La commedia? Un sacco bella se c’è sperimentazione

A Lecce agli Stati Generali della commedia, registi e sceneggiatori a confronto sullo stato di salute di questo genere. Per Verdone e Enrico Vanzina il prodotto è spesso omologato


LECCE. “Con il tempo i film drammatici diventano comici, mentre quelli comici spesso reggono all’usura degli anni”, lo afferma Enrico Vanzina citando un aforisma di Ennio Flaiano nel corso degli Stati Generali della commedia, incontro-scontro fra registi e sceneggiatori del genere più frequentato dal cinema nazionale. Ci sono nomi più o meno affermati e gli emergenti: Enrico Vanzina, Carlo Verdone, Neri Parenti, Pio e Amedeo, Sidney Sibilia, Paolo Genovese, Edoardo Leo, Massimo Gaudioso, Francesco Bruni, Fulvio Lucisano. Manca, nonostante fosse previsto, Gennaro Nunziante, il regista dei film ultramilionari di Checco Zalone.
Nel dibattito un po’ disordinato e a ruota libera, condotto da Marco Giusti, faticano ad essere approfonditi i temi che di volta in volta emergono dalla tavola rotonda. “Ognuno di noi deve trovare l’angolazione giusta e differente per raccontare il nostro Paese – dice Verdone – ma evitiamo di copiare i nostri cugini francesi. E poi basta con certi attori spremuti come limoni  e con i soliti cast”.
Enrico Vanzina è convinto che nell’assenza di un pubblico giovane in sala, pesi anche il fatto di una commedia che non sa rappresentare il pianeta giovanile, un grande sconosciuto: “Nessuno fa Un sacco bello di oggi, si confezionano invece commedie sempre uguali e mimetiche”.

Anche Bruni conviene che gran parte della nostra commedia sia omologata, con scarsa sperimentazione. Per Genovese non è certo di aiuto il fatto che la commedia sia snobbata dalla critica e dal mondo culturale, “basti pensare che non c’è un David assegnato ad essa”.
E il regista cita quella volta di un critico che dopo aver riso in sala durante la proiezione di un suo film, lo stroncò sulla stampa. “Alla mia domanda su quel comportamento dissociato, mi rispose: ‘un conto è l’uomo e un conto è il critico’ “. L’accusa di snobismo viene contestata in platea da Piera Detassis e Valerio Caprara: nessun pregiudizio verso il genere ma distinzione tra prodotto di qualità e prodotto scadente.

Per Edoardo Leo è difficile leggere la realtà non solo quando si tratta di  commedia ma anche di film drammatici – “Paolo Virzì è ricorso a un romanzo americano per il Capitale umano” – e poi è presente l’autocensura sotto forma del ‘ma tanto questo non ce lo fanno fare’. Nel frattempo il regista romano tenterà di seguire i buoni propositi sul set di Giulia 1300 e altri miracoli, tratto dall’omonimo romanzo di Fabio Bartolomei, con Luca Argentero, Claudio Amendola e Anna Foglietta e prodotto dalla factory Lucisano. Protagonista è un quarantenne traumatizzato da un lutto familiare, con un lavoro anonimo e un talento unico per le balle, a cui accade di imbarcarsi in un’impresa al di sopra delle sue capacità, l’apertura di un agriturismo.

Anche Massimo Gaudioso comincerà il prossimo 19 maggio in Basilicata le riprese de La grande seduzione con Silvio Orlando, Carlo Buccirosso, Nando Paone e Fabio Volo. Si tratta del remake dell’omonima opera prima diretta nel 2003 dal canadese Jean-François Pouliot. In un piccolo villaggio, i cui abitanti vivono grazie ai sussidi governativi, il sindaco prova a far aprire un’azienda, ma la condizione necessaria è che in quel villaggio sperduto risieda un medico: i cittadini ne ‘seducono’ uno arrivato per caso. “Una commedia che farà sorridere partendo un presupposto drammatico, penso a Full Monty – spiega lo sceneggiatore di Gomorra e Reality – Lo girerò in un paesino tra le montagne lucane per dare quel senso di isolamento che si respirava nel film canadese. La storia raccontata è la stessa ma con un sentimento tutto italiano”.

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