CAPALBIO – Leonardo Maltese ha scoperto la passione per la recitazione a 14 anni grazie a uno spettacolo a teatro. Da allora ha capito di voler fare l’attore nella vita. Oggi a 26 si ritene fortunato di aver potuto lavorare con autori del calibro di Gianni Amelio ne Il signore delle formiche, Marco Bellocchio in Rapito e Sergio Rubini, che gli ha affidato il ruolo di Giacomo Leopardi nella miniserie tv (che andrà in onda su Rai 1 il 16 e 17 dicembre) dedicata proprio al poeta dell’Ottocento.
Dopo la presentazione all’ultima Mostra del cinema di Venezia, Leopardi-Il poeta dell’infinto ha avuto un’anteprima anche alla terza edizione del Capalbio Film Festival, dove abbiamo incontrato Maltese. Qui ci ha parlato del modo in cui ha affrontato il personaggio, di come si senta anche lui un sognatore e di quanto ami comunque fare il suo mestiere anche quando non si piace. Qualcosa che lo sprona a dare sempre il meglio la volta successiva.
Leonardo, nella miniserie Rubini ha dato a Leopardi una vitalità mai vista prima.
La gente ha sempre pensato a questo poeta come a un giovane pessimista, quando invece era pieno di vita Mi è capitato spesso di sentire dalle persone dire “odio Leopardi”. Cosa che non avviene con altri grandi poeti o scrittori. Era un giovane che aveva voglia di conoscere le persone, di uscire di casa, comprendere la vita, innamorarsi. Mi auguro che dopo aver visto la miniserie il pubblico cambierà idea su di lui.
Leopardi è stato un giovane che ha lottato molto.
Ha avuto un’esistenza difficilissima, in malattia, in povertà, però alla fine ha vinto lui, se siamo qui a parlare ancora di ciò che ha fatto. È stato un uomo che ha lottato, anche politicamente all’inizio. Le sue prime poesie, così piene di sentimento politico, sono state accolte con entusiasmo dai risorgimentali. Ma lui è stato un antieroe, non è riuscito a portare avanti una lotta politica, perché aveva una visione meno concreta nella vita e più da sognatore.
E anche tu sei così?
Io mi ritengo un grande sognatore. Bisogna esserlo per fare l’attore. Non posso dire, però, di essere un pensatore geniale come Leopardi. La sfida gigantesca in questo lavoro è stata anche solo pronunciare le parole che riusciva a scrivere lui. Stiamo parlando veramente di un genio fuori dal comune.
Ad oggi hai interpretato ruoli molto sfidanti.
Mi appassionano i personaggi che lottano nella vita. Mi fanno pensare che ha un senso fare il mio mestiere. Devo dire di essere stato molto fortunato, a lavorare con autori come Amelio. Bellocchio, Rubini. Ora ho finito di girare L’abbaglio di Roberto Andò che uscirà a gennaio, dove interpreto un garibaldino, un combattente. Magari il prossimo ruolo sarà un rivoluzionario. mi piacerebbe molto.
Quando hai capito di voler fare l’attore?
A 14 anni ho fatto il mio primo spettacolo a teatro. Ero un ragazzino normale, anche banale, ma quello spettacolo mi ha cambiato la vita, e ho capito di voler recitare. Mi piace farlo anche quando non sono bravo. Quando non mi riesce una scena, un passaggio, me ne rendo conto. Ma provo a fare ogni volta meglio la volta dopo. Anche con la chitarra che suono è lo stesso. Non sono bravissimo, ma lo faccio.
E la tua famiglia cosa dice del mestiere che hai scelto?
Anche in questo caso mi ritengo fortunato. I miei genitori mi hanno sempre sostenuto e non si sono mai intromessi nelle mie scelte. Perché è qualcosa che appartiene a me. Rispetto ad altri adolescenti, sono riuscito a trovare me stesso e il mio cammino molto presto. E la mia famiglia mi ha lasciato fare il mio percorso.
Il tuo è un mestiere complicato, anche fatto di attese.
Beh, ce ne sono. Questo lavoro sa essere crudele. Passi mesi ad aspettare di avere una risposta e poi quando ti chiamano sei tu a dovere darne una, ma in tempi rapidissimi. Mentre attendo che arrivino conferme per nuovi progetti, leggo, vado al cinema e porto in giro il mio spettacolo di musica dal vivo in cui canto, suono e recito Boy On Earth, con brani scritti da me.
Al cinema cosa hai visto recentemente?
Campo di battaglia di Amelio. Il cinema ha ancora la forza di smuovere le coscienze, di farci riflettere. Gianni ha fatto un film anti-bellico, qualcosa di molto forte in un momento in cui la gente continua a uccidersi nel mondo.
Molti tuoi giovani colleghi hanno preso parte a progetti internazionali. Ti piacerebbe?
Molto. Mia madre è inglese, parlo questa lingua come l’italiano e ho anche fatto le scuole superiori in Inghilterra. Sarebbe una grande opportunità mettermi alla prova anche in un progetto internazionale. Penso che questo sia un mestiere in cui devi avere la fortuna di essere la persona giusta nel momento giusto. Non basta essere bravi in generale. Spero che mi capiti anche in questo caso un’opportunità.
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