati essiccare al sole. Anche quello con la Sartoria Tirelli è un rapporto antichissimo: i periodi in cui non facevo l’asssistente per un film, lavoravo in sartoria… Umberto (Tirelli, ndr) si indebitava e comprava continuamente abiti autentici, infatti ha una collezione strepitosa, di grande valore. Spero che prima o poi realizzino il progetto del museo di cui si parla da vent’anni…

Gabriella Pescucci con Maria Callas sul set di ‘Medea’ di Pier Paolo Pasolini, quando era assistente di Piero Tosi – Courtesy of ASC

 

Tutti i costumi citati nell’intervista sono prestiti della Sartoria Tirelli.

 

Tutte le informazioni sui biglietti, gli orari e le visite guidate a Cinecittà si Mostra sono disponibili sul sito di Cinecittà

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18 Gennaio 2025

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