Guédiguian & Ascaride, la festa continua

Il cinema, la politica, l'amore, la lotta per l'esistenza dell'Armenia, le migrazioni e, come sempre, Marsiglia, da sempre culla e teatro dell'opera di Robert Guédiguian e del suo gruppo di fedelissimi attori, guidati dalla moglie e musa Ariane Ascaride


Il cinema, la politica, l’amore, la lotta per l’esistenza dell’Armenia, le migrazioni e, come sempre, Marsiglia, da sempre culla e teatro dell’opera di Robert Guédiguian e del suo gruppo di fedelissimi attori, guidati dalla moglie e musa Ariane Ascaride.

“L’arte deve partire sempre da un fatto reale. Io mi sono ispirato ai crolli tragici delle case a Marsiglia il 5 novembre 2018 in rue d’Aubagne, in cui persero la vita otto persone, e all’elezione di un politico che non voleva essere eletto. Questo film è una proposta utopica che faccio al pubblico, ma tutti i cambiamenti avvengono per utopie”.

Guédiguian è alla Festa di Roma con E la festa continua!, tra commedia, dramma e romanticismo, in sala il 15 novembre in Francia e in primavera da noi con Lucky Red. Una grande famiglia di origine armena (“Marsiglia è stata fondata da noi”, dicono con orgoglio), si confronta con la vita quotidiana e le sue sfide. La protagonista, pur nell’impianto corale, è Rosa (Ascaride), di professione infermiera e per vocazione centro del nucleo familiare, che riunisce attorno a un piatto tipico, gli spaghetti con noci e acciughe. E’ madre e nonna, ma anche una donna capace di innamorarsi. E l’incontro con il padre della fidanzata del figlio farà rinascere in lei il desiderio, mentre è combattuta all’idea di candidarsi per le elezioni locali. Anche i più giovani sono impegnati, in questo mondo che trasmette gioia di vivere e umanità profonda. “Non bisogna interrompere il filo tra le generazioni – spiega il regista di Gloria mundi e La casa sul mare – la politica non deve sparire nel limbo della storia. Le allusioni a Gramsci e Rosa Luxemburg che ho inserito nel film servono a questo. Nella politica bisogna ricostruire prossimità, perché senza un’azione collettiva il mondo sarebbe peggiore di ciò che è”.

Le vite dei numerosi personaggi – nel cast tutti gli habituée di casa Guédiguian, da Jean-Pierre Darroussin a Gérard Meylan, al più giovane Robinson Stevenin – si dipananno all’ombra di una statua di Omero, cantore cieco che diventa simbolo di riscossa. “E’ stato il padre delle narrazioni dell’Occidente e suggerisce di raccontare in modo diverso. Le emozioni devono suscitare nuove forme di intelligenza nel cinema, nella politica, e nella società. Ho la pretesa di credere che posso cambiare le cose, sennò avrei smesso di fare cinema. Se uno spettatore cambia idea o perlomeno e vede le cose in modo diverso grazie a un mio film, non ho fatto il mio lavoro invano. Quindi mi devo persuadere che posso combattere e contribuire al cambiamento”.

Ariane Ascaride riflette sul proprio ruolo: “Il personaggio di Rosa ha un’età in cui ci si aspetta da lei che sia madre e nonna, nient’altro. Noi donne abbiamo un tempo predeterminato dalla società per avere una vita sessuale e amorosa. Nessuno, però, ha diritto a imporci nulla, perché questa tendenza finisce per privarci di opportunità e bellezza”. E prosegue: “E’ bello che siano stati due uomini a scrivere questo personaggio. C’è un’ideologia forte, una rappresentazione delle donne che ci limita, anche se le cose adesso stanno cambiando. Una nonna può avere sentimenti amorosi, lei stessa all’inizio si censura, ma poi trova una sponda nei figli che sono molto contenti per lei. E questo non è scontato, non accade in tutte le famiglie”.

Uno dei temi affrontati dal film è quello delle divisioni che impediscono alla sinistra di vincere.

Guédiguian. In tutto l’Occidente, in Francia come in Italia e Germania, la sinistra non arriva all’unità, solo in Spagna c’è un’alleanza. La responsabilità è dei dirigenti che hanno un modo vecchio di fare politica, credono che ci sia un avvenire per la forma partito e mettono questa nozione prima della vittoria. È una provocazione la mia, ma credo che bisognerebbe mandare via tutti i politici che hanno più di trent’anni. La situazione è gravissima. L’assenza di rappresentanza a sinistra porta a forme dure e autoritarie che contesto fortemente perché sono pericolose. Bisogna staccare la politica dall’economia. La sanità non deve essere condizionata dalle leggi economiche. Gli ospedali, per esempio, vanno finanziati punto e basta, anche creando debito perché la salute è una necessità assoluta, come l’istruzione. Bisogna trovare subito una traduzione politica per tutto questo.

Ascaride. L’estrema destra attira le persone perché propone soluzioni concrete, anche se sbagliate. Sono molto arrabbiata per questo. Bisogna trovare, come diceva Cechov, delle forme nuove invece si perde tempo. Chi vive una vita difficile, chi non arriva a fine mese con il salario, è attratto da un’offerta magari di duecento euro in più in busta paga. La sinistra deve ricominciare a pensare a come parlare a queste persone che sono in condizione di bisogno. Gli ideali, certo, sono importanti, ma lo è altrettanto e di più non avere soldi per campare.

Questa è anche una storia romantica che segue i destini di alcune coppie. In particolare colpisce ed emoziona l’amore che nasce tra i personaggi di Ariane Ascaride e Jean-Pierre Darroussin, quasi settantenni. Finalmente una coppia di coetanei, una donna matura che viene amata e desiderata.

Nei film spesso si vedono uomini anziani che si innamorano di una ragazza di trent’anni. C’è quasi sempre di mezzo il denaro o il potere. Non credo che un vecchio povero sarebbe molto attraente per una ragazza. Ho sempre contestato la posizione dominante degli uomini, la trovo ridicola. E poi da sempre sono le donne che vanno al cinema mentre gli uomini guardano il calcio. Parlando come produttore sarebbe importante considerare i gusti e la sensibilità femminile nella rappresentazione perché in definitiva sono loro che scelgono quali film andare a vedere.

Il film lancia anche un accorato grido di allarme per l’Armenia.

L’Armenia è minacciata da sempre, con l’Azerbaijan c’è una guerra in corso. Ho insistito su questo aspetto perché penso che la specie armena sia davvero in pericolo, rischia l’estinzione. Se sparisce l’Armenia come Stato, anche gli armeni della diaspora scompariranno, magari solo un po’ più lentamente. Il nostro paese è un porto dove rifugiarsi in caso di tempesta. La diversità delle specie nella cultura è altrettanto importante che in natura. Dico la stessa cosa per la Palestina e Israele, per tutti i popoli minacciati.

Vede una possibile soluzione al conflitto tra Israele e Palestina?

L’unica soluzione è la costituzione di due Stati. I politici israeliani di destra, fascisti e suprematisti, non lo vogliono e questo conduce al disastro. Tutti gli israeliani che volevano questo processo, Rabin per primo, sono stati eliminati.

Cristiana Paternò
27 Ottobre 2023

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