Mattia Carrano: “Debuttante assoluto, ho scoperto che so recitare”

L'exploit del giovane attore con la serie "Prisma", storie di identità in evoluzione


Ha fatto la sua prima apparizione sullo schermo nemmeno tre settimane fa e già è sulla bocca di tutti. I suoi follower su Instagram sono passati da 500 a 10.000 in un attimo. Ventidue anni, romano dell’Olgiata, Mattia Carrano è già lanciatissimo grazie al suo exploit, da debuttante assoluto, con il doppio ruolo dei gemelli Marco e Andrea in Prisma, la serie teen di Prime Video diretta da Ludovico Bessegato, storia di identità in evoluzione della “generazione fluida”. Trasferitosi a Latina – dove è ambientata la storia – per i due mesi delle riprese, il neo-attore si è imposto immediatamente all’attenzione regalando ai gemelli sfumature e autenticità, aiutato da una dirompente presenza scenica (che unisce dolcezza e spigolosità) e da un racconto che coglie intimamente l’incandescenza del passaggio all’età adulta.

Sei stato catapultato a Latina per due mesi, com’è andata?
Non sono stato male, sono uno che si abitua facilmente, non ho mai detto ‘voglio tornare a casa’, anche perché si è creata una situazione bella non solo con il cast, ma anche con i tecnici della troupe. Eravamo amici, a fine set cenavamo insieme, tra l’altro eravamo in zona rossa e potevamo stare solo in hotel. Poi la notte studiavo le scene del giorno dopo. L’ho vissuta benissimo. È stata tipo una vacanza, se togli il lavoro duro.

Dalle tue parole sembra la cosa più naturale del mondo, invece è un ruolo – doppio – da protagonista per un debuttante assoluto…
I primi giorni mi spaventava qualsiasi cosa, non sapevo nemmeno cosa fosse una macchina da presa. Una cosa che mi ha aiutato è che ho conosciuto prima molte persone del cast, soprattutto Matteo (Scattaretico, NdR) e Lorenzo (Zurzolo, NdR), con cui ci eravamo allenati prima a nuoto. Lorenzo che è già navigato, mi dava dei consigli: mi ha spiegato le basi. Per quanto io sia da sempre appassionato di cinema, non sapevo cosa ci fosse dietro. Rompevo le scatole a tutti, facevo una marea di domande.

Come funzionavano le riprese del doppio ruolo dei gemelli?
Il mio lavoro è stato tutto istintivo, in una situazione in cui lo schermo era diviso in due. Nella stanza da letto, Marco e Andrea compaiono insieme solo nell’inquadratura larga: dovevo girare prima le scene di Andrea, ma dovevo pensare a cosa faceva Marco, poi il contrario. Alla fine si univano le due parti dello schermo. Non è stata usata computer grafica praticamente per niente, nessun blue screen. La grande difficoltà era data dal fatto che non sapevamo, lì per lì, se avrebbe funzionato, lo scoprivamo sempre dopo due o tre giorni.

Dicevi che non sapevi nulla, ma hai fatto l’Istituto Cine-tv Rossellini, quindi eri andato in quella direzione…
Se da piccolo mi avessi chiesto cosa volevo fare da grande ti avrei risposto senza esitazione “il regista”. Guardavo un sacco di film, andavo al cinema con mamma due volte a settimana. A scuola non ero un grande studente e quando ho finito le medie ho pensato ‘qual è l’unica cosa che mi piace?’. La risposta era il cinema, perciò mi sono iscritto al Rossellini, ma con lo studio non è andata bene nemmeno lì.

Non c’è stata formazione, quindi. Ora hai voglia di studiare recitazione?
Assolutamente sì, in questa fase in modo personale: ho una lista infinita di film da vedere e di libri da leggere. Lo farò piano piano, anche perché in questo periodo sono pieno di impegni e ho meno tempo.

Qual è stato il momento in cui hai pensato, “mi è cambiata la vita”?
Ci tengo tanto a tenere la mia vita com’era, uscire con i miei amici e fare le mie cose. Quello che è cambiato tanto è la mole delle cose che faccio. Intanto ho fatto una scoperta: a quanto pare so recitare.

Hai capito che questa è la tua strada?
Sto continuando con i provini. Ora mi sento attore e so che devo continuare così. Tutti i complimenti che ricevo mi fanno sentire che non posso fallire, che devo fare di più e meglio, devo mettercela tutta.

Ti sento addosso il peso delle aspettative?

Sì, ma sono io a mettermele. Sono molto competitivo.

C’è un attore che hai sempre ammirato?
Ho Jim Carrey nel cuore. Prima mi piaceva perché mi faceva molto ridere, crescendo ho capito che è un attore con le palle.

Prisma permette di entrare nel mondo dei ragazzi. Secondo te cosa dovrebbero capire soprattutto gli adulti di questa generazione di adolescenti?
Il punto è che Prisma non è una serie per ragazzi, ma una serie che parla di ragazzi: mostra benissimo che a scuola i ragazzi sono tutti diversi uno dall’altro, c’è il bullo, lo studioso, quello che si veste bene e a cui piace la moda. Poi, come noi non capiamo certe cose degli adulti, loro non capiscono le nostre. Tra una generazione e l’altra cambiano tante cose, ma sicuramente spesso manca l’ascolto e l’impegnarsi a capire. Mamma non ascolterà mai la trap, ma è normale. Ho amici che fanno fatica a comunicare con i genitori, io a lei dico tutto. Siamo tutti diversi.

Cosa hai scoperto di te dopo questa esperienza?
Che sono una persona che non si stanca mai, posso continuare a fare, fare, fare senza problemi e senza lamentarmi. Posso svegliarmi alle quattro di mattina, prendere un aereo per Milano, fare una giornata di interviste, stare sempre davanti alle telecamere e lavorare 16 o 18 ore.

Prossimi passi?
Introdurmi piano piano, capire, studiare, fare esperienza nel mondo del cinema.

C’è qualcosa che ti spaventa?
Un po’ di pressione, ma non ci penso tanto, vado avanti, ce la metto tutta e vediamo che succede.

09 Ottobre 2022

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