Kleber Mendonca Filho: “Aquarius, tra Dilma e mia madre”

Aquarius, opera seconda di un regista brasiliano ex critico cinematografico, è stata il caso (anche politico) dello scorso Festival di Cannes. Ora esce da noi con Teodora il 15 dicembre


Un manifesto politico, ma anche il ritratto variegato e affascinante di una settantenne indomita, ma anche l’immersione in un paese dalle molte contraddizioni, con una società divisa e sospesa tra modernizzazione forzata e tradizione magica e musicale, ma anche omaggio alla cultura libertaria degli anni ’70. Aquarius, opera seconda di un regista poco meno che cinquantenne, già critico cinematografico, è stata il caso dello scorso Festival di Cannes, dove a sorpresa ha incantato il concorso e ora esce in Italia, il 15 dicembre, con Teodora. Un film imperdibile con una protagonista, Sonia Braga, che dà vita al personaggio indimenticabile di Clara. Critico musicale, dal carattere forte e solare, ma anche spigoloso, facciamo la sua conoscenza quando è una giovane madre appena scampata a un tumore al seno e piena di gioia di vivere. La ritroviamo molti anni dopo: vive ancora nel suo bell’appartamento pieno di libri e di dischi, in un edificio anni ’40 sul lungomare di Recife. Il palazzo si chiama Aquarius e una grossa compagnia immobiliare ci ha messo gli occhi sopra: il giovane ingegnere rampante con studi in America ha già acquistato tutti gli appartamenti, tranne quello di Clara. Manca solo lei per partire con la demolizione e costruire su quell’area un grattacielo come tanti altri, il Nuovo Aquarius. Ma Clara non è disposta a cedere. “La memoria per Dona Clara – spiega il regista – è in primo luogo fedeltà a se stessa, è legame forte con la tradizione, con la famiglia, con la musica, ma anche libertà di non negarsi il piacere”. E intervistando Mendonca, che è a Roma per l’uscita del film, abbiamo scoperto che questa storia così sfaccettata è anche e soprattutto una lettera d’amore a sua madre. 

Ricordo che al Festival di Cannes il suo film ha acquistato immediatamente un valore di simbolo politico anche rispetto alle vicende legate alla presidente Dilma Rousseff: qualcuno pensava che il film fosse ispirato alla sua figura.

Il film l’ho scritto tra il 2012 e il 2013, a quell’epoca era impossibile pensare a Dilma, ma a volte l’espressione artistica coglie e anticipa certi aspetti della vita sociale, capta dei segnali. L’elezione di Dilma a presidente ha scatenato in Brasile, in una società misogina, reazioni orribili. Però devo dire che ho scritto il personaggio di Clara pensando a mia madre che ho perso nel ’95 quando aveva 55 anni. Clara ha molto di lei.

Come è stato accolto il film in Brasile?
E’ uscito il 1° settembre ma, fin dal Festival di Cannes, non c’è stata una settimana in cui non sia stato al centro di un articolo o di qualche polemica. In modo singolare e misterioso questo film ha interagito con la vita politica brasiliana. Quando Dilma Rousseff è stata cacciata dal palazzo del governo, qualcuno ha subito pensato al film, quasi come se fosse un documentario su di lei. A Cannes abbiamo protestato perché proprio mentre Aquarius debuttava al Festival era in atto una crisi politica gravissima, che è ancora in corso, ci sono state manovre non democratiche del Congresso. Il ministro della Cultura che era stato esautorato a maggio, è stato sostituito da un ministro di destra così il nostro film, a lui inviso, non è stato inviato agli Oscar. Poi, paradossalmente, questo ministro della Cultura si è dimesso per una questione di ristrutturazione di alcuni edifici storici a San Salvador e Bahia, vivendo un’esperienza simile a quella di Clara. Eppure tutto questo non è assolutamente pianificato nel film, però c’è stata una strana coincidenza di fatti.

L’appartamento di Clara rispecchia la sua personalità e la sua storia.
E’ un archivio personale di piccole cose significative per lei, come tutte le case del resto. Ci sono tanti piccoli dettagli che danno informazioni sulla vita di una persona: dal poster di Barry Lyndon, un film che probabilmente Clara ha visto quando è uscito in Brasile nel ’76, a un libro di José Luiz Passos, un giovane scrittore di Recife, ai dischi di John Lennon, sono tutti documenti della cultura a cui lei appartiene.

La musica nel film è molto importante, a partire dal fatto che Clara è un critico musicale.
Scegliere le musiche per un film è sempre molto difficile. Le faccio un esempio: io amo i Radiohead e non mi perdo un loro concerto, ma non credo che li userei in un film, sono troppo moderni, troppo sfruttati al cinema. Ho usato invece Another bite in the dust dei Queen nella sequenza iniziale perché ci porta subito dentro l’atmosfera del film. Poi ci sono due brani di Gilberto Gil, tra cui Pai e Mae, scritto negli anni ’70 e rivolto ai suoi genitori, che temevano fosse gay. Qui lui spiega l’importanza della libertà di baciare uomini e donne. Una colonna sonora è come la playlist per una festa. E’ una scelta difficile e anche costosa.

Il film è molto sottile nell’affrontare il tema della malattia, un cancro al seno, e l’impatto che questo ha sull’identità femminile, ma anche la forza che Clara trae da questa esperienza. Ne avete discusso con Sonia Braga? Come siete arrivati a costruire questo aspetto?
Sonia ha compreso e apprezzato la sceneggiatura e non ha contestato questo aspetto. E’ una star e un simbolo di bellezza femminile e seduzione nel cinema brasiliano, quindi mostrarsi mutilata da una mastectomia in un film è stata per lei una cosa molto coraggiosa. Qualcuno ha addirittura pensato che fosse stata operata davvero, invece era un trucco.

Ma lei come ha fatto a descrivere con tanta sensibilità l’esperienza del cancro al seno, compreso il suo impatto sulla sessualità e sul rapporto con l’altro sesso?
Mia madre ha avuto il cancro al seno nel ’78, le è tornato nel ’90 e l’ha uccisa. Credo che chiunque, uomo o donna, passi attraverso questa esperienza e sopravviva, diventi una sorta di supereroe, si sente dotato di una grande forza. Tra l’altro la mastectomia, negli anni ’70, era una cosa davvero cruenta e invasiva e lasciava cicatrici tremende, cosa che non abbiamo voluto edulcorare nel film. 

Clara a un certo punto dice: “Non sono i poveri i più ignoranti in questo paese”.

È l’affermazione politica più diretta che mi sono concesso: molti membri delle élite in Brasile dicono sciocchezze senza alcuna cognizione della storia e pensando solo a se stessi. Non sono marxista ma cerco di guardare la società in cui vivo. In molte proiezioni, non solo in Brasile, ma anche a Mar del Plata e New York, quella frase è stata applaudita dal pubblico. Ma sicuramente in Italia non avete questi problemi.

Aquarius
è stato inserito dai Cahiers al quarto posto nella classifica dei film più belli del 2016. Che effetto le fa?

Ho fatto il critico per 13 anni prima di diventare regista, quindi è una cosa incredibile per me che consideravo i Cahiers come un punto di riferimento. Aquarius ha appena vinto a Mar del Plata il premio del pubblico e quello della critica, è raro mettere tutti d’accordo così. Sonia Braga mi ha accompagnato per tanti anni, la consideravo come Al Pacino, era un mito per me, e adesso la conosco, ha lavorato con me, è quasi una mia amica. Tutto ciò è incredibile.

Cristiana Paternò
05 Dicembre 2016

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