17 novembre 2023, la rassegna stampa

Le interviste a Michele Riondino, Antonio Albanese, Alice Rohrwacher, Leonardo di Costanzo, Gabriele Salvatores, Monica Bellucci. Poi il dibattito sul film ‘Comandante’ e il ‘soft power’ di Hollywood nei film di Billy Wilder.


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MICHELE RIONDINO: OGGI MANCA IL CINEMA CRITICO E SCOMODO

“Se ai tempi di Volonté ci si accapigliava per firmare la sceneggiatura più scomoda, oggi manca un certo tipo di cinema critico, scomodo”. Lo afferma Michele Riondino, intervistato sull’Espresso da Claudia Catalli sul suo esordio da regista, Palazzina Laf, film-denuncia sulla condizione dei lavoratori all’Ilva di Taranto, in cui recita accanto a Elio Germano. E su C’è ancora domani dice: sono entrambi film sul sociale, non drammatici a tutti i costi perché la realtà che raccontano è già drammatica. Si sentiva la mancanza di un cinema politico popolare. Sarebbe bello che anche il mio fosse visto, così da poterne firmare un altro ancora più scomodo”.

ANTONIO ALBANESE: IN CENTO DOMENICHE INTERPRETO IL MIO DNA PROLETARIO

“Quel personaggio sarei potuto essere io”, dice Antonio Albanese a Valeria Vignale in un’intervista su 7, l’inserto settimanale del Corriere della Sera, parlando del protagonista del suo quinto film da regista, Cento domeniche, in sala dal 23 novembre. E su Ken Loach: “È un maestro che seguo da sempre perché parla del mio mondo, io ci sono nato in quella realtà ed è importante esserne anche interprete. Ho letto libri e inchieste, mi sono calato nella psicologia di chi ha lavorato una vita onestamente e poi si è sentito tradito. ‘Finiremo tutti in fondo a un fondo’ (bancario) è la battuta che più mi piace del mio film”.

ALICE ROHRWACHER: CHE FELICITÀ PENSARE CHE ANCHE FELLINI AVEVA AMICI TOMBAROLI

“Tanti tombaroli mi hanno raccontato la storia delle cose che si sfaldano”, racconta la regista parlando del suo La Chimera con Emiliano Morreale su la Repubblica, che ne paragona una delle scene a Roma di Fellini. “Sono stata felice pensando che forse io e lui abbiamo avuto gli stessi tipi di amici, architetti e tombaroli”. Mentre a Giancarlo Grossini sul Corriere della Sera dice: “Sento che il cinema c’è, non manca, ma deve esserci di più, deve liberarsi da tante pressioni, in particolare da quelle delle piattaforme”.

LEONARDO DI COSTANZO: L’IMPORTANZA DI PASSARE IL TESTIMONE

“Sono state le mie ex allieve a impostare la prima parte del lavoro, è un valore aggiunto, di cui vado molto orgoglioso. Passare il testimone.” Il regista racconta a Francesca Saturnino sul Manifesto l’esperienza del laboratorio per il film Procida. Il ruolo del formatore, l’auto-educazione, le abitudini filmiche da superare. Nel futuro dobbiamo fare in modo che i ragazzi che abbiamo formato diventino formatori. Ho imparato molto aiutando gli altri: fa riflettere, guardare le cose da punti di vista diversi.

GABRIELE SALVATORES, BOLOGNA E LA SUA AUTOBIOGRAFIA

“Non sapevo da che parte cominciare, è come una seduta di libere associazioni, il mio analista dice sempre che sono troppo proiettato sul futuro”. Sull’edizione bolognese de ‘la Repubblica’ Emanuela Giampaoli intervista il regista premio Oscar in occasione della presentazione del suo libro autobiografico Lasciateci perdere, scritto a quattro mani con Paola Giacobbi ed edito da Rizzoli. I tanti amici, la città underground negli anni ’70, Quo Vadis Baby e tanto altro. E su Lucio Dalla: “aveva la capacità di farti sempre sentire abbracciato, voluto bene. Un vulcano”.

MONICA BELLUCCI: MAGNANI, MASINA, LOLLO E LOREN MI HANNO FATTO SOGNARE DI DIVENTARE ATTRICE

“Già quando dici che il tempo sta passando sei fortunata. È inutile fare la guerra con qualcosa che è troppo più potente di noi”, afferma l’attrice e supermodella intervistata a tutto campo da Elvira Serra, ancora su 7. E sul personaggio di Altea che interpreta nel Diabolik che chiude la trilogia dei Manetti Bros. dice: “mi piace il fatto che sia libera, intraprendente, coraggiosa, sensuale, femminile”.

COMANDANTE, BOTTA E RISPOSTA TRA MARCELLO FOIS E EDOARDO DE ANGELIS

“Caro Fois, il tuo è un pregiudizio, tu studi il fascismo ma dimentichi che anche all’epoca di Comandante tra fascisti e antifascisti c’erano molte sfumature di disobbedienza”, scrive il regista Edoardo De Angelis su ‘l’Espresso’ in risposta all’articolo dello scrittore e sceneggiatore Marcello Fois, che sullo stesso settimanale parla di “un film di fascisti senza complessità, di un apparato sciovinista e di un’Italietta di luoghi comuni virili, che destano il sospetto di esser raccontati così, senza complicazioni, per accontentare il potere in corso”.

BILLY WILDER  E IL ‘SOFT POWER’ DI HOLLYWOOD E COCA COLA

“Per molto tempo il cinema di Hollywood e alcuni prodotti di largo consumo hanno contribuito a rafforzare la nozione di soft power”, scrive Aldo Grasso nella sua ‘A fil di rete’ sul Corriere della Sera, commentando uno dei film del grande regista trasmessi il mercoledì da Rai Movie, One, Two, Three, che nel 1962 ebbe una nomination all’Oscar per la fotografia. “Il film di Wilder ne è la testimonianza lampante”.

redazione
17 Novembre 2023

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