Window, la ricerca dell’equilibrio è “in re ipsa”

Equilibrio tra sale e piattaforme: è possibile? Questo il tema dell’evento speciale di apertura di Ciné 2022, convegno a cura di "Box Office", con Anica e Anec.


RICCIONE – La finestra – è proprio il caso specifico di usare questo vocabolo – dell’edizione 2022 di Ciné – Giornate di Cinema, in corso a Riccione (5-8 luglio), si apre proprio sul tema delle “window”, le finestre appunto, partendo da una mappa delle stesse nei principali mercati europei, come analizzato da “Box Office”, promotore del convegno di apertura delle Giornate, in collaborazione con Anica e Anec

La geografia sul funzionamento delle window parte della Francia, tappa obbligata: la finestra di esclusiva theatrical è regolata per legge e ha una durata di 90 giorni (se il film registra meno di 100.000 presenze in 4 settimane) o di 120 giorni (se le presenze sono più di 100.000). Dopo questo periodo di esclusiva in sala inizia la seconda finestra di sfruttamento nell’Home Video, fisico o digitale, che ha una durata di 2 mesi (per film con più di 100.000 presenze) o di 3 (con meno di 100.000). La terza finestra è quella della Pay Tv che ha inizio a 6 mesi dall’uscita nei cinema e ha durata esclusiva di 9 mesi. Lo sfruttamento sulle piattaforme Svod arriva come quarta finestra e ha due opzioni. La prima: i film possono essere rilasciati online dopo 15 mesi dall’uscita in sala se è stato siglato un accordo con le associazioni di categoria (al momento solo Netflix ha firmato); la seconda: in assenza di accordo, i film sono disponibili su piattaforma dopo 17 mesi. 

Mentre nel Regno Unito lo scenario si dichiara molto meno regolamentato: la durata della finestra theatrical è decisa di volta in volta da accordi commerciali. Secondo i dati della UK Cinema Association, nel pre-pandemia, la durata media della finestra di sfruttamento esclusivo in sala era di 108 giorni, ora è scesa a 35-45 giorni. 

Nella cugina Spagna non c’è legge, né accordi istituzionali sul tema: la durata della window theatrical – anche qui – è decisa di volta in volta da accordi commediali. Secondo i dati della Fece – Federación de Cines de España, al momento la durata media della finestra di sfruttamento esclusivo in sala è di circa 4 mesi, pur variando da film a film (es. per i blockbuster circa 45gg). La Federazione è al lavoro per garantire una regolamentazione formale della cronologia di sfruttamento nella nuova Legge Cinema del Governo per garantire una durata di programmazione esclusiva nelle sale di 90-100 giorni. 

La Germania, invece, prevede una legge, che però vale solo per film tedeschi con finanziamenti pubblici: la durata è fissata in 6 mesi. La finestra theatrical per i film internazionali è stipulata da un accordo tra gli operatori ed è generalmente di 120 giorni. 

Il viaggio, infine, fa tappa in Italia, dove da inizio giugno è in vigore l’ultimo decreto Franceschini: i film italiani finanziati con contributi pubblici hanno l’obbligo di una programmazione esclusiva in sala di 90 giorni. Il termine dei tre mesi è ridotto a 10 giorni se il film è programmato per un numero di giorni – escluso il fine settimana e i festivi – pari o inferiore a 3. Il Ministro ha dichiarato di essere al lavoro su una legge che regoli anche la finestra di sfruttamento esclusivo in sala dei film internazionali. Per la definizione di un nuovo quadro normativo sulle window, che comprenda anche i titoli internazionali, il MiC ha commissionato a SWG la realizzazione di uno studio sul pubblico nazionale con lo scopo di “avere a disposizione i dati e le informazioni necessarie per aggiornare al meglio le regole e adattarle agli obiettivi della Legge n.220/2016 ed alle esigenze del settore”. Nel nostro Paese la tenitura media di un film nei cinema è di 5-6 settimane, a partire dalla 7ma il film conclude il ciclo in sala, scomparendo quasi totalmente dalla programmazione. Il 90% degli incassi totali di un film è ottenuto nelle sale nelle prime 3 settimane e il 97% entro le prime 5. 

Necessaria questa panoramica europea, la questione posta dal convegno è: Equilibrio tra sale e piattaforme: è possibile? E Paolo Sinopoli, moderatore, introduce il dibattito annunciando l’incontro come “un dialogo che parta da visioni e esperienze diverse”. 

