Serata ‘Sacco e Vanzetti’, posti in piedi a Roma per il secondo evento di ‘Gian Maria Volonté 30’

Nell’ambito della Mostra-Evento in corso fino al 24 marzo al WeGil, Mattia Sbragia e Claudio Botosso presentano il film di Giuliano Montaldo girato anche a Cinecittà e restaurato in 4K con il contributo dell’Archivio Luce


“Il mio rapporto con questo film, così come quello con Gian Maria Volonté, attraversa anche la mia storia personale, perché mio padre (Giancarlo Sbragia, ndr) lo aveva già diretto in teatro dieci anni prima, proprio nel suo Sacco e Vanzetti, dal dramma in tre atti scritto da Mino Roli e Luciano Vincenzoni. Come Gian Maria, anche Giuliano Montaldo faceva parte della nostra ‘famiglia’ allargata’ e si innamorò subito di quella storia, che poi realizzò nel ‘71”.

Mattia Sbragia

Mattia Sbragia introduce così, davanti a una sala gremita, il film del 1971 di Giuliano Montaldo: Sacco e Vanzetti è infatti il titolo proposto dall’Archivio Storico di Cinema Enrico Appetito per ricordare Gian Maria Volonté a trent’anni dalla sua scomparsa, nel secondo dei tre appuntamenti allo ‘Spazio Scena’ di Roma la sera del 14 marzo 2024, nell’ambito di Gian Maria Volonté 30, la Mostra-Evento a lui dedicata al WeGil, aperta al pubblico dal 1 al 24 marzo 2024.

Come la mostra, anche le proiezioni e gli incontri sono a ingresso gratuito, realizzati in collaborazione con la rivista LEFT con artisti, registi e critici cinematografici, e moderati da Giusi De Santis e Francesco Della Calce, che 30 con Tiziana Appetito è curatore di Gian Maria Volonté 30.

“La grande importanza dei film come Sacco e Vanzetti”, continua Sbragia sta nel fatto che in quegli anni, grazie al cinema d’autore e anche alla televisione, la popolazione italiana e non solo si è acculturata, arricchendo significativamente la sua istruzione. Volonté è una figura inimitabile, è difficile che venga capita completamente, nonostante la mole di film imporranti che ci ha lasciato”.

“La cosa che mi ha sempre colpito di Volonté è questo fremito di ‘follia’ che passa attraverso i suoi occhi”, afferma invece Claudio Botosso, “anche in quelli di personaggi apparentemente ‘normali’, come poteva essere un commissario di polizia, o l’operaio de La classe operaia va in paradiso (di Elio Petri, 1971)… c’è sempre una follia nei suoi occhi”.

Claudio Botosso

Il film, diretto da Giuliano Montaldo, vede le straordinarie interpretazioni di Gian Maria Volonté (Vanzetti) e Riccardo Cucciolla (Sacco), e narra la vera storia di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, due anarchici italiani emigrati negli Stati Uniti d’America a inizio Novecento e condannati a morte sulla sedia elettrica pur essendo innocenti. A restare memorabili sono diverse scene del film, tra tutte lo struggente discorso finale di Vanzetti (Volonté) prima dell’esecuzione, di cui riportiamo un breve passo (la versione integrale è disponibile a questo link). Oltre alle immense prove dei due attori, resta stampata a fuoco nella memoria di un’intera generazione anche la canzone finale Here’s to You, anche nota come La ballata di Sacco e Vanzetti, scritta e cantata da Joan Baez sulle indimenticabili note di Ennio Morricone, che compose, orchestrò e diresse la colonna sonora del film.

Non soltanto sono innocente di questi due delitti”, dice Vanzetti-Volonté alla giuria del tribunale, “non soltanto in tutta la mia vita non ho rubato né ucciso né versato una goccia di sangue, ma ho combattuto anzi tutta la vita, da quando ho avuto l’età della ragione, per eliminare il delitto dalla terra (…) Sono tanto convinto di essere nel giusto che se voi aveste il potere di ammazzarmi due volte, e per due volte io potessi rinascere, vivrei di nuovo per fare esattamente ciò che ho fatto finora”.

Foto Archivio Appetito

Solo nel 1977, in seguito al clamore suscitato dal film, dalle numerose manifestazioni e dal lavoro di revisione del processo promosso dal Comitato Internazionale per la Riabilitazione, il governatore del Massachusetts Michael Dukakis dichiarò: “ogni stigma e onta vengano per sempre cancellate dai nomi di Sacco e Vanzetti”. Continuava il governatore con parole ancora attuali: “Il loro processo e la loro esecuzione dovrebbe far ricordare ai popoli civili del costante bisogno di munirsi contro la nostra suscettibilità al pregiudizio”.

Gli interni di Sacco e Vanzetti, a partire da quelli che riguardano il tribunale, sono stati girati da Giuliano Montaldo negli studi di Cinecittà (sul sito dell’Archivio Luce questo servizio dell’epoca, dedicato alle riprese del film), mentre il restauro della pellicola in 4K è stato realizzato grazie alla collaborazione dell’Archivio Luce con la Cineteca di Bologna e Rai Cinema.

Claudio Botosso e Mattia Sbragia

 

autore
15 Marzo 2024

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