Ettore Scola ai giovani: “Cambiate voi questo paese”

Il regista di Una giornata particolare protagonista della master class del Bif&st lancia una sfida. E sul Festival di Roma: "Ha nove volte i soldi di Bari, ma non questa adesione di pubblico"


BARI – “Questo festival ha la caratteristica del pubblico, vedo molti giovani e poche teste bianche, per fortuna, nella platea del Petruzzelli. Felice Laudadio ha saputo intercettare la voglia di vedere i film e capire qualcosa di più dei tempi di oggi, perché la forza del cinema, anche se indebolito dalle crisi, è rappresentare le idee che ci sono, crearne di altre e fertilizzare il giudizio del pubblico. Il Bif&st, dopo sei anni di vita, ha un’identità che Roma non ha e non avrà e che Venezia ha perduto. Il Festival di Roma, che ha nove volte i soldi di Bari, non sarà mai come Bari perché gli manca questa adesione di pubblico”, così Ettore Scola, sempre provocatorio e tagliente nonostante i modi gentili e la parlata calma. Il presidente del Bif&st è stato protagonista della classica master class davanti a una affollata platea di ragazzi e ragazze, attentissimi alle sue digressioni, mentre stasera riceverà il Platinum Award della Fipresci. Un po’ di cinema e molta politica, nelle parole del regista, stimolato dal critico Enrico Magrelli, molto applaudito soprattutto quando ricorda Berlinguer. 

Una mattinata aperta dalla proiezione del suo capolavoro Una giornata particolare, un film del 1977 ancora nel cuore di tanti spettatori. Che trovano nella vicenda della madre fascista Antonietta e del gay Gabriele, perseguitato dal regime, spunti che parlano al nostro presente. “C’è chi l’ha visto 8/10 volte, io vorrei dire che palle, ma invece ci trovano ogni volta qualcosa di nuovo. La verità è che i film, una volta fatti, sono dello spettatore. E poi in Cina o in Giappone questi argomenti sono ancora tabù”.

Ha una visione artigianale e insieme politica del mestiere del cinema, l’83enne Scola, che se non ci fossero stati i Fratelli Lumière avrebbe fatto il falegname o il calzolaio. “Nel piccolo paese dove sono cresciuto, Trevico, frequentavo proprio queste due botteghe”. Ma il suo racconto biografico parte dai tempi in cui faceva il “negro” per Metz e Marchesi, conosciuti nella redazione del Marc’Aurelio, la rivista satirica dove si formò anche Fellini. Scola dava forma alle idee dei “grandi” per le commedie di Totò e Macario inventando non poche battute. Una, quella di Totò Tarzan (“Io Tarzan, tu bona”) piacque al re della risata. “Fu meglio che vincere un Oscar, traguardo che ho mai raggiunto nonostante le cinque candidature”. E poi: “Ero orgoglioso di collaborare con loro pur senza essere citato, avrei messo sul biglietto da visita Ettore Scola, negro”.

Quell’Italia degli anni ’50, una paese appena uscito dal fascismo e dalla guerra, aveva entusiasmo da vendere. “I giovani registi di oggi, anche bravi, non hanno modelli. Allora c’erano le macerie, ma amavamo l’Italia. Da Proust a Steno non viene fuori niente se non ami il paese di cui stai parlando. Oggi amarla è difficile. Quella era un’Italia piena di macerie e con dei colpevoli, adesso il colpevole è difficile da individuare. La realtà per un giovane non è così facile da interpretare. Ci sono responsabilità diffuse, collettive, in parte anche di chi non han vigilato abbastanza. Dobbiamo risalire a Berlinguer per trovare uno che ci soddisfi, uno che aveva individuato la questione morale come prioritaria. Dopo di lui, liberi tutti, tutti rubano”.  
 
Tre film su 75 scritti (“il conto lo teneva mia madre”): Io la conoscevo bene, Il sorpasso e Un americano a Roma. “Mi sarebbe piaciuto anche dirigerli, ma ero contento dei miei registi. Pietrangeli aveva melanconia e spessore, Dino Risi leggerezza, Steno consegnò Alberto Sordi al successo”. Racconta che Sordi era un pazzo, imprevedibile. “Lo divertiva spaventare le persone. Ricordo che una volta, in una cena ufficiale, c’era un generale, al tavolo vicino al suo, che raccontava episodi di guerra con un tono tronfio. Lui si alzò, sbattè i tacchi, lo apostrofò e si mise a cantare la canzone degli alpini a squarciagola terrorizzandolo. Non era ancora famoso, aveva fatto Mamma mia che impressione dove era di un’antipatia totale nel ruolo del boy scout pettegolo. Ma anche quando ormai era diventato famoso, continuava a fare i dispetti, sul set infastidiva gli elettricisti scuotendo la scala su cui erano saliti”. Sordi passava così i tempi morti. “Mentre Mastroianni stava sempre attaccato al telefono… Chissà cosa avrebbe con i cellulari. Aveva questo bisogno di contatto continuo, chiamava Giovanna Cau dagli Stati Uniti per sapere cosa avevano mangiato a cena e andava in giro con le tasche gonfie di gettoni”. 

