Padri e figli nel cinema

Lo storico e docente Roberto Campari propone alcune acute interpretazioni su un tema fondamentale della cultura d’ogni tempo nel volume Padri e figli nel cinema (La Nave di Teseo)


Lo storico e docente Roberto Campari propone alcune acute interpretazioni su un tema fondamentale della cultura d’ogni tempo nel volume Padri e figli nel cinema (La Nave di Teseo). Così scrive nella prefazione lo psicanalista Vittorio Lingiardi: “A suo perfettissimo agio davanti a ogni schermo, Campari ci invita a ricomporre i frammenti delle nostre storie di figli e di figlie ripercorrendo il cinema della paternità. E scrive un volume lineare, organizzato in poche stanze: i padri violenti, i padri amorevoli, i padri sconfitti e i padri di oggi, questi ultimi più difficili da definire essendo proprio questa, l’evanescenza, la loro caratteristica. Poche stanze che si affacciano su altre stanze, di luce e di tenebra, che tutte portano verso la misteriosa domanda di Eubulide di Mileto: Sai riconoscere tuo padre? Sì. E riconosci quest’uomo velato? No. Quest’uomo velato è tuo padre. Quindi sai e non sai riconoscere tuo padre”.

Sulla copertina appaiono James Dean e Raymond Massey, gli attori che incarnano i due archetipici antagonisti de La valle dell’Eden (1955), l’instant adaptation dell’epopea autobiografica del premio Nobel John Steinbeck diretta da Elia Kazan.

Campari studia le radici mitiche e sociali dei conflitti intergenerazionali del cinema americano anni ’50 così come quelli, altrettanto complessi, affrontati da Luigi Comencini fin dai suoi primi film riguardanti i bambini. Dal Mauro Bolognini de Il bell’Antonio ai fratelli Taviani di Padre padrone, padri dispotici e iperviolenti sono al centro degli apologhi.

“E nonostante la grande crisi dell’antico modello patriarcale, della quale parleremo, i padri ‘cattivi’ nel cinema li troviamo ancora”, afferma Campari, prove alla mano. Tra quelli ‘amorevoli’ classifica invece il Walter Chiari de Il giovedì (1964) di Dino Risi. L’autore ricorda che Chiari gli aveva raccontato che “durante le riprese era riuscito a instaurare un rapporto così affettuoso col piccolo partner (Roberto Ciccolini, ndr) da porsi il problema della futura, inevitabile separazione. Così, pochi giorni prima della fine del lavoro, aveva voluto smitizzare la sua immagine agli occhi del bambino e si era messo a trattare male i macchinisti”.

Tra i ‘padri vittime’ non può mancare l’Edipo re (1967) di Pier Paolo Pasolini. “Pasolini ebbe un complesso, contraddittorio sentimento nei confronti del padre, molto semplificato e sfumato nel film […]. Comunque quello del parricidio è un tema troppo grave, disturbante, perché possa entrare facilmente nei racconti popolari del cinema”. C’entra di petto anche con L’educazione sentimentale, il celebre episodio de I mostri (1964) nel quale Dino Risi affida a Ugo Tognazzi e al figlio Ricky una tragicommedia famigliare dal finale cruento.

Parlando dei ‘padri di oggi’, tanto sconfitti ormai quanto privi di certezze, Roberto Campari mette al confronto, tra gli altri, i personaggi contraddittori creati da Gabriele Salvatores, i fratelli D’Innocenzo, Luca Guadagnino, Salvatore Mereu. In conclusione: “Nel nostro cinema il padre c’è ancora; sebbene, in certi casi, sarebbe forse meglio che non ci fosse”.

04 Gennaio 2022

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