Cardinale: per i nostri giovani registi un CNC italiano

Il prossimo impegno di Claudia Cardinale sarà un’opera prima, 'Una gita a Roma', esordio alla regia di Karin Proia


LECCE. “Molti registi americani come Allen, Scorsese, Coppola più volte hanno dichiarato di essersi ispirati al cinema italiano. Oggi da noi le risorse per i giovani autori sono scarse. Ci vorrebbe un’attenta politica di sostegno sul modello del Centre National du Cinéma in Francia, dove vivo da 29 anni”. Forse non è un caso che il prossimo impegno dell’attrice Claudia Cardinale sarà un’opera prima, Una gita a Roma, esordio alla regia dell’attrice Karin Proia, già vista in Boris. Il film.
Un altro titolo che si aggiunge agli oltre 110 film interpretati, il primo I soliti ignoti (1958) di Mario Monicelli, accanto a Marcello Mastroianni a cui il prossimo Festival di Cannes dedica l’affiche con un’immagine tratta da . “Marcello era un latin lover, faceva la corte a tutte le donne, ma io non ci sono cascata”.

La Cardinale è ospite del Festival del cinema europeo che le dedica una retrospettiva di 10 titoli – da Il bell’Antonio (1960) di Mauro Bolognini a Claretta (1984) di Pasquale Squitieri – e una mostra fotografica che, accanto a immagini dai set dei film più importanti come Il gattopardo, Rocco e i suoi fratelli, La ragazza con la valigia, presenta anche alcuni ritratti di Angelo Frontoni
La Cardinale riceverà il 12 giugno prossimo il Globo alla carriera e sarà tra i protagonisti del TaorminaFilmFest, 14/21 giugno, che le consegnerà il Taormina Arte Awards. Una lunga ininterrotta carriera che l’ha vista all’inizio doppiata. “Non parlavo italiano, avevo vissuto in Tunisia, all’epoca un protettorato francese. E in più c’è voluto un po’ per far accettare questa mia voce un po’ roca, dicevano che era una voce da uomo. Ma da ragazza non parlavo ed ero abituata a fare a botte con i maschi. Ero una selvaggia, e anche una sportiva, praticavo atletica, pallacanestro, volley”.

E’ contenta che il Festival di Cannes omaggi Sergio Leone riproponendo la trilogia del dollaro restaurata, “Leone aveva un modo straordinario di girare, riprendendo dettagli del corpo. Quello che non capisco è perché chiamare quei titoli spaghetti western”. Tra i film appena ultimati La montagna silenziosa di Ernst Gossner, ambientato nella Grande Guerra, che ha da poco presentato a Bolzano, Innsbruck e Vienna.
E poi parla con piacere del set di Gebo et l’ombre, diretto nel 2012 dall’ultracentenario Manoel De Oliveira: “Le riprese sono durate solo 25 giorni, Manoel ha lasciato una grande libertà agli attori, ‘se vi ho scelti è perché ho fiducia in voi’ diceva”.
Non ha rimpianti di registi con i quali avrebbe preferito lavorare: “Se il destino così ha voluto vuol dire che non doveva accadere. Del resto quando mi hanno chiesto di rimanere negli Stati Uniti, dove avevo girato parecchi film, ho rifiutato, perché mi sento europea”. Non ha mai pensato di esordire nella regia e determinante nella scelta di interpretare un film è la sceneggiatura. L’Oscar a La grande bellezza? Ben venga così il cinema italiano viaggia nel mondo.

Durante la visita alla mostra – curata da Antonella Felicioni, in collaborazione con l’Archivio fotografico della Cineteca nazionale-CSC – commenta le immagini dei film ripescando momenti felici della sua vita artistica. I fotogrammi di lei e Jacques Perrin ne La ragazza con la valigia le ricorda quando “ a Los Angeles annunciai l’Oscar come Miglior film straniero a Z-L’orgia del potere di cui Perrin era tra i produttori”. E di fronte a quel grazioso vestito bianco, modello fine anni ‘60 corto sopra il ginocchio, indossato per il personaggio di Carmela in Bello, onesto, emigrato Australia sposerebbe compaesana illibata, rivela: “Andai così vestita in udienza al Vaticano e il Papa mi ricevette tranquillamente”.

Lecce 2014

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Ulivo d’Oro al film di Levan Koguashvili, Premio FIPRESCI a Letter to the King, Premio SNGCI e Premio Speciale della Giuria all'attrice Defne Halman per Lifelong

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La commedia? Un sacco bella se c’è sperimentazione

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