Antonio Albanese: non solo Cetto, i miei personaggi vanno al cinema


TORINO – Epifanio, L’ottimista, il Sommelier, Cetto La Qualunque, Alex Drastico e Perego, ma anche Frengo. I personaggi di Antonio Albanese – in queste settimane in tournée in Italia con uno spettacolo intitolato appunto Personaggi – approderanno prossimamente al cinema. Dopo il successo di Qualunquemente, dunque, il comico ci riprova. Sta pensando a un nuovo film, un ritratto dell’Italia da Nord a Sud, con l’industriale stakanovista Perego che si è reinventato come scafista, Cetto che ha smesso di fare politica e sta a guardare, Frengo che torna dal Sudamerica per esclamare all’aeroporto: “Ma vi siete fumati l’impossibile”. Il momento che sta vivendo il nostro paese è drammatico e non si presta a prese in giro, ma una battuta la strappa: “Anche Cetto La Qualunque sta alla finestra, vuole vedere Monti Phyton come va”.

 

Albanese è al Torino Film Festival per Figli & Amanti, la sezione dove cinque attori-autori si confrontano con il film della loro vita. Lui ha scelto Round Midnight di Tavernier (1986). “Una scelta che mi ha spiazzato completamente”, rivela Gianni Amelio subito prima dell’incontro guidato dal giornalista Alberto Crespi. “Round Midnight è uno dei film più belli sul jazz”, spiega subito Albanese. Che da sempre, ovvero dagli inizi con Misty, ha dato al suo lavoro una musicalità che ha molto a che spartire con quella tradizione afroamericana. “Il film di Tavernier l’ho visto in un momento delicato della mia vita e ci ho trovato un movimento verso l’arte e l’assoluto che mi corrispondeva pienamente. Vivevo ancora in un paesino di provincia, anche se stavo per trasferirmi a Milano, all’Accademia, e avevo questo desiderio. E poi Thelonious Monk è nato il 10 ottobre, come me”, dice l’attore. Che si lascia sfuggire anche una nota polemica sull’uso di un suo titolo, Giù al Nord, per un film di Dany Boon. “Potevano almeno farmi una telefonata”.

 

Il jazz è improvvisazione… Quanto corrisponde al suo modo di lavorare?

L’improvvisazione si usa molto in fase di scrittura, ma sul palcoscenico non improvvisiamo niente, neanche una pausa. Quello dell’attore è un lavoro duro, io che ho fatto anche l’operaio e lo scaricatore, lo posso dire… Invece nella scrittura si ruba molto dalla vita. L’altro giorno è venuto da me un ragazzo e mi ha detto: “Sono di Volterra… Se hai, hai… se non hai, ohi”. Lo userò.

 

E gli altri comici sono un’ispirazione?

No, altrimenti si finisce per fare ripetizioni, per copiare Sordi o Totò, o fare come in tv, nel demenziale o nel kitsch che ha rotto le scatole… Ma io mi ispiro un po’ a tutto, disegni, suoni, film… Per Epifanio, che è il mio primo personaggio, avevo appena visto Quadrophenia degli Who con Sting che ballava con un cappottino ridicolo e anche un film sulla classe operaia degli anni ’60 dove portavano le sciarpe e occhiali ridicoli. Così è nata quella maschera e il suo modo di muoversi ballando, per dare l’idea del capetto… Ho una passione per il ballo, qualsiasi tipo di ballo, dalla mazurca al tango. E anche per l’opera lirica. Ho anche diretto un’opera di Donizetti alla Scala.

 

Ha visto per caso “I soliti idioti”?

Se ne vedono tanti in giro di idioti… No, a parte gli scherzi, se ho due ore libere, non vado certo al cinema, preferisco stare all’aria aperta.

 

Non frequenta i suoi colleghi?

Ho un amico odontotecnico, un dermatologo, il Fumagalli, che mi ha anche tolto una cisti, un cuoco bravissimo, un giornalista. Poi anche qualche attore, come Fabrizio Bentivoglio, ma non è detto che lo frequenti spesso.

 

Le piacciono i comici del muto?

Il mio sogno è uno spettacolo completamente muto, ma temo che sia quasi impossibile… Amo Buster Keaton, Laurel e Hardy. C’era una perfezione in quei film… e senza effetti speciali.

 

C’è anche qualche film italiano tra i suoi preferiti?

Non perché siamo al Festival di Torino, anche perché Gianni Amelio è andato via, ma mi aveva molto colpito Il ladro di bambini e Colpire al cuore, che mi ha insegnato cos’è il terrorismo. Mi piace Germi, Signore e signori, ho una venerazione per Matteo Garrone, anche perché mi piace la pittura e lui è un pittore. Per me è uno dei più grandi artisti viventi.

 

Cosa pensa degli show televisivi interminabili di Fiorello o Crozza?

Io non ho né il fisico né il carattere, non potrei resistere tre ore. Non mi alleno, non vado in palestra e mangio. Sei un vigliacco se non mangi un gelato al cioccolato, una pizza, le costine di manzo… l’insalata un giorno va bene, ma il giorno dopo di nuovo insalata?

 

Visto che le piace ballare, andrebbe a “Ballando con le stelle”?

Solo se l’alternativa è il carcere duro.

 

Con la fine del berlusconismo, ha qualche spunto nuovo per Cetto?

A parte che Cetto non riguardava direttamente Berlusconi, perché era nato prima e captava un modo di collegare il sesso e la politica che fa parte del potere, adesso mi piacerebbe fare un giornalista, uno che sa tutto, ma poi si rende conto che non è proprio così come pensa lui. Quello del giornalista è un mestiere molto serio, anche se negli ultimi anni si sono improvvisati molti. Io lo dico sempre a Michele Serra: solo voi giornalisti potete captare la realtà e scrivere per il teatro e per il cinema.

 

Invece nel suo spettacolo teatrale ha inserito elementi dall’attualità politica?

No, non mi piace rifarmi sulle ultime notizie e anche per questo non vado da Fabio Fazio che è un amico ed è bravissimo, ma io adesso non riesco a inventare un microspettacolo ogni settimana… Andrò da lui solo per una puntata su Enzo Jannacci. Ma posso chiudere con una frase che ho sentito qui a Torino? Dio fa la neve e la Madonna la scioglie.

 

 

29 Novembre 2011

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