MILANO. “Questo premio alla carriera che ricevo stasera mi rimanda a 35 anni fa quando condivisi con Gillo Pontecorvo la Grolla d’oro alla carriera ex aequo. In sala c’era Mario Monicelli che commentò ironico: ‘Hanno dato un premio a uno che la carriera non l’ha fatta mai e a un altro che non la farà mai”. Gianni Amelio è il protagonista della prima giornata di Visioni dal mondo, il festival internazionale del documentario che si svolge all’UniCredit Pavilion, nell’avveniristico quartiere Porta Nuova, dove il regista ha girato alcune sequenze de L’intrepido, precisamente al 14mo piano del Bosco Verticale. Accanto a lui Martina Colombari madrina di questa 1a edizione, il direttore generale del Festival Francesco Bizzarri, il direttore artistico Fabrizio Grosoli, Serena Massimi di UniCredit e Paola Malanga responsabile Area Prodotto di Rai Cinema.
Amelio presenta, fuori Concorso, in anteprima Registro di classe – libro secondo 1968 – 2000, il nuovo film d’archivio firmato insieme a Cecilia Pagliarani distribuito in sala nel 2016 da Istituto Luce-Cinecittà che l’ha prodotto con Rai Com e in collaborazione con Rai Cinema. Il film prosegue il viaggio nella scuola primaria italiana, dai primi del ‘900 ai giorni nostri, iniziato con il Libro primo, tutto in bianco e nero – riproposto qui a Milano dopo la Festa del Cinema di Roma – dove il racconto arrivava fino ai primi anni ’60, alla scuola di Barbiana di don Milani. Un viaggio ora compiuto di nuovo attraverso la ricerca e il montaggio creativo di immagini di repertorio, ma a colori, provenienti questa volta dagli archivi Luce e di Rai Teche, Indire, CGIL Scuola ed altri.
“Il Libro secondo parte dal ‘68, come spartiacque tra sistemi diversi di pensare e agire. La scuola si ribella, la scuola si riforma; si tenta di aprire nuove strade che in realtà sono già state percorse. La scuola dell’obbligo non diventa scuola di diritto e i problemi hanno solo altri protagonisti”, afferma Amelio.
Il film comincia poeticamente con una scuola elementare dell’entroterra calabrese che, per non chiudere i battenti per la scarsità di alunni come deciso dall’allora ministro Gelmini, porta in classe, a fianco dei bambini, alcuni anziani analfabeti. E si conclude con i figli degli immigrati che costituiscono la nuova utenza scolastica e con le assurde richieste di genitori che vorrebbero classi a maggioranza ‘italiana’. In mezzo ci sono le tante sperimentazioni in classe, le proteste per la scuola riformata o a tempo pieno, l’evasione e la dispersione scolastica.
“Il termine classe del titolo l’ho inteso come discriminazione sociale che c’era ieri e c’è oggi: al posto del figlio del contadino lucano ora troviamo il figlio dell’immigrato magrebino: dai dialetti alle lingue”.
Per Amelio questo film è più duro rispetto al Libro primo perché, con l’eccezione del ministro Luigi Berlinguer, che cercò di fare cose sensate, “per il periodo preso in esame trovi solo disastri e macerie; siamo arrivati agli anni Duemila e la scuola italiana aspetta ancora una soluzione”.
Come rapportarsi con il cinema di repertorio? “E’ essenziale non farsi imprigionare. Nel repertorio recitano tutti e la maggior parte male; il problema è trovare quelle parti la cui recitazione è decente. E poi non c’è verità nei servizi dei telegiornali, nelle inchieste, nelle Settimane Incom. Ho imparato l’arte di schivare il repertorio bugiardo, oppure di esibirlo come menzogna”.
Amelio ha tenuto anche in mattinata una divertente master class dove, sollecitato da Tatti Sanguineti, ha raccontato alcuni divertenti episodi del suo periodo di aiuto regista sul set di Se sei vivo spara di Giulio Questi. O quando durante la trasferta americana per Porte aperte, che aveva avuto la nomination agli Oscar, l’indimenticabile Gian Maria Volonté, venne fermato e portato via da quattro agenti americani all‘aeroporto perché nel compilare il modulo d’entrata negli USA si era dimenticato di scrivere che una volta gli era stato negato il visto d’entrata (ndr. per le sue simpatie verso il PCI e per alcuni viaggi a Cuba) con il risultato di un fermo di due giorni.
