Il cinema italiano secondo Anderson & Tartt

Donna Tartt e Wes Anderson incontrano il pubblico della Festa del Cinema di Roma


Wes Anderson  è uno degli autori più ammirati e imitati del cinema contemporaneo. Donna Tartt una scrittrice americana dal talento straordinario, vincitrice del Premio Pulitzer per la narrativa 2014 grazie al suo libro ‘Il Cardellino’. Oggi i due grandi narratori hanno incontrato il pubblico della Festa del Cinema di Roma, commentando alcune clip di film italiani, scelte da Tartt (tranne l’ultima, selezionata da Anderson).

Il primo della lista è Medea di Pasolini. “Un film disomogeneo – dice Tartt – e forse poco comprensibile a chi non conosce l’impianto narrativo originario. Però per noi statunitensi, abituati al glam dei peplum americani, è un modo totalmente diverso di affrontare il mondo classico. E’ un film dell’orrore, con una grande valenza ritualistica. Il palazzo di Creonte è un buco sporco e scuro nel terreno della Cappadocia, la musica è quella tradizionale del luogo, il vello una pelle bruciacchiata con qualche tinta di vernice dorata”. “Sembra quasi documentaristico”, conclude Anderson, “con un ritmo inusuale, lento, ipnotico, comune anche a Il vangelo secondo Matteo”.

Si passa poi a La notte di Antonioni, curiosamente con la stessa scena scelta da Paolo Sorrentino per il suo incontro di ieri. “Il titolo dice molto – commenta Tartt – la notte diventa una presenza oscura, inquietante, ma abbiamo scelto la scena della passeggiata perché mi ricorda una processione di Piero della Francesce, c’è la storia della pittura italiana”. “L’avventura di Antonioni – dice Anderson – è un film seminale. Il suo stile è inimitabile, come quello di Fellini. E poi naturalmente Blow-Up, volevo anch’io la Rolls Royce e la macchina fotografica. Credo che il suo stile sia internazionale, un giapponese o un americano potrebbero fare film così solo se avessero visto molto bene i suoi film”.

Il terzo film non è di un regista italiano, ma di italiano ha tutto il resto, l’ambientazione, il cast. E’ La signora di tutti di Max Ophuls. “Inizia come Sunset Boulevard – dice Tartt – ed è una critica spietata dello star system. Lei ha tentato il suicidio e sta morendo e tutti sono solo preoccupati di come questo inciderà sui loro affari. E’ un anticipatore di Lola Montez, che amo molto, l’ho conosciuto per questo”. “E’ estremamente moderno – dice ancora Anderson – se pensiamo che erano gli anni trenta”.

La clip successiva è dedicata proprio a Sorrentino: la scena dei fenicotteri de La grande bellezza. “Mi ha completamente trascinata – dice Tartt – c’è buio e luce, personaggi profondi e complicati, e fa anche ridere, senza dimenticare la facciata spirituale. Inoltre, è proprio bello da vedere. Noi in America non disprezziamo affatto il lato scenico, è entertainment. Non necessariamente ci deve essere un messaggio dietro al film”. “Uscito dalla sala – commenta Anderson – ho subito pensato che fosse un capolavoro. Tra l’altro avevo selezionato per un Festival Le conseguenze dell’amore, in passato. Servillo ha una faccia pazzesca, ti emozioni solo a guardarla. So che in Italia non è piaciuto a tutti, un po’ come è capitato a Guadagnino per Io sono l’amore. Capita. A volte il semplice fatto di vedere un film in un’altra lingua e sottotitolato te lo fa apprezzare di più”. “Come Deserto Rosso di Antonioni – chiosa Tartt – che ha quelle frasi che gli italiani considerano strane come ‘mi fanno male i capelli’. A noi sembrano molto profonde invece”.

Gran chiusura con L’oro di Napoli di De Sica, scelto appunto da Anderson: “E pensare che in America non lo conosce quasi nessuno – dice – io quando l’ho visto non smettevo di parlarne. Poi la versione che circola da noi è diversa, ha un episodio in meno. A me piace quella completa. Totò è il vostro Buster Keaton”. 

19 Ottobre 2015

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