Matteo Gatta: “Con ‘Tornando a Est’ ritrovo una famiglia”

"Amo il cinema, ma a teatro do sfogo a ciò che ho dentro", racconta il giovane attore protagonista con Lodo Guenzi e Jacopo Costantini del sequel di 'Est', road-movie di Antonio Pisu in arrivo al cinema dal 13 febbraio


Ravennate, classe 1996, Matteo Gatta è uno dei protagonisti di Tornando a Est, sequel del road-movie diretto da Antonio Pisuin uscita il 13 febbraio al cinema con Plaion Pictures. Mentre il primo film raccontava il viaggio di tre amici – Gatta è accompagnato in quest’avventura da Lodo GuenziJacopo Costantini – nell’Europa dell’Est nel 1989, anno della caduta del Muro di Berlino, il secondo racconta il ritorno dei tre nel 1991, la cui storia si intreccerà a quella – molto più grande di loro – di un popolo, con le sue speranze, le sue lotte e le sue ombre.

Gatta, inoltre, debutterà al Teatro Argo dal 20 al 23 febbraio con Toccando il vuoto, sempre al fianco di Lodo Guenzi e con la regia di Silvio Peroni. Tratta da una storia vera, la pièce è ambientata nel 1985 durante la scalata nelle Ande Peruviane, dove gli alpinisti Joe Simpson e Simon Yate restano vittime di un incidente durante la fase di discesa che provoca la caduta di Joe in un dirupo. Simon, per non rischiare di precipitare assieme al suo compagno, è costretto a tagliare la corda da arrampicata.

Est – dittatura last minut è del 2020, piena pandemia. Ora arriva il sequel, come è cambiata la tua vita in questi 5 anni?

Tra un film e l’altro il mondo è cambiato – il Covid ha segnato profondamente tutto. Nel 2019 ero fresco di diploma alla Scuola del Piccolo Teatro, avendo iniziato il percorso nel 2017, e la proposta del film è arrivata in modo fulmineo, quasi come una via d’uscita da quella “palude” post-studio. Quando è arrivato il film, l’ho visto come il “biglietto d’oro di Willy Wonka”. Poi, in realtà, il Covid ha ostacolato l’uscita del primo film, facendoci attraversare anni molto difficili, ma nel tempo è stato molto apprezzato. Quando non lavoro mi dedico alla lettura, alla scrittura e a nuovi progetti, sapendo che con il tempo e la pazienza tutto prende forma. Nel 2024, infatti, la maggior parte delle mie iniziative sta finalmente decollando: sto lavorando alla regia di un altro spettacolo previsto per quest’estate, è nata l’iniziativa dell’Argo e, per di più, il film è in arrivo.

In Est raccontavate un’andata, ora un ritorno: raccontami questo sequel e cosa lo distingue dal film precedente

Il primo film è stato per noi un’occasione per conoscerci: eravamo tutti insieme e ci siamo subito trovati in sintonia. È stata un’avventura. L’abbiamo affrontatA con leggerezza, sapendo di poterci appoggiare a vicenda, e questo ha fatto scattare un meccanismo vincente. È stata una grande scoperta, una bella amicizia – come quando, dopo tanto tempo, ti ritrovi con un amico e decidi finalmente di fare quel viaggio promesso da tempo. È stato bello tornare “in famiglia”, riprendere alcuni temi del primo film, scoprirne di nuovi e costruire, insieme, nuovi miti e leggende, continuando a sognare e a esplorare nuove direzioni.

Con Lodo Guenzi ora stai anche preparando il debutto al Teatro Argo di Toccando il Vuoto

Sì, si tratta di uno spettacolo recente scritto dal drammaturgo scozzese David Greig, che racconta la storia vera di Joe Simpson. È ambientato sulle Ande del Perù in una situazione di vita o di morte. È una storia affascinante, perché esplora il rapporto tra due compagni, il contatto con la natura, la capacità dell’essere umano di spingersi oltre e la battaglia continua tra vita e morte. La particolarità dello spettacolo è che l’azione si svolge interamente in ambientazioni montane, con una ricca descrizione della scalata. Ho sempre voluto lavorare con il regista Silvio Peroni, che seguo da anni.

Tu nasci appunto come attore teatrale. Senti che il tuo destino si trova sul palco o sul grande schermo?

Personalmente, mi vedo sempre sul palco. Fin da piccolo il palcoscenico è stato il luogo in cui ho potuto esprimere le mie emozioni, sia recitando che dirigendo o scrivendo. È lì che do sfogo a ciò che ho dentro e cerco una connessione autentica.

In diverse occasioni hai menzionato il tuo rapporto con la scrittura

Mi affascina l’idea di salire su un palcoscenico e trasformare emozioni e immagini in un progetto concreto, partendo semplicemente da un foglio e da un confronto profondo con me stesso. Quando scrivo, lo faccio sempre pensando al teatro come immagine finale, pur riconoscendo che è solo un primo step, un grande confronto con se stessi. D’altra parte, scrivere può essere estremamente frustrante: una volta che il pubblico legge, non puoi più prendere in giro te stesso.

Trovi che ci sia spazio per i giovani attori nel cinema italiano?

Bisognerebbe riconoscere maggiormente il contributo fresco che i giovani possono offrire, un contributo che potrebbe restituire uno specchio contemporaneo alla nostra società. In Italia è difficile emergere, perché le opportunità per gli under 30 sono estremamente limitate e i meccanismi produttivi tendono a privilegiare l’esperienza. Tuttavia, noto un cambiamento: oggi noi giovani attori ci destreggiamo tra recitazione, scrittura, regia e altri ambiti, ottenendo così strumenti in più – anche se il percorso rimane arduo.

autore
09 Febbraio 2025

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