La Festa fa gli sconti e il pubblico apprezza

80mila ingressi, incassi in lieve flessione, molti eventi a titolo gratuito. Un festival "più accessibile" per il direttore generale Lamberto Mancini, mentre Mueller considera l'esperienza conclusa


Con un prezzo medio diminuito, sconti, convenzioni e molti eventi a ingresso gratuito, il Festival di Roma collauda la vecchia/nuova identità di Festa cittadina. E’ quanto emerge dal bilancio presentato dal presidente della Fondazione Cinema per Roma Paolo Ferrari e dal direttore generale Lamberto Mancini in chiusura della nona edizione. 113 film da 23 paesi e 474 talent sul red carpet in dieci giorni. Ma ciò che più conta è il “festival più accessibile” con oltre 80mila ingressi in sala, senza contare Alice, così si arriva alle 150mila presenze stimate nel Villaggio. “Un dato di grande soddisfazione”, per Mancini. Che preferisce non dare la cifra degli incassi, nonostante le insistenze dei giornalisti, e parla di “lieve flessione al botteghino”, ma sottolinea che quest’anno c’era una sezione in meno (Cinemaxxi), mentre gli incontri e le proiezioni di Wired erano tutte a titolo gratuito. “Anche la risposta al voto del pubblico, con 48 film votati, è stata buona”. Inoltre si insiste sui 141 partner di cui 46 con investimento economico (un +40%) e sul “salto” di The Business Street giunta a 811 accreditati da 52 paesi.

Il direttore uscente Marco Mueller (in scadenza a dicembre) sembra tuttavia far trapelare una certa amarezza. “E’ un’esperienza che non posso che ritenere conclusa. Ho avuto un mandato triennale in cui c’è stato molto da imparare. Abbiamo dovuto adeguare la nostra proposta alle indicazioni che sono arrivate, spesso all’ultimo momento. Il primo anno era un festival di anteprime assolute, poi il nostro vino è stato annacquato. In questi trent’anni come fabbricatore di festival ho imparato tanto e cercherò di usare tutto quello che ho appreso come docente universitario in una facoltà di architettura in Svizzera dove ho la cattedra”. Più tardi Mueller, ai microfoni di Rai Movie, ha spiegato: “E’ un paradosso rifare ogni anno il festival in sale pensate per la musica. Se Roma vuole una festa del cinema sarebbe ora che si pensasse a una sede definitiva”. E sul futuro della kermesse il direttore ha aggiunto: “Roma ha voglia che esista una celebrazione del cinema in autunno e se il mercato diventa un appuntamento sempre più imprescindibile, allora festa e mercato sono fatti per restare”.

Del futuro del festival, dal palco della Sala Sinopoli, ha parlato anche il presidente di Bnl Gruppo Bnp Paribas, la banca main partner sin dalla prima edizione, Luigi Abete: “Mi pare che ci sia una eccessiva attenzione a buttare giù questo festival anziché a farlo crescere. Troppa gente sembra dedicare tutte le sue energie a vedere non come implementare ma come intralciare la kernesse. Se il festival continua a crescere, Bnl manterrà il suo ruolo”.

Non mancano i dati sulla copertura giornalistica dell’evento, con 796 articoli su quotidiani nazionali e locali, 5.862 articoli sul web, 244 lanci di agenzia, 587 servizi nei TG nazionali e locali e nelle trasmissioni tv e radiofoniche, 792 articoli sui media internazionali. Ma qualcuno fa notare che alcuni quotidiani ad alta tiratura hanno ridimensionato lo spazio dedicato al festival. “Se una parte della carta stampata ha fatto altre scelte – replica Mueller – avranno avuto le loro ragioni. Io registro la straordinaria copertura televisiva”. Infine tocca a Mancini dare un’indicazione per il futuro, in cui si prospetta la fusione con il Festival della Fiction: “La caratura internazionale che il festival si è guadagnato in 9 anni non va sprecata, ma l’altro obiettivo è coinvolgere sempre più il territorio in una città unica che ha una marea di eventi”. 

25 Ottobre 2014

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