Il Western come base per il ‘genere’ e l’incontro col cinema d’autore

E’ in libreria e nei maggiori store online, edito da Mimesis/Cinema ‘Storia di un incontro – Western Hollywoodiano e cinema europeo d’autore dalle origini al 2020’ di Felice Di Benga


E’ in libreria e nei maggiori store online, edito da Mimesis/Cinema ‘Storia di un incontro – Western Hollywoodiano e cinema europeo d’autore dalle origini al 2020’ di Felice Di Benga, docente di regia, sceneggiatura e generi cinematografici ed Elaborazione del cortometraggio ed esperto di tecnica per l’aiutoregista. Secondo l’intrigante teoria di Di Benga, il cinema ‘di tutti i giorni’, che il pubblico può seguire con facilità di fruizione nasce dal western, che inventa la struttura filmica sulla base della quale si costruisce il cosidetto ‘cinema universale’, solitamente definito ‘di genere’.

Un po’ come gli illustri predecessori Propp (per le fiabe) e Campbell (per la letteratura e il viaggio dell’eroe) Di Benga definisce e inquadra certi modelli che poi si ritrovano nel cinema di entertainment e di natura più spiccatamente commerciale: l’eroe, il gregario, l’avversario, il duello, il rapporto nel gruppo e due possibili finali – a volte coesistenti – quello risolutivo o quello più impegnato. Viene da pensare che a volte il western eredita questi schemi anche da momenti precedenti della storia della cinematografia, come ad esempio il caso de I magnifici sette (per il western americano) o Per un pugno di dollari (per quello italiano), entrambi ispirati a Kurosawa in maniera smaccata (il primo a I sette samurai, il secondo a La sfida del samurai), ma certamente l’analisi proposta da Di Benga e valida, trovando riscontro ancora in molti film di genere moderni, da Indiana Jones agli Avengers. All’analisi si aggrega idealmente anche la derivazione di certi modelli da altri media, come la letteratura e il fumetto.

Ma quello che interessa particolarmente all’autore, e in cui il saggio trova la sua più felice applicazione, è il paragone e soprattutto l’incontro con il cosiddetto “cinema europeo dell’eccezione”, quello autoriale, affascinante ma rivolto a pochi, che si sviluppa per percorsi autonomi e non codificati. Quando il “cinema universale” ha trasformato i generi, contaminandoli e cambiandoli sino a farli scoppiare, è divenuto anch’esso parte dell’autorialità, permettendo che i due mondi si avvicinassero fino a mescolarsi. Ognuno ha dato all’altro, arricchendosi a vicenda. Pensiamo a come negli Stati Uniti il cinema ‘d’autore’ sia considerato a sua volta un genere e spesso fruito anche da un pubblico estremamente pop, soprattutto quando primeggia ai premi importanti come fu il caso de La grande bellezza di Sorrentino agli Oscar. Il libro è la storia di questo incontro: un percorso difficile e ricco di preziose innovazioni.

“E’ il genere – dice Di Benga in un passaggio – a veicolare l’autorialità e a renderla disponibile a tutti: dunque è utile per il suo percorso interno di innovazione ma è utile a creare cinema ‘alto’, finemente autoriale (…) Il Cinema di genere, se ben realizzato, si incontra in certi casi con il Cinema d’Autore e diviene una sola cosa”.

Direttore e codirettore artistico di festival, Di Benga è autore di varie sceneggiature e regie, nonché di numerosi saggi e contributi (si ricorda ‘Dal cinema alla interattività: i generi’, 2002). Ha lavorato come analista del mercato filmico in Europa e negli USA. Ora si dedica prevalentemente alla saggistica.

11 Marzo 2022

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