MILAZZO – A chiudere il Milazzo Film Festival – Attorstudio c’è stato un riconoscimento speciale: dopo la presenza di attori dalla grande esperienza cinematografica e teatrale come Sergio Rubini, Vanessa Scalera e Sonia Bergamasco, è stato il turno di Francesco Gheghi, a cui i direttori artistici Caterina Taricano e Mario Sesti hanno assegnato il premio A Star is Born. Nonostante i suoi appena 21 anni, Gheghi ha già vinto il premio come Miglior attore a Orizzonti per il suo ruolo in Familia, ha interpretato Romeo a teatro per Mario Martone ed è pronto a tornare in sala con Mani nude, un film in cui recita e combatte al fianco di Alessandro Gassmann.
Abbiamo avuto l’opportunità di intervistare il giovane attore, nonostante non abbia potuto partecipare fisicamente alla premiazione a causa di un virus.
Francesco Gheghi, hai parlato dell’esperienza sul set di Mani nude come della più dura della tua carriera. È stato più difficile di un tour teatrale con Martone?
Pensavo che dopo Romeo e Giulietta io avrei potuto fare tutto nella vita, perché pensavo che sarebbe stata la più l’esperienza tosta della mia vita. Invece, poi è arrivato Mani nude, un’esperienza dura per tutto l’impegno fisico, perché abbiamo girato per otto settimane, quattro in Bulgaria e quattro in Calabria. Soprattutto quelle all’estero sono state molto difficili, anche perché mentre ero sul set è venuto a mancare mio nonno. Fa parte del mestiere, ma ha complicato tutto. Venivo da un periodo di transizione, quindi non è stato un film tosto solo al livello fisico, ma anche mentale. Da esseri umani, prima che attori, è stata questa combo a renderla davvero un’esperienza difficilissima.
È stato ancora più difficile di interpretare un fascista in Familia? Ovviamente mi collego alla polemica che ha colpito Marinelli per il suo ruolo di Mussolini, nella serie girata a Cinecittà M. Il figlio del secolo.
Sì dai, anch’io mi lego a Marinelli, così faccio un po’ scandalo e il mio nome gira: sono antifascista anch’io, non ho problemi a dirlo. Oggettivamente, se lo mettiamo su un piano di realtà, è stato difficile; ma, su un piano di finzione, io nei film ho anche ucciso delle persone. Sicuramente, da antifascista, se dovessi pensare a tutto quello che ho fatto, è stata una bella sfida.
Molti tuoi film si basano sul conflitto con una figura paterna. Cosa hai imparato dagli ultimi tuoi “padri” in scena, Francesco Di Leva e Alessandro Gassmann?
Sono fortunato di fare questi film, perché io ho un papà meraviglioso con cui non ho conflitti così eccessivi come nei film. Mi piace l’idea di raccontare delle storie che sono intense, per fare delle cose diverse, che non accadono nella mia vita vera. Il mestiere dell’attore è così pieno di possibilità che tu devi essere bravo a rubare il materiale che gli altri attori ti concedono. Dopo Mio fratello rincorre i dinosauri, ho ritrovato Gassmann in un momento più adulto della mia carriera: è un professionista importante, è sempre sul pezzo. Di Leva, d’altra parte, mi ha insegnato tanto: la possibilità di dare un peso specifico a una scena o a un personaggio. Era un attore molto pesante, ma in maniera positiva. È stato importante lavorare con entrambi e spero di poterci lavorare ancora.
Sono stati due film anche molto fisici, molto muscolari. Come lavori sul tuo corpo per prepararlo al tuo mestiere? Come te ne prendi cura?
Dipende tanto dalle possibilità e dal lavoro. Quando mi capita una possibilità come Mani nude, la colgo al volo e cerco di dare il massimo per fare un buon lavoro, che spero di avere fatto. Se non fosse mai venuto questo film probabilmente non mi sarei mai messo in quella condizione. Non lo so.
Perché? Preferisci avere un corpo più neutro, adattabile a tutti i contesti?
Anche. Un po’ perché sono pigro – è questa la realtà – un po’ perché, ragionando con la mia agente, credo di avere una fisicità che può funzionare, anche rispetto al mio volto. Non possiamo sapere cosa sarebbe potuto andare diversamente, ma ora, avendo conosciuto un po’ la preparazione atletica, cerco in un certo modo di tenermi sempre in allenamento. Ci sono dei momenti in cui mi alleno un po’ e altri in cui non faccio un cazzo.
Mani nude è un film drammatico, arricchito da scene di combattimento. Ti piace il film di genere? Quali generi vorresti affrontare in futuro?
Sì, ho avuto la fortuna di fare anche Piove di Paolo Strippoli, che è un film horror. Adoro il genere, perché ti dà la possibilità di recitare ai massimi livelli. Perché devi recitare, ad esempio, un lutto, puoi entrare in contatto con un’emozione che puoi riconoscere, quando reciti un mostro che ti attacca è un po’ più difficile. Mi piace molto: il thriller, l’horror, avrei una voglia matta di fare un film di fantascienza. Il mio sogno sarebbe di fare un film futuristico, tipo A quiet place, ma solo il primo.
Mi è sembrato di vedere sulla tua spalla destra un tatuaggio molto bello…
C’era una volta in America di Sergio Leone.
Avevo visto bene: quindi per te Leone è un punto di riferimento?
Beh sì, infatti, anche la possibilità di fare un western sarebbe molto figo. Per me Sergio Leone è un grande.
Nel primo film da regista di Giulio Donato, che sarà presentato a Roma venerdì 28 marzo, il racconto senza tempo della vita di provincia, tra ambizioni impossibili e labirinti dell'anima
"Amo il cinema, ma a teatro do sfogo a ciò che ho dentro", racconta il giovane attore protagonista con Lodo Guenzi e Jacopo Costantini del sequel di Est, road-movie di Antonio Pisu in arrivo al cinema dal 13 febbraio
L'attore napoletano ci parla del personaggio che interpreta nella serie Uonderbois, disponibile su Disney+. Il 13enne sogna "di diventare anche un regista e lavorare un giorno con Vincenzo Salemme"
L'attrice interpreta Giorgia, la figlia di Lillo, nella commedia natalizia Cortina Express, dal 23 dicembre nelle sale. Ha da poco scoperto anche la passione per la velocità sulle due ruote