Il neorealismo a Manhattan

Il noto storico americano Richard Koszarski ha pubblicato in questi giorni Keep ‘em in the East. Kazan, Kubrick, and the Postwar New York Film Renaissance (Columbia University Press)


Il noto storico americano Richard Koszarski ha pubblicato in questi giorni Keep ‘em in the East. Kazan, Kubrick, and the Postwar New York Film Renaissance (Columbia University Press). Come spiega il titolo, si tratta d’un ambizioso affresco sociopolitico dedicato al ‘rinascimento’ del cinema nella New York del boom postbellico. Lontano da Hollywood, e dalle grinfie delle major dell’industria, si sviluppano a Manhattan e dintorni delle tendenze espressive innovative, sbocciano talenti indipendenti.

Elia Kazan, applauditissimo regista a Brodway. Stanley Kubrick, fotoreporter di successo. Ma anche filmmaker tradizionalmente hollywoodiani quali Billy Wilder, Henry Hathaway, Edgar G. Ulmer, sbarcano a frotte sulla Costa Est per girarvi degli esterni in piena libertà e abbeverarsi d’aria fresca.

Richard Koszarski, newyorchese purosangue – aveva creato il Museum of the Moving Image presso i mitici teatri di posa Astoria, nel quartiere di Queens -, sottolinea le comuni fonti d’ispirazione dei cineasti concittadini emersi a cavallo tra gli anni ‘40 e gli anni ‘50. L’uscita dei film italiani del movimento neorealista ha su di loro un impatto tellurico.

Anzitutto Open City, titolo americano di Roma città aperta di Roberto Rossellini. “Questo vivace semi-documentario italiano sulla resistenza sta dando origine a un vero e proprio culto da parte dei seguaci”, osserva il critico Philip K. Scheuer sul Los Angeles Times del 22 dicembre 1946. Un anonimo recensore di The Screen Writer (dicembre 1947), esalta “tre superbi film italiani [usciti sugli schermi americani], dei quali quello che si spinge più avanti è Open City, reclamizzato stupidamente come un’attrazione sex-and-horror, traboccante di lesbismo, droga e torture col lanciafiamme”.  

Shoe-shine, ovvero Sciuscià di Vittorio De Sica, sbarca a New York nell’agosto 1947, seguito da The Bycicle ThiefLadri di biciclette di De Sica, che compare sugli schermi di Hollywood nel dicembre 1949. Scrive un reporter del Los Angeles Times (gennaio 1950): “Molti registi e produttori hollywoodiani sono seduti in platea [al Laurel Theatre] per studiare la tecnica di De Sica. L’esercente prevede che tra pochi mesi i cineasti americani sforneranno i primi film interpretati da attori non professionisti, con storie semplici, stimolanti, girate in esterni reali”.

Richard Koszarski esalta la figura del grande produttore bostoniano Louis de Rochemont (1899-1978) – l’inventore dei roboanti cinegiornali The March of Time -,  considerandolo l’anticipatore del movimento neorealista italiano oltre che uno dei suoi massimi sostenitori in America.

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06 Dicembre 2021

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