E sul suo metodo di lavoro, il regista rivela infine che quando progetta un film parte subito dal finale: “Scrivo le battute, e così capisco che cosa voglio raccontare e la stesura mi viene più facile. Per il finale de Le chiavi di casa, con protagonista Kim Rossi Stuart padre di un ragazzino disabile, ho voluto rifare a modo mio, e nessuno se ne è accorto, la scena conclusiva di Ladri di biciclette,quando il bambino prende per mano il padre che non ha sguardi per il figlio”.
Da segnalare un altro film, in Concorso a Visioni dal mondo, che ci riporta in ambito scolastico. Note dolenti del siciliano Nino Sabella, ci restituisce con spontaneità e freschezza l’agonia tuttora in corso dell’Istituto musicale ‘Arturo Toscanini’ di Ribera, in provincia di Agrigento, che rischia la chiusura per la revisione delle spesa pubblica imposta dalla Regione. Solo la rabbia e la protesta di un gruppo di studentesse, in difesa di un avamposto formativo in un deserto culturale dove imperano sagre di paese, incursioni di programmi televisivi nazionalpopolari e improvvisate imitazioni di breakdance, ha per ora fermato e rinviato la dismissione dell’Istituto musicale.
“Nessuno ci tutela, nessuna istituzione è con noi, siamo soli”, dicono nel film Arianna, Giuliana, Angela e Chiara,vittime dei cosiddetti tagli lineari, della burocrazia del commissario di turno, della latitanza di gran parte delle forze politiche. “Ho saputo della loro protesta e ho deciso di seguire la loro vicenda perché interessato al tema della marginalità – spiega l’autore – Per questi giovani, che non hanno un megafono, quella scuola rappresenta una delle poche opportunità offerte in Sicilia. L’Istituto musicale vive tuttora nell’incertezza, una settimana fa è stato di nuovo annunciato un consistente taglio di risorse”.
Insomma una vicenda emblematica del nostro sistema scolastico che potrebbe far parte di un possibile Registro di classe – libro terzo dopo il 2000 di cui Amelio sembra accarezzare l’idea.
Secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite alla fine del 2014 più di 59,5 milioni di persone sono state costrette ad abbandonare le proprie case a causa di conflitti e crisi umanitarie, socio-politiche e ambientali.Tre quarti di questi rifugiati sono in una situazione di “esilio a lungo termine” senza alcuna prospettiva di ritorno a casa. Sono loro i protagonisti dei tre documentari - Esuli-Le guerre, Esuli-Tibet, Esuli-L'ambiente - diretti dalla regista Barbara Cupisti e presentati a Visioni dal mondo nell’Omaggio a Rai Cinema che li ha prodotti insieme a Clipper Media
Al film di Nicola Moruzzi il Premio UniCredit Pavilion, a Redemption Song di Cristina Mantis il Premio Rai Cinema e a Pequeñas mentiras piadosas di Niccolò Bruna il Premio UniCredit Pavilion Giovani
Il catastrofico tsunami del 2011 ha messo fuori uso la centrale nucleare di Fukushima Dai-ichi, dichiarata a prova di terremoto, con la conseguente dispersione e rilascio di materiali altamente radioattivi. Le stime dicono che ci vorranno 30 anni per mettere in sicurezza i reattori danneggiati. Tutto questo è narrato da Fukushima: A Nuclear Story, il documentario, in concorso a Visioni dal mondo, diretto da Matteo Gagliardi con protagonista Pio d’Emilia, giornalista e corrispondente Sky, che da più di 30 anni vive in Giappone. Il film su Sky Cinema Cult l’11 marzo
Il regista di Videocracy porta fuori Concorso a Visioni dal mondo La teoria svedese dell’amore sulle crepe di una società conosciuta come un modello di progresso e costruita sull’autonomia. "All'inizio degli anni '70, con primo ministro Olof Palme, si teorizza che in futuro anziani, figli, donne non dovranno mai dipendere dai propri familiari. L’amore autentico può esistere solo tra due persone indipendenti l’una dall’altra. Lo Stato garantisce con la riforma delle pensioni e un sistema di sussidi. II risvolto? Il 50% degli svedesi vive solo, 1 su 4 nel momento della morte è solo", afferma Gandini