Valeria Solarino presto sul set di Placido

L'attrice ha partecipato al tradizionale appuntamento pomeridiano ‘Campus’ del TaorminaFilmFest: “Inizierò a girare in Puglia a luglio 'La scelta' di Michele Placido che è anche uno degli interpreti"


TAORMINA. “Inizierò a girare in Puglia a luglio La scelta di Michele Placido che è anche uno degli interpreti, ma i protagonisti sono Raoul Bova e Ambra Angiolini. Io sono la sorella di Ambra, due donne dai destini e caratteri differenti. Un film sulla maternità che le due sorelle affrontano in modo diverso: lei con la profondità che si conviene a una futura madre, io invece in modo più superficiale”.
Dopo Isabella Ferrari, ospite ieri del TaorminaFilmFest, è la volta di Valeria Solarino nel tradizionale appuntamento pomeridiano ‘Campus’. La scelta è liberamente tratto dalla commedia “L’innesto” di Luigi Pirandello. Al centro il felice rapporto d’amore di una coppia messo improvvisamente in discussione da un evento drammatico, uno stupro, che pone in evidenza le diversità caratteriali. Il destino mette alla prova il loro amore, seminando il dubbio sulla paternità del bimbo in arrivo. Così i due coniugi dovranno affrontare ogni paura e fare alla fine una scelta.
Valeria Solarino ha già avuto modo di apprezzare in passato il lavoro sul set con Placido che l’ha diretta in Vallanzasca. Gli angeli del male, nel ruolo di Consuelo, uno dei grandi amori dal bandito.

Anche Placido è un attore, e questo emerge quando si occupa di regia?
Lo si capisce perché ha un modo tutto suo di interagire sul set, poche parole. Come quella volta che sul set di Vallanzasca mi diede, durante la prova costumi, due fotografie: una di Claudia Cardinale e l’altra di Florinda Bolkan. Più tardi mi disse, dopo che avevo osservato attentamente le due immagini: devi avere sia la dolcezza e l’amore materno della Cardinale, sia la determinazione apparente della Bolkan.

Per lei la prova costumi è un momento come altri della lavorazione di un film?
Nella preparazione del personaggio la ritengo fondamentale e chiedo che ci sia sempre il regista. Perché la prima cosa che fa capire il carattere del personaggio è il suo modo di apparire, di presentarsi, di muoversi.

Come è nata la vocazione di attrice?
Nel Duemila, ventenne, volevo iscrivermi a una scuola di recitazione mentre frequentavo l’università. E’ accaduto che ho superato i provini del Teatro Stabile di Torino e mi sono ritrovata a studiare recitazione otto ore al giorno compresi sabati e domeniche ed è diventata la mia vita. E al di là della tecnica appresa, ho capito in quei tre anni che cosa volevo fare nella vita.

Il segreto di un attore?
Deve vivere e ‘sporcare’ quello che fa, nel senso di rendere vivo ogni momento anche ripetendolo all’infinito. E poi c’è molta più verità nella recitazione che nella vita: un personaggio ti dà la scusa di vivere in modo assoluto un’emozione.

Una cosa che le piace tanto del suo mestiere?
La possibilità di accontentare la richiesta di una persona, di arrivare a interpretare al meglio quello che un regista ha in testa.

Modelli?
Kim Rossi Stuart, come Elio Germano, non recita, ma diventa il personaggio. Quando vidi Kim truccato da Vallanzasca, lui che era più alto del bel René, lo trovai quella volta basso.

Come ha affrontato un film impegnativo quale Viola di mare che raccontava la passione d’amore di due donne nella Sicilia della seconda metà dell’800?
Con incoscienza, anche perché sono stata coinvolta nel film prima ancora che fosse scritta la sceneggiatura. Non ho mai avuto paure, sapevo che la storia sarebbe stata affrontata in modo serio. Ho avuto solo un po’ di timore la sera della prima al Festival di Roma, domandandomi come avrebbe reagito il pubblico.

Suo padre è siciliano di Modica…
Anche i nonni paterni e materni sono di questa cittadina. Ho vissuto a Torino, ma i miei colori sono meridionali, non a caso mi trovo a interpretare ruoli di donne del Sud.

Lei ha interpretato la fiction Anita e la serie La grande famiglia, come si trova a lavorare per la televisione?
Mi piace, ma i tempi sono troppo stretti, si girano tantissime scene in una sola giornata.

Tornerebbe a fare teatro dopo l’esperienza con il dramma di Strindberg “Signorina Giulia”?
Sì, anche se si lavora molto e la tensione è tanta. Ricordo il mio debutto al Teatro Eliseo di Roma, fatto in completa apnea. Sul palcoscenico il personaggio si forma durante le repliche, mentre sul set cinematografico è quello fin dall’inizio.

Lei è un’appassionata di tennis?
Andrò a seguire presto il torneo di Wimbledon. M i sono innamorata del tennis due anni fa leggendo il libro “Open” di Andre Agassi, un meraviglioso libro sulla vita. Trovo che questo sport abbia punti di contatto con il mestiere di attore, a cominciare dal silenzio assoluto in cui si gioca, come a teatro e al cinema quando si vede lo spettacolo. E poi è uno sport individuale, basato sul controllo delle emozioni, richiede un enorme sforzo fisico ma l’attore come il tennista non mostra la fatica. Insomma vorrei recitare un giorno come Federer gioca a tennis, anche se tifo lo spagnolo Nadal.

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