Per Luigi Lonigro – presidente Unione Editori e Distributori ANICA e direttore di 01 Distribution – questo è “un convegno delicato, su temi imprescindibili per il proseguo della nostra industria. È da cancellare l’immagine del lupo cattivo data alle piattaforme: se non si tratta di film da loro prodotti, le stesse sono soggetto passivo, per cui le window non sono determinate dalle piattaforme”. Con riferimento all’ultimo biennio, continua Lonigro: “per la produzione italiana, se il theatrical diventa povero, di conseguenza l’industria tutta; è mancato negli ultimi due anni e il nostro cinema italiano, senza riuscire a occupare il 25% del mercato, non può davvero ripartire: invito i produttori a fare un esame di coscienza. Il cinema in sala ha bisogno di qualità ma il box office è veramente inquietante”, dice in riferimento al vertice, occupato dal film dei Me contro Te, con 3,5mln, secondo il dato Cinetel. “La situazione è complessa, ma dobbiamo ripartire, non abbiamo una seconda via ma c’è da cambiare marcia”. 

Per Francesco Grandinetti, general manger di The Space Cinema, “il settore audiovisivo è in cambiamento da prima della pandemia che, con i grandi incentivi alla produzione, s’è accelerato: questo, dovrebbe essere gestito come opportunità. Un’industria matura dovrebbe affrontare in modo sinergico il cambiamento: cinema e piattaforme fanno parte dello stesso eco sistema. Servirebbe un modello garante per ciascun attore, per avere margini, quindi valore aggiunto. Un’industria matura dovrebbe affrontare questi problemi strutturali, non più procrastinabili”. 

Parla dello “spettatore” Andrea Occhipinti, presidente Lucky Red: “nel momento di transizione in corso, molte ricerche europee e statunitensi dimostrano che chi va molto al cinema consumi molta piattaforma, e viceversa. Non c’è dubbio sull’esperienza di sala, ma dobbiamo competere con l’altra realtà – le piattaforme, appunto – anche perché l’esperienza ‘domani’ sarà Tik Tok. Gli spettatori tornano al cinema col film-evento, ma il nostro impegno di distributori è farli tornare anche senza che sia qualcosa di esperienziale, ma comunque offrendo qualcosa di speciale, che lo faccia tornare. Conoscere e profilare il cliente/pubblico è fondamentale per farlo tornare”. 

“Il settore dovrà strenuamente difendere tutte le finestre”, per Alessandro Araimo, responsabile Sud Europa per Warner bros. “In questo mondo di sovraesposizione per il pubblico, il contenuto che trova successo è quello che, oltre la theatrical, trova successo poi anche nelle altre finestre. È  importante creare storie per specifici pubblici di riferimento, supportate con importanti sforzi di marketing”. 

“Non dobbiamo vedere le piattaforme come nemici, ma come alleati, perché fanno parte della catena del valore: dobbiamo produrre film di alto valore per la sala e il contributo delle piattaforme può accrescere il budget, oltre a essere volano di esperienza e/o talent lab”, dice Federica Lucisano, ad IIF e Lucisano Media Group, e vicepresidente produttori Anica. “L’alleanza con la piattaforma è fondamentale anche come fucina di nuovi talenti; altro elemento di alleanza: un marketing sempre più sinergico tra cinema e piattaforme, per un reciproco vantaggio di entrambi i segmenti della filiera”. 

L’ad di Vision Distribution, Massimiliano Orfei, affronta il tema facendo dapprima un passo nel passato: “L’argine naturale che lo spettacolo in sala difendeva è venuto meno circa quindici anni fa, alla comparsa della nuova serialità: questo è accaduto insieme alla nascita delle piattaforme e la regressione dell’ argine ha prodotto problemi progressivi a un mondo abituato ad avere un’esclusiva naturale, la sala appunto. Prima, il pubblico della vecchia tv, non era quello della sala: la condizione progressiva e attuale è la sovrapposizione del pubblico. L’obiettivo è massimizzare il valore della sala e allora le finestre devono essere differenziate”. Con specifico riferimento al cinema italiano, “il 60% delle risorse a copertura delle industriali è coperto dalla piattaforme: negli ultimi due anni, sono infatti state chiamate in funzione di supplenza, poi è ovvio… che le sale debbano avere l’esclusiva. Ma tutto questo deve essere previsto da una norma di Legge o forse siamo in grado noi di stabilirlo in un equilibrio di mercato? La ricerca dell’equilibrio è in re ipsa”. 

Nicole Bianchi
05 Luglio 2022

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