Liliana Cavani: il valore civile di conservare la memoria

Alla giornata dedicata ai 70 anni della Cineteca nazionale gli interventi della regista, di Danela Currò, Paolo Cherchi Usai, Roberto Cicutto, Enrico Bufalini e Cecilia Cenciarelli


“I monaci benedettini ammanuensi ci hanno tramandato con il loro prezioso lavoro la cultura greca. Di qui il valore civile della conservazione dei documenti, della memoria degli avvenimenti storici come è avvenuto per la Seconda guerra mondiale – afferma la regista Liliana Cavani intervenendo alla giornata sui 70 anni della Cineteca nazionale del Centro sperimentale di cinematografia ospitata a Roma al Teatro dei Dioscuri al Quirinale. “Chi oggi nega la veridicità della Shoah – continua la cineasta – dovrebbe essere obbligato a vedere le immagini dei filmati girati nei campi di sterminio nazisti che sono conservati in alcuni archivi e che ho avuto modo di scoprire quando ho realizzato per la Rai La storia del Terzo Reich”.

La giornata si è caratterizzata come un convegno internazionale dedicato all’attività delle cineteche, con particolare attenzione alla conservazione e al restauro dei film. In apertura, dopo i saluti istituzionali di Felice Laudadio (Presidente CSC), quelli di Roberto Cicutto, presidente e AD di Luce Cinecittà: “Ogni occasione, come questa mostra che ospitiamo nel Teatro dei Dioscuri e della cui programmazione ci occupiamo, è buona per approfondire i temi che impegnano le cineteche e gli archivi storici. Lo stiamo facendo ora insieme al Centro sperimentale, alla Cineteca di Bologna, alle Teche Rai, con il nuovo Museo del cinema e dell’audiovisivo che sarà aperto dal 18 dicembre. Il MIAC – prosegue Cicutto – è una provocazione audiovisiva che spinge il pubblico a saperne di più, una grande video installazione nella quale materiali televisivi, cinematografici, d’archivio, si mescolano e si confondono, anche se divisi per temi. Importante è poi questa alleanza con la Cineteca nazionale del CSC, che è altro dalla fusione di questi due istituzioni come alcuni da tempo propongono, perché si tratta di due mestieri differenti, quello di custodire un archivio e quello di conservare il patrimonio cinematografico. Non vanno insomma confuse le rispettive competenze”.

Daniela Currò, conservatore della Cineteca Nazionale, ne ripercorre la storia a partire dalla prima metà degli anni ’30 quando nasce la Scuola nazionale di cinematografia e subito dopo la Cineteca come supporto dell’attività didattica degli studenti. La sua istituzionalizzazione avviene nel dicembre 1949. A Paolo Cherchi Usai, direttore della nuova sede di Lecce del CSC dedicata alla formazione d’eccellenza di tecnici per il restauro delle opere audiovisive, tocca il compito di illustrare le linee guida del neonato corso di specializzazione. L’apprendimento, prima di arrivare alla tastiera digitale, per Cherchi Usai, non può prescindere dalla conoscenza dei supporti del passato, a cominciare dalla pellicola, nonché dalle apparecchiature di allora, anche queste bisognose di restauro. Così come è necessario che gli studenti comprendano quale è lo spazio ambientale idoneo a mostrare un film restaurato.

Numerose le testimonianze ed esperienze che sono venute delle cineteche italiane: Matteo Pavesi (Cineteca Italiana di Milano), Alessandra Sento (Cineteca Sarda), Sergio Grmek Germani (Cineteca del Friuli) e Claudia Gianetto (Museo del Cinema di Torino). Enrico Bufalini, nella veste di Direttore Archivio Storico, Cinema e Documentaristica di Luce Cinecittà, ha ripercorso a grandi linee la storia un patrimonio composto da cinegiornali, documentari, repertori, fotografie, oltre che da collezioni private e fondi audiovisivi acquisiti nel tempo. Significativa è poi, accanto alla produzione documentaristica e all’utilizzo del repertorio in film di finzione come nel caso recente di Martin Eden di Pietro Marcello, il restauro di film grazie al laboratorio di post produzione di Cinecittà.

Cecilia Cenciarelli della Cineteca di Bologna ha sottolineato come “la conservazione sia un atto di militanza culturale che consente la fruizione delle fonti originali. Ed è fondamentale non solo conservare e restaurare i film, ma anche le necessarie apparecchiature. E non dimentichiamo di i relativi mestieri che stanno scomparendo”. Sul restauro dei film sono intervenuti poi i registi Giuliano Montaldo e Maurizio Nichetti. I rapporti con le cineteche internazionali sono stati approfonditi da: Paolo Cherchi Usai, Giovanna Fossati (Curatrice Eye Filmmuseum di Amsterdam), Frédéric Maire (Presidente FIAF e Direttore Cineteca Svizzera), Jon Wengström (curatore Cineteca Svedese). In chiusura la presentazione del libro “70 anni della Cineteca Nazionale” a cura di Alfredo Baldi con interventi dell’autore e di Adriano Aprà, Daniela Currò e Paolo Taviani.

22 Novembre 2019

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