Ma parlare di cinema lo annoia, confessa Scola. E allora torna ad appellarsi ai ragazzi in platea. “Voi giovani avete delle responsabilità. Questo paese va cambiato. Non lo farà Renzi, che persegue altri obiettivi. Non ho speranze né in Tsipras né nei nostri, nessuno ha presentato un progetto, un’idea. Dovete darvi da fare voi. Chissà che non nasca proprio da Bari il cambiamento. Noi abbiamo cambiato l’Italia dopo vent’anni di fascismo. Adesso nessuno vi chiede di prendere il mitra e andare in montagna, ma c’è bisogno di entusiasmo”.

Tornerà a girare film, dopo Che strano chiamarsi Federico? “Avevo detto che non avrei fatto più film finché c’era Berlusconi. Non per vendetta, ma per rispondere a una sua precisa affermazione. Disse di essere liberale, perché faceva lavorare i comunisti come Scola con la sua Medusa. All’epoca stavo per fare un film con Depardieu, prodotto da Medusa, avevano già i contratti firmati. Mandai una lettera spiegando che non ero abituato ad avere a che fare con dei mecenati. Poi, quello su Federico Fellini non è un film, ma è un album di ricordi, un biglietto a un amico. Quindi, rassicuratevi, non farò più film”. 

24 Marzo 2015

Bari 2015

Bari 2015

Cinema & Fiction, tv italiana in cerca di innovazione

Al Bif&st il convegno "Cinema & Fiction: convergenze parallele?", un momento di confronto tra protagonisti del settore per capire quale possa e debba essere il ruolo della fiction in Italia, mentre dagli Stati Uniti arrivano i successi di serie tv che vantano attori da Oscar e ascolti strabilianti.
"Il problema dell'Italia è che non ha un'industria culturale degna", dice il direttore di 8 e 1/2 Gianni Canova, mentre Maurizio Sciarra si rivolge alla committenza e dice "La tv è ferma a 20 anni fa, non innova da decenni", mentre sta per arrivare in Italia il ciclone Netflix. Tra gli altri relatori Silvia Napolitano, Matilde Bernabei, Daniele Cesarano, Veridiana Bixio e Luca Milano per Rai Fiction

Bari 2015

Alba Rohrwacher due volte miglior attrice al Bif&st

Il messaggio dell'attrice: "Ringrazio il bellissimo Festival di Bari per questi riconoscimenti che arrivano a due film molto importanti per me, Hungry Hearts e Vergine giurata. Ringrazio il pubblico numerosissimo del festival. Purtroppo non posso essere con voi perché sono a Lisbona al Festival di Cinema Italiano. Ma sono davvero felice. E voglio ringraziare la Giuria dei Critici del Concorso Ufficiale e la Giuria Popolare delle Opere Prime"

Bari 2015

Bif&st: 2016 con Mastroianni e gli attori

73mila spettatori. Ovvero 2.500 in più rispetto allo scorso anno. La conferenza stampa di bilancio del Bif&st numero 6, guidato come sempre da Felice Laudadio, è la cronaca di un trionfo, ma anche un molto simbolico "passaggio di consegne" all'amministrazione locale futura, a cui il direttore e il presidente Ettore Scola chiedono in coro di confermare la fiducia in un progetto culturale che richiama un pubblico numerosissimo e giovane. Con il governatore Nichi Vendola in scadenza di mandato, resta un margine di incertezza per il futuro, che Laudadio cerca di scongiurare annunciando già non solo le date - dal 2 al 9 aprile 2016 - ma persino il programma del settimo Bif&st, che sarà dedicato a Marcello Mastroianni nel 20° anniversario della sua scomparsa, con una retrospettiva in 50 titoli. Al Teatro Petruzzelli la cerimonia di premiazione presentata da Stefania Rocca. Miglior regista Francesco Munzi, migliori attori Elio Germano, Alba Rohrwacher, Anna Foglietta e Carlo Buccirosso

Bari 2015

Nanni Moretti, superstar a Bari, legge il “Caro Diario”

"Manteniamo il mistero". Basterebbe l'ultima battuta della masterclass (riferita alla genesi di Habemus Papam), per riassumere l'incontro di Nanni Moretti con il pubblico del Bif&st, di cui è stato l'ultimo, attesissimo ospite. Dopo la proiezione di Caro diario, il regista ha letto il diario di lavorazione che scrisse per quel film del 1993: in un Teatro Petruzzelli affollatissimo, il regista ha rievocato quei giorni, per poi rispondere alle domande (o piuttosto ai timidi input) del moderatore Jean Gili. Come prevedibile, neanche una parola è stata dedicata a Mia madre, il nuovo film del regista che sarà in sala dal 16 aprile (e poi probabilmente a Cannes) in cui recita accanto a Margherita Buy e John Turturro. Ripercorrendo la sua carriera, ha detto: "Con gli anni sono diventato più esigente, ora il momento della scrittura è quello più difficile, mentre quello più faticoso e angosciante resta quello delle riprese"


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