Italian Film Boutique: l’internazionalizzazione passa per il Lazio

Si è tenuta all’interno del MIA la 2a edizione della vetrina per la promozione delle compravendite estere dell’audiovisivo purché prodotto, girato, post prodotto o venduto da agenti nel Lazio


Le leggi del marketing parlano chiaro: un prodotto si vende meglio quanto più la vetrina che lo propone è piacevole, ben studiata e collocata in un sistema fortemente strutturato e visibile. Tutte caratteristiche proprie di Italian Film Boutique (16-20 ottobre), la manifestazione dedicata alla compravendita del cinema di recentissima produzione nostrana già presente lo scorso anno all’interno di The Business Street e confermata con successo anche dal MIA, la rigenerata versione del mercato alla Festa del cinema di Roma.

Parte della sovvenzione globale Movie Up, 6 milioni di euro messi in campo dalla Regione Lazio nell’ambito del fondo sociale europeo 2007-2013, il progetto sostiene l’internazionalizzazione del settore audiovisivo nei suoi vari comparti. Nata da un’intuizione della curatrice di festival, Vanessa Tonnini, Italian Film Boutique promuove l’esportazione dell’audiovisivo italiano purché prodotto, girato, post prodotto o venduto da agenti nel Lazio ed è organizzato per conto della Regione Lazio da Ass.For.Seo., ente di formazione professionale attivo da 30 anni, presieduto da Paolo Luci, in collaborazione con Roma Lazio Film Commission, MIA e Istituto Luce Cinecittà.

Essenziale differenza rispetto allo scorso anno, l’apertura a serie tv e web come chiesto dal nuovo mercato. “Abbiamo aumentato i titoli, oltre 30, che rappresentano un focus di recentissima produzione – spiega Tonnini – prodotti presentati a partire da giugno scorso con un paio di progetti addirittura non finiti”. Ampliare il raggio d’azione era fondamentale per la vetrina che lo scorso anno aveva 20 progetti e una compagine di 30 operatori tra buyer, giornalisti e direttori di festival che aveva invitato e ospitato.
Ma dopo il lancio la manifestazione non poteva correre il rischio di creare elitarismi e ha optato per una dinamica di individuazione dei buyer diversa. “Abbiamo stretto una partnership con la più importante istituzione per la promozione all’estero di film italiani, FilmItalia di Luce Cinecittà, e con loro abbiamo ricercato quegli operatori più giusti per il mercato nostrano: più attenti ai nostri seller o non più attivi da noi da qualche tempo, penso ai statunitensi di Magnolia”.

Più operatori ha significato unire le forze col MIA per un fondo comune che supportasse le spese di viaggio degli operatori, non la completa ospitalità. Questo per permettere di aumentare anche il secondo fondamentale aspetto della vetrina, il prodotto. “Italian Film Boutique non ha un comitato selezionatore di tecnici – sottolinea Tonnini – non si tratta di una selezione classica ma di un’individuazione di titoli da parte nostra e della possibilità di iscriversi naturalmente da parte di chi detiene i diritti. I requisiti minimi sono il legame con il Lazio e il completamento recente. Come curatrice del progetto ho mirato ad una vetrina più ampia possibile in grado di rappresentare la varietà del nostro cinema da Suburra, che dopo Toronto ho richiesto personalmente a Indie Sales, fino al cartoon Iqbal: bambini senza paura e al documentario Porno & Libertà, prodotti con un pubblico più piccolo ma che comunque esiste e che richiedono un lavoro capillare.

In questo senso sono state fatte migliorie alla comunicazione e divisi i film in generi per comodità degli operatori. L’obiettivo era ricordare ai seller che ci siamo e li possiamo supportare perciò abbiamo investito la maggior parte del budget negli screening”. A fare da cornice al prodotto due prerogative a cuore ad Ass.for.seo, la formazione continua, che ha visto 20 ragazzi del CSC e della Scuola Volontè affiancare i buyer internazionali, e l’informalità ereditata dal TBS.

Come spiegato da Paolo Luci: “Ci siamo allineati regalando gadget utili e fornendo il servizio risciò brandizzato, reso possibile da una cooperativa che si occupa del reinserimento di ex detenuti, che ha fatto la spola dall’Hotel Boscolo Exedra al Cinema Quattro Fontane dove si tenevano alcune proiezioni. Abbiamo messo a disposizione il nostro spazio sulla terrazza del Boscolo agli operatori affinchè potessero avere una postazione per lavorare anche lontani dall’ufficio e rilanciato la riunione dello scorso anno al Majestic: una cena con amici, operatori, attori e le delegazioni internazionali presenti al mercato (200 invitati in tutto) in una location che richiama i fasti della Dolce Vita ma senza solennità, come il nostro logo del resto. La veste grafica ha per noi grande importanza e comunica la nostra volontà di essere notati, da qui i colori fluo verde lo scorso anno e rosa Schiapparelli questa edizione, in modo brioso ma low profile. Credo che prendersi cura degli operatori e prestare loro le giuste attenzioni possa fare la differenza e allo stesso tempo caratterizzarci in un contesto internazionale per come l’Italia viene ancora percepita all’estero: eleganza, accoglienza e buon cibo – aggiunge Luci – Quello che ci interessa ora sono le effettive compravendite ma siamo fiduciosi, le premesse dai dati finali MIA sono buone: saremmo già orgogliosi di confermarle ma ci auguriamo di registrarne la crescita”. 

23 Ottobre 2